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Pubblicato il 28/04/2015 22:10

Ambientalisti: con Piano croato sulle trivelle ci sono rischi per l'Italia

ombrina

"A rischio il patrimonio naturale di 112 aree protette dalle norme italiane e comunitarie"

 "Un'operazione che, viste le correnti dominanti da Est a Ovest, minaccia il turismo e la pesca italiani e mette a rischio il patrimonio naturale di 112 aree protette dalle norme italiane e comunitarie". Cosi' le associazioni e i comitati ambientalisti del coordinamento 'No Petrolio - Si Parco' definiscono il Piano del Governo croato per la ricerca e la produzione di idrocarburi offshore in Adriatico, nel presentare le osservazioni sulla Valutazione Ambientale Strategica (Vas) del Piano. Nel corso di una conferenza stampa a Pescara, citta' "scelta non a caso" perche' "l'Abruzzo e' oggi al centro della mobilitazione di massa nel versante adriatico italiano contro gli appetiti dei petrolieri", Wwf, Legambiente, Fai, Italia Nostra, Lipu, Arci e Marevivo sottolineano che "ci sono voluti sei mesi dall'inizio della Vas perche' l'Italia e la Croazia si mettessero d'accordo per fare una valutazione transfrontaliera, come chiede l'Europa, sul Piano-Programma di ricerca di idrocarburi in Mare Adriatico preparato dal Governo della Croazia. Un Piano - dicono - che riguarda ben 29 zone (distribuite in un'area di circa 37 mila kmq) dove fare ricerca e trivellazioni".

Sottolineando che "la documentazione depositata non risponde a quanto richiesto dalla Direttiva Vas, ma nemmeno agli obblighi derivanti dalla Direttiva Habitat che chiede la Valutazione di incidenza a tutela della Rete Natura 2000", il coordinamento 'No Petrolio - Si Parco' afferma che "a rischio sono le attivita' economiche fondamentali per lo sviluppo della costa adriatica italiana quali il turismo e la pesca". Tra le 112 aree protette interessate, sottolineano associazioni e comitati, ci sono "sei aree marine protette, un parco nazionale (quello del Gargano), dieci parchi regionali, 31 riserve naturali statali e regionali e 65 siti della Rete Natura 2000 distribuiti nella fascia costiera e nelle acque territoriali italiane". 

 I rischi sono dal punto di vista turistico, perche' "le localita' costiere delle regioni del Nord Italia che si affacciano sull'Adriatico assorbono la meta' delle presenze balneari e dei relativi consumi turistici nazionali", per la pesca, in quanto "l'Adriatico e' uno degli ecosistemi piu' produttivi del Mediterraneo e l'inquinamento provocato dalle attivita' offshore mette a rischio specie ittiche di pregio, molluschi e crostacei".

 

 

immagine di repertorio

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