Su 1.800 chilometri di coste analizzate in 8 Regioni italiane, tra Adriatico e Tirreno, oltre il 55% e' stato trasformato dall'urbanizzazione. E' quanto emerge dal dossier di Legambiente 'Salviamo le coste italiane', sul consumo delle aree costiere attraverso un lavoro di analisi e confronto delle foto satellitari. Tra le 8 regioni esaminate (Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Molise, Sicilia e Veneto), il record negativo va all'Abruzzo e al Lazio con il 63% di coste trasformate, si salvano solo un terzo dei paesaggi mentre tutto il resto e' ormai occupato da palazzi, ville, alberghi, porti. Male anche l'Emilia-Romagna (58,1%), la Sicilia (57,7%), le Marche (54,4%), la Campania (50,3%), il Molise (48,6%) e il Veneto (36%) dove l'urbanizzazione ha avuto come freno il delta del Po e il sistema lagunare. Nel complesso, la costa Tirrenica mostra i dati piu' allarmanti rispetto a quella adriatica con quasi 120 km tra il 1988 ed 2011 di costa con paesaggi naturali e agricoli cancellati nelle varie Regioni analizzate, con un aumento del 10,3% di consumo delle aree costiere.
In particolare in Abruzzo sono ben 91 i km di costa irreversibilmente modificati rispetto ad un totale di 143 km. Tra le infrastrutture, nate o ampliatesi negli anni scorsi, spiccano i porti di Pescara, Giulianova, Ortona e Vasto. Ma in questa regione l'aspetto piu' impressionante e' che il paesaggio costiero "ancora" libero sia protetto solo parzialmente, solo il 9% dell'intera costa abruzzese risulta essere infatti area protetta. Situazione preoccupante anche nel Lazio, dove su un totale di 329 km, 208 km risultano essere trasformati ad usi urbani e infrastrutturali. Senza contare che l'urbanizzazione realizzata successivamente all'entrata in vigore della Legge Galasso ha portato alla cancellazione di ben 41 km i costa, cioe' il 20% dell'intera urbanizzazione esistente. I tratti di costa in cui i valori di consumo di suolo sono piu' alti, sono quelli che vanno da Salto Corvino a Terracina, da Anzio a Torvaianica. Passando alle altre regioni, in Emilia-Romagna il 58,1% delle coste sono state trasformare e 140km totali di costa ben 82 km sono stati urbanizzati sui 141 totali. In particolare da Cesena a Cattolica, tra il 1988 ed il 2011, si e' registrato un aumento di costruzioni anche alle spalle della linea costiera. Dati negativi riguardano anche la Sicilia, le Marche e la Campania, dove sono stati mangiati rispettivamente il 57,7%, il 54,4% e il 50,3% di coste totali. In particolare in Sicilia emblematico e' il caso del tratto tra Fiume Grande e Capo, nei pressi di Cefalu', in precedenza caratterizzato da aree verdi. Anche in Molise i dati sono preoccupanti, con ben il 48,6% di coste trasformate. Nonostante la costa molisana sia di modesta lunghezza (35 km), nel corso degli ultimi 25 anni risulta essere tra le piu' aggredite dalla cementificazione registrando tra il 1988 ed il 2011 un aumento di consumo di suolo costiero del 28,6%. Infine c'e' il Veneto con il 36% di coste mangiate dal cemento, un dato molto piu' basso rispetto alle altre Regioni prese in esame grazie al peso rilevante che ha avuto la morfologia costiera con la laguna veneta e il delta del Po' hanno nel limitare l'espansione del cemento.
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