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Pubblicato il 10/11/2013 06:06

Fini: se il Governo cadesse si dimetterebbe Napolitano

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"Tornare a votare con questa legge elettorale e' un azzardo che fa precipitare l'Italia in una condizione di ingovernabilità''

''Se tra uno o due mesi il governo dovesse cadere, e si dicesse 'votiamo', io sono convinto, lo ribadisco, e' una mia opinione, che Napolitano si dimettera'. Perche' tornare a votare con questa legge elettorale e' un azzardo che fa precipitare l'Italia in una condizione di ingovernabilità''. Lo ha affermato il leader di Fli, Gianfranco Fini, nel corso della presentazione del suo libro 'Il ventennio', a Spoltore.

''Quindi - ha aggiunto Fini - in buona sostanza condivido quello che Napolitano ha detto e sta dicendo: proviamo a governare con una maggioranza ampia, non appesa a un voto o due, e, soprattutto, cambiamo la legge elettorale. Poi certo tra il dire e il fare, quale legge elettorale? Boh... Tre punti di domanda''.

''Berlusconi ad insaputa dei ministri decide per le loro dimissioni, ma Alfano, che ha capito di avere il quid, dice di no. Berlusconi, che e' capace di cambiare rapidissimamente, per la prima volta capisce che non e' vero che lui controlla, come se fosse una falange macedone, i gruppi del Pdl''. Lo ha affermato Gianfranco Fini, durante la presentazione del suo libro 'Il ventennio', aggiungendo: ''Alfano ha avuto coraggio, vedremo se riuscira' a dichiararsi diversamente berlusconiano anche nel futuro''

''Berlusconi non e' vero che si fa condizionare dai falchi o dalle colombe. Berlusconi - ha aggiunto Fini - non lo condiziona nessuno. Non immaginate quante volte ci ho provato. Lui, siccome non controllava la situazione, ha deciso di fare l'opposto di quello che aveva detto e di votare la fiducia. Adesso vediamo cosa succedera' nelle prossime settimane, perche' e' sempre difficile fare previsioni''. 

Nell'ultimo incontro con Berlusconi ''la richiesta fu quella di favorire una iniziativa parlamentare per ridurre i tempi di prescrizione dei reati. Sul mio onore giuro che non avevo la benche' minima contezza che cio' fosse finalizzato ad evitare che il primo agosto di quest'anno arrivasse il giudizio di terzo grado e la condanna definitiva''. Lo ha affermato Gianfranco Fini, nel corso della presentazione del suo libro 'Il ventennio', a Spoltore, ricordando di non aver accettato. ''Poiche' non lo sapevo - ha spiegato - non e' che gli dissi 'guarda e' un favore che non ti posso fare'; gli feci un ragionamento che avevo fatto mille volte: quando un reato e' prescritto hai sicuramente una vittima che ha la riprova che la giustizia non esiste e poi hai un imputato che, soprattutto se colpevole, e' felice. Gli dissi che era impensabile, che non se ne parlava proprio. Dopo qualche tempo e' accaduto quel che sapete''.

''Prima - ha raccontato Fini - un amico mi ha detto che potevo avere pazienza e aspettare. Signori, ci sono dei momenti nella vita in cui sei allo specchio davanti a te stesso. Ho fatto quel che mi ha dettato in quel momento la coscienza. Ho fatto mille errori, ma se tornassi indietro su queste questioni assumerei la stessa posizione che ho assunto in quei momenti, con il risultato che poi c'e' stato''. Nel corso del suo intervento Fini ha ricordato che al centro dell'incontro con Berlusconi c'erano due questioni: oltre alla questione prescrizione anche il tema delle intercettazioni, su cui ''poi il Parlamento trovo' una via di mezzo ragionevole''.

 "Contrariamente a quello che qualcuno pensa non ho smesso di fare politica, ma ho smesso di essere in Parlamento per volere degli elettori. Ma gia' presentare questo libro rappresenta un fatto politico". Cosi' Gianfranco Fini ha esordito ieri sera, a Spoltore  alla presentazione del suo ultimo libro "Il Ventennio - Io, Berlusconi e la destra tradita". 

''Siamo alla vigilia delle elezioni europee. Andro' certamente a votare, ma vi anticipo che non mi candidero'''. Lo ha affermato Gianfranco Fini, in occasione della presentazione del suo libro 'Il Ventennio', ieri sera a Spoltore, soffermandosi sulla necessita' di ''rivitalizzare l'ideale europeista''. Rispondendo alle domande del moderatore, il giornalista Primo Di Nicola, l'ex presidente della Camera ha detto che nessuno si e' presentato con una lista per una eventuale candidatura. ''Con l'anno nuovo - ha detto Fini - il dibattito scivolera' inevitabilmente verso l'Europa. Sono convinto che ben pochi si porranno il problema di rivitalizzare l'ideale europeista, a meno che non si voglia mettere in conto che l'euroscetticismo e la polemica nei confronti dell'Unione Europea aumenteranno a dismisura''. ''Aumenteranno a dismisura con molte buone ragioni: continuare a parlare del Trattato di Roma, dell'Ue, con quell'atteggiamento un po' retorico che a volte si usa, significa non capire che i cittadini vedono troppa Europa dove non ce n'e' poi cosi' bisogno e l'Europa che invece e' latitante e assente - ha concluso Fini - su questioni che invece o sono sovranazionali o non ci sono proprio''.

"In Parlamento ci sono stato per trent'anni", ha detto passando in rassegna la sua esperienza da vicepresidente del Consiglio dei Ministri, Ministro degli affari esteri e presidente della Camera dei deputati, "la mia non e' una nostalgia dei tempi andati, perche' non ha senso avere nostalgia di cio' che e' stato. Ma occorre interrogarci sul futuro della politica. Rispetto alle aspettative che nutrivamo, il bilancio non e' stato all'altezza. Non ho rimpianti sulla nascita del Pdl, continuo a pensare che e' stata una scelta giusta. L'errore piu' grande, invece, e' stato non accorgermi prima della natura di Silvio Berlusconi. Se tornassi indietro rifarei esattamente le stesse cose, con tutte le conseguenze del caso". Gianfranco Fini non rinnega il suo passato: "Sono stato tra quelli che hanno votato il porcellum", ha detto, "non potevo tirarmi indietro, gli italiani non avrebbero capito".

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