"Voglio dire agli abruzzesi che non c'e' accusa piu' infamante di essere considerato una persona che fa la cresta sui rimborsi. Non c'e'. E quindi su questo punto spero di aver chiarito tutto e spero anche che di questa cosa la Procura possa tener conto". Lo ha detto stamane a Pescara, nel corso di una conferenza stampa, il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, commentando il suo interrogatorio di ieri nell'ambito dell'inchiesta della magistratura pescarese su presunti indebiti rimborsi spesa per viaggi istituzionali. Oltre al governatore sono indagati il presidente del Consiglio, Nazario Pagano e 23 politici tra assessori e consiglieri. Le accuse, a vario titolo, sono di peculato, truffa e falso ideologico.
Il capo di imputazione "piu' rilevante", per peculato e truffa, contestato al presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi "ammonta a 29mila euro", per "184 missioni" che gli vengono contestate in quanto la scheda compilata prevede una dicitura generica, cioe' "incontro istituzionale". Di queste 184 missioni su cui si indaga, 164 sono state effettuate a Roma, le altre in numerose citta', in Italia e all'estero. La dicitura "incontro istituzionale", ha spiegato oggi Chiodi, e' "una prassi consolidata in Regione Abruzzo da 20 - 30 anni" e comunque il presidente ritiene di essere "stato in grado di ricostruire facilmente sia quelle all'estero che quelle in Italia", consegnando la relativa documentazione alla Procura per il "99 per cento" dei viaggi mentre per le missioni a Roma e' ancora in corso un lavoro di ricostruzione, che ormai va avanti da dieci giorni. Oggi, inoltre, Chiodi ha illustrato nel dettaglio i motivi delle singole missioni, mettendo in evidenza di aver avuto una lunga serie di "rapporti istituzionali", in questi anni, e di essersi recato a Roma circa 300 volte ma sempre "per fini istituzionali" e per motivi legati alle sue quattro cariche (cioe' come presidente della Regione, commissario per la ricostruzione, commissario per la sanita' e vice presidente dell'assembla delle Regioni d'Europa). Molte volte, raggiungendo la capitale, non ha neppure maturato il diritto alla diaria (che scatta dopo otto ore) e non ha compilato la scheda di missione. Dopo aver ricevuto l'avviso di garanzia, valutando tutto il materiale a sua disposizione, Chiodi ha appurato che in "numerosi casi" gli sono state rimborsate "somme inferiori a quelle spettanti" senza che se ne rendesse conto e anche di questo si e' parlato ieri in Procura. Ha anche chiarito di aver chiesto il rimborso di "69 pasti su 197 missioni, cioe' un terzo dei pasti che avrei potuto chiedere se il mio scopo fosse stato quello di caricare sulla Regione delle spese false". Ha anche sottolineato che se invita qualcuno a pranzo il conto rientra nelle spese di rappresentanza e ha fatto notare di non avere un telefono a carico dell'ente ma di pagare di tasca sua il proprio conto telefonico. "Non ho approfittato dei fondi regionali se non per scopi di carattere istituzionale - ha proseguito - e sono convinto che la Procura ha gli elementi per una valutazione serena" sulla base di tutta la documentazione che ha consegnato.
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