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Pubblicato il 15/06/2015 19:07

Cresa, timidi segnali di ripresa nel 2015

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Nel 2014 in Abruzzo le forze lavoro (544 mila) si sono ridotte dello 0,6% rispetto al 2013

In un contesto nazionale ancora negativo, per il 2014 le stime disponibili ed elaborate dal Cresa indicano per l'Abruzzo una flessione del Pil dell'1,8% in termini reali rispetto all'anno precedente (-0,2% l'Italia). Il 2015 si profila come l'anno della ripresa prevalentemente per l'area centro-settentrionale del paese che trae maggior vantaggio da un quadro esogeno piu' favorevole (accelerazione della domanda mondiale, deprezzamento dell'euro) e che ha subito un minore deterioramento dell'attivita' economica negli anni di crisi. Per l'Abruzzo nel 2015, dopo sette anni di recessione, si cominciano ad intravvedere leggerissimi e timidi segnali di possibile ripresa dell'economia, evidenziati in particolare gia' nelle rilevazioni del I trimestre 2015 relative al settore manifatturiero. E' quanto emerge dal 'Dossier Abruzzo', presentato stamane a Chieti dai ricercatori del Cresa dell'ambito della tredicesima giornata dell'economia organizata, oltre che dallo stesso Centro Regionale di Studi e Ricerche Economico Sociali anche dalle quattro Camere di Commercio. Nel 2014 la contrazione del Pil abruzzese e' stata determinata dal contributo negativo di tutte le componenti della domanda interna, in particolare quella relativa agli investimenti fissi lordi (-1,1% rispetto al 2013) mentre la spesa delle famiglie si e' ridotta dello 0,2%. Tra i settori di attivita' le situazioni di maggiore sofferenza hanno investito il comparto delle costruzioni (-5%; -3,8% la media italiana) e il manifatturiero (-2,1% circa il doppio del calo nazionale). Il comparto manifatturiero ha mostrato complessivamente una perdita del 26% del valore aggiunto rispetto ai livelli del 2007, superiore di circa dieci punti percentuali alla media italiana. Le attivita' del terziario (-1,1%) sembrano mostrare una migliore capacita' di resistenza nelle fasi cicliche negative. Sotto il profilo territoriale, il risultato del 2014 e' stato influenzato, in particolare, dalla dinamica negativa della provincia di Chieti in cui il valore aggiunto si e' ridotto del 2,2%, come esito di un calo delle attivita' industriali (-3%) e dell'edilizia (-5%) compensato da una flessione piu' moderata dei servizi (-1,5%). Il valore aggiunto dell'edilizia ha rallentato la sua caduta nelle altre province e in particolare a L'Aquila

Nel 2014 in Abruzzo le forze lavoro (544 mila) si sono ridotte dello 0,6% rispetto al 2013, in controtendenza rispetto all'andamento nazionale (+1%). La dinamica delle forze lavoro e' scaturita da andamenti contrastanti delle sue componenti: gli occupati si sono ridotti di circa 10 mila unita' rispetto al 2013, raggiungendo le 476 mila unita' (22 mila in meno rispetto al 2007); le persone in cerca di occupazione, passate da 62 mila a 68 mila, sono invece cresciute ad un tasso doppio (11%) di quello del resto del paese (5,5%). E' da sottolineare che in tutte le aree del paese le persone in cerca di occupazione sono piu' che raddoppiate dal 2007 ad oggi. I dati sono contenuti nel 'Dossier Abruzzo' illustrato stamane a Chieti dai ricercatori del Cresa in occasione della tredicesima giornata dell'economia. Il decremento degli occupati si e' tradotto in una flessione di un punto percentuale del tasso di occupazione collocatosi al 53,9%, quasi dieci punti percentuali in meno delle regioni centro settentrionali. Il tasso di disoccupazione si e' attestato sul 12,6%, in peggioramento di 1,3 punti percentuali rispetto all'anno precedente (in Italia dal 9,1% al 9,4%). Sotto il profilo settoriale, la perdita dei posti di lavoro si e' concentrata nel settore delle costruzioni e nella componente del terziario genericamente denominata "altri servizi" (oltre 22 mila occupati in meno complessivamente). Questi andamenti sono stati in parte compensati dai buoni risultati ottenuti in agricoltura e nelle attivita' commerciali (circa 6 mila addetti in piu' rispettivamente). Il numero degli occupati nell'industria in senso stretto e' rimasto sostanzialmente stazionario

 Il sistema delle imprese regionale ha fatto rilevare nel 2014 una diminuzione delle imprese registrate (-0,6%) peggiore del valore italiano (-0,3%) ma in recupero rispetto all'anno precedente. Essa e' accompagnata da un calo delle nuove iscrizioni (-5,2%) peggiore di quello nazionale (-3,2%) e da una flessione delle cancellazioni (-11,6%) piu' consistente di quella italiana (-8,5%). Questi andamenti hanno prodotto un tasso di sviluppo dello 0,2%, inferiore a quello italiano (0,5%) ma in aumento rispetto al 2013. E' uno degli altri aspetti che emerge dal 'Dossier Abruzzo' illustrato a Chieti dai ricercatori del Cresa in occasione della tredicesima giornata dell'economia. E' proseguito il processo di rafforzamento del sistema imprenditoriale regionale con incremento delle forme giuridiche piu' strutturate (societa' di capitali: +4,0%) e diminuzione di quelle piu' elementari (societa' di persone: -2,4% e ditte individuali: -1,4%). Il calo delle imprese registrate ha riguardato, in particolare, l'agricoltura (-2,1%), le costruzioni (-2,6%) e le attivita' manifatturiere (-1,1%), non compensate dall'aumento dei servizi non commerciali (+1,4%) mentre il commercio non ha fatto registrare variazioni di rilievo. Le imprese artigiane registrate nella regione sono diminuite del 3,2% (in Italia -1,8%), con un calo di nuove iscrizioni (-7,8%) peggiore di quello nazionale (-4,7%). La flessione peggiore ha riguardato le costruzioni (-5,3%), le attivita' manifatturiere (-2,9%) e i servizi non commerciali (-1,3%). Per quanto riguarda l'export regionale esso registra nel 2014 una variazione annua del +2,9% (Italia: +2,0%) con andamenti assai diversi nelle 4 province: a far segnare pesanti contrazioni su base annua sono Pescara (-20,7%) e L'Aquila (-10,6%), che rappresentano rispettivamente il 7,3% e il 6,1% delle vendite estere regionali; al contrario, mostrano andamenti crescenti Chieti (+7,6%) e Teramo (+3,4%), il cui export costituisce il 69,1% e il 17,5% del totale abruzzese. L'Abruzzo ha mostrato una propensione superiore alla media nazionale ad esportare nei Paesi UE (74,5% contro 54,6%) e una minor quota di vendite nel resto del mondo, in particolar modo nel continente asiatico (5,9% contro 14,8%). Sono cresciute le esportazioni dei principali settori di specializzazione regionali, in particolare: mezzi di trasporto (+8,1%), prodotti farmaceutici (+18,1%), gomma e plastica (+2,7%), mentre si sono ridotte in maniera significativa quelle dei comparti tradizionali del tessile-abbigliamento (-17%). 

Stando allo studio del Cresa la raccolta bancaria e postale e' aumentata (+1,7%) meno che in Italia (+3,6%) ma risulta in netto recupero rispetto all'anno precedente. La concessione di finanziamenti alla clientela e' diminuita (-0,4%) meno che in Italia (-1,1%) e mostra una frenata rispetto all'anno precedente. Le sofferenze sono aumentate (+19,3%) piu' che in Italia (+13,5%), raggiungendo un tasso di insolvenza del 15,8% (in Italia 9,3%). 

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