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Pubblicato il 11/12/2013 08:08

Partite Iva, in cinque anni calo del 9,6 per cento

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Aumentano gli autonomi in Abruzzo (+0,9%)

Il cosiddetto popolo delle partite Iva si riduce e la diminuzione piu' significativa e' avvenuta tra i lavoratori in proprio: vale a dire tra gli artigiani, i commercianti e gli agricoltori. In questi ultimi cinque anni e mezzo sono diminuiti di 345.000 unita', pari ad una contrazione del 9,6 per cento. Male anche l'andamento dei coadiuvanti familiari, ovvero i collaboratori familiari: la riduzione e' stata di 78.000 unita' (-19,4 per cento). Anche i collaboratori occasionali o a progetto hanno subito un deciso ridimensionamento: la riduzione occupazionale e' stata di 73.000 unita' (-15,7 per cento).

Analogamente, gli imprenditori, vale a dire i soggetti a capo di attivita' strutturate con dipendenti, sono diminuiti di 35.000 unita' (-12,4 per cento). Le uniche categorie che hanno registrato risultati positivi sono stati i soci delle cooperative (+ 2.000 unita', pari al +4,4 per cento) e, soprattutto, i liberi professionisti. Il numero degli iscritti agli ordini e ai collegi professionali sono aumentati di ben 115.000 unita' (+9,8 per cento).

"La tendenza positiva fatta segnare dai liberi professionisti- conclude Bortolussi- potrebbe essere riconducibile sia all'aumento del numero di coloro che hanno deciso di mettersi in proprio non avendo nessun'altra alternativa per entrare nel mercato del lavoro, sia all'incremento delle cosiddette false partite Iva. In riferimento a quest'ultimo caso, ci si riferisce, ad esempio, a quei giovani che in questi ultimi anni hanno prestato la propria attivita' come veri e propri lavoratori subordinati, nonostante fossero a tutti gli effetti dei lavoratori autonomi. Una modalita', quest'ultima, molto praticata soprattutto nel Pubblico impiego". Infine, segnala la Cgia, a livello territoriale e' stata la Sardegna a registrare la caduta occupazione piu' forte tra gli autonomi (-15 per cento). Male anche la Calabria (-13,1 per cento) e la Valle d'Aosta (- 12,5 per cento). Segno positivo, invece, solo per il Veneto (+0,4 per cento) e l'Abruzzo (+0,9 per cento). 

Relativamente alla distribuzione per natura giuridica, la quota delle persone fisiche nelle aperture di partita Iva e', al solito, preponderante (72,4%); le societa' di capitali sfiorano il 21%. Rispetto all'ottobre 2012 tutte le forme giuridiche residenti mostrano un calo di aperture, molto marcato per le societa' di persone (-20%). Riguardo alla ripartizione territoriale delle aperture, il 41,8% di esse e' localizzato al Nord, il 22,8% al Centro ed il 35,3% al Sud ed Isole; il confronto con ottobre dello scorso anno mostra una maggioranza di flessioni, anche sensibili, al Centro-Sud (in particolare Basilicata seguita da Abruzzo, Molise, Umbria e Calabria). Gli aumenti, generalmente modesti con l'eccezione della Provincia di Trento, sono limitati a poche Regioni settentrionali. La classificazione per settore produttivo evidenzia che il commercio e' sempre al primo posto per numero di aperture di partite Iva: il 26,4% del totale, seguito dalle attivita' professionali con circa il 12% e dal settore edilizio con il 9,6%. Rispetto all'ottobre 2012, tra i principali settori, solo quelli dei servizi di comunicazione e attivita' finanziarie segnano contenuti aumenti, mentre i cali piu' marcati sono nell'istruzione, nelle attivita' artistiche ed immobiliari (intorno al 15%). In relazione alle persone fisiche , la quota maschile rimane sostanzialmente stabile (63,4%). Quasi la meta' delle aperture e' dovuta a giovani fino a 35 anni e poco piu' di un terzo alla classe 36-50 anni. Rispetto al corrispondente mese dello scorso anno, solo la classe oltre i 65 anni rimane stabile nelle aperture, le altre registrano flessioni, segnatamente la classe piu' giovane. Tra le persone fisiche, 10.783 soggetti (pari al 23,9% del totale delle aperture) hanno aderito al regime fiscale di vantaggio riservato ai giovani sotto i 35 anni ed ai lavoratori in mobilita'; tale regime, applicabile per primi cinque anni di attivita', limita l'imposta dovuta al 5% degli utili dichiarati, esonerando da Iva e Irap.


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