Tra l'ottobre di quest'anno e lo stesso mese del 2012 i prestiti bancari alle imprese sono crollati di 50,2 miliardi di euro (-5,2%). Lo rivela un rapporto della Cgia, secondo il quale, sempre nello stesso periodo, le sofferenze sono aumentate di 22,7 miliardi di euro (+24,9%). La Cgia rivela anche che le grandi imprese ricevono l'82% del totale dei finanziamenti, pur registrando il 78,9% delle sofferenze.
Il rapporto tra banche e imprese, purtroppo, si fa sempre piu' difficile: le prime si "difendono" chiudendo i rubinetti del credito, mentre le seconde ormai non si accingono piu' a chiedere prestiti e finanziamenti, anche perche' coloro che ne hanno gia' ricevuti faticano a restituirli.
"Ormai - esordisce Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - siamo scivolati in un circolo vizioso". "Il nostro sistema creditizio - prosegue Bortolussi - presenta dei nodi strutturali che vanno assolutamente affrontati. Ricordo che il 10% dei maggiori affidati riceve l'81,8% del totale dei finanziamenti. Questi soggetti non sono costituiti da piccoli imprenditori, da famiglie o da titolari di partite Iva, bensi' quasi esclusivamente da grandi gruppi o societa' industriali. In linea generale non ci sarebbe nulla da obbiettare se questo 10% fosse costituito da soggetti solvibili. Invece, dall'analisi della distribuzione del tasso di insolvenza, emerge che il 78,9% e' concentrato nelle mani del 10% dei migliori affidati. In buona sostanza, nei rapporti tra banche ed imprese tutto e' clamorosamente rovesciato: chi riceve la quasi totalita' dei prestiti presenta livelli di affidabilita' bassissimi, mentre chi dimostra di essere un buon pagatore ottiene il denaro con il contagocce".
La Cgia ricorda che l'importo complessivo delle sofferenze ha ormai toccato, al 30 ottobre 2013, i 114 miliardi di euro. Un livello alquanto preoccupante. Significativa, infine, anche la situazione dei tassi di interesse sui nuovi prestiti erogati alle imprese: se alle Pmi italiane il tasso medio applicato e' del 5,12%, quello riferito alle grandi imprese e' del 4,36%. Un'ulteriore dimostrazione che il nostro sistema creditizio premia i grandi e non i piccoli.
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