Intervistato dal quotidiano La Stampa, il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello, chiarisce come, se manca l'accordo su una riforma elettorale provvisoria, allora "e' meglio farla subito e cambiare la forma di governo".
"Napolitano vigila sui partiti perche' non siano inconcludenti e portino avanti le riforme costituzionali. L'impasse piu' ostico - e qui c'e' l'allarme del Quirinale - e' sulla legge elettorale, su quella clausola di salvaguardia che dovrebbe cambiare il Porcellum prima della riscrittura della Costituzione. Come uscirne? Il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello lancia una proposta che verra' presto sottoposta alle forze politiche. 'Finora si e' marciato a ritmi serrati ed entro il mese tutti gli atti di avvio saranno compiuti. C'e' un nodo che ha complicato il percorso: l'ordinanza della Cassazione. Oggi non abbiamo una legge elettorale che puo' garantire il voto in ogni momento, cosa che non si addice a una democrazia matura. Per questo sarebbe importante un rimedio provvisorio, ma le posizioni dei partiti sono molto distanti. A questo punto, o si trova un punto di caduta comune discutendo al riparo dai riflettori, e io non dispero, oppure bisogna accelerare il piu' possibile la scelta della forma di governo e dunque la vera riforma elettorale'. Dunque si potrebbe accelerare verso un accordo tra partiti sul semipresidenzialismo o il premierato forte? 'Non do nulla per scontato. Prendo atto che a sinistra molte posizioni autorevoli - da Letta a Epifani, da Prodi a Renzi e a Veltroni - occhieggiano all'elezione diretta del Capo dello Stato. Per me, che sono l'esploratore, e' un pertugio nel quale infilarmi per verificare cosa vi sia di concreto'. Il premier Letta, appunto. L'altro giorno a Trento ha detto che non si dovra' piu' eleggere il capo dello Stato con le attuali norme costituzionali. Le sue parole sono state interpretate come un'apertura al semipresidenzialismo. Anche lei ha avuto l'impressione che il presidente del Consiglio abbia rotto un tabu' e vada incontro alle posizione del Pdl?
'Non posso e non voglio interpretare Letta. Le sue dichiarazioni mi sono sembrate di buon senso. Durante l'elezione del presidente della Repubblica parte dei parlamentari del Pd, pressati dai social network, hanno smentito decisioni prese nelle assemblee del partito. E' lecito chiedersi se, a questo punto, non valga la pena dare direttamente la parola agli elettori. Il ragionamento di Letta si e' fermato anche prima di qui. Non ha indicato un modello costituzionale. Egli sa bene che il nostro primo compito e' scendere nei particolari, verificare i possibili equilibri istituzionali e specificare le ricadute che le diverse soluzioni possono avere sull'ordinamento'. Attorno alle grandi riforme c'e' un grande scetticismo. Se dovesse capire che non si va da nessuna parte, e in autunno questo sara' chiaro, un minuto prima buttera' la spugna? 'Noi ci siamo dati 18 mesi di tempo. Ma se prima la maionese dovesse impazzire, certo non restero' a scaldare la poltrona. La mia azione si muove tra due pilastri: da una parte la volonta' della maggioranza di fare le riforme, dall'altra la consapevolezza che esse non possono esaurirsi, come in passato, nella sola legge elettorale. Se uno dei due pilastri dovesse crollare, ne trarro' le conseguenze'.
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