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Pubblicato il 11/07/2012 10:10

ESCLUSIVA - Una soluzione a basso costo per il porto

dragaggio, pescara, porto

Il progetto è di una ditta inglese e risolverebbe i problemi dei fondali del Pescara

 

La soluzione per il problema dell’insabbiamento al porto di Pescara potrebbe essere vicina e – soprattutto – definitiva.

Nei giorni scorsi infatti è stato sottoposto agli uffici del presidente della Camera di Commercio di Pescara, Daniele Becci, un progetto di una società inglese, la Eurorem, che avrebbe messo in pratica alcuni suggerimenti del CNR dell’Università di Pisa Sant’Anna per ovviare alle criticità del porto. In pratica, oltre al ripristino della navigabilità dell’area, si potrebbe garantire, a costi relativamente bassi, una azione permanente di dragaggio e una progressiva ripulitura dei sedimenti presenti nel fondo del fiume. Stando alle prime stime fornite dai tecnici, sarebbero sufficienti, per i primi 100 mila metri cubi, anche i 20 milioni già stanziati dal Governo Chiodi.

Il materiale dragato potrebbe essere messo nella vasca di colmata, per essere poi depurato e reimmesso in mare.

Gli ingegneri hanno presentato la relazione ricordando la storia del molo di Pescara. «Il porto canale subì una prima ristrutturazione che rifece le paratie interne che consentivano nella loro forma originale la rottura dell’onda in entrata. Con il rifacimento delle paratie l'onda rientrava in porto per ovviare a tale problema  si è costruita la diga fornaea dando il via alla sedimentazione dei fanghi che sbattevano su di essa a mo’ di barriera frangiflutto e si è arrivati alla situazione attuale», spiegano i tecnici.

Gli interventi contenuti nel progetto sarebbero costanti, perché nel preventivo presentato è compreso anche l’acquisto di due macchine necessarie a compiere il lavoro, con attrezzature in grado di purificare il materiale dragato e spararlo in mare con un condotto o addirittura rivenderlo per usi edili.

«Si potrebbero accorciare i tempi acquistando fino a 5 macchine, ma in un momento di crisi non è opportuno aumentare troppo i costi», dicono i tecnici.

L’attesa maggiore per questo tipo di intervento è proprio nella fornitura del tubo di una lunghezza di circa 10 miglia che sarebbe da realizzare prima del dragaggio. I macchinari invece rimarrebbero a disposizione del porto. «I pirolizzatori, non solo purificherebbero i fanghi – spiegano ancora gli ingegneri che hanno presentato il progetto - ma userebbero parte degli inquinanti per autoprodurre energia per il loro funzionamento svolgendo anche una funzione di parziale bonifica delle acque. In sostanza si eviterebbero lavori marittimi costosissimi, la creazione di ulteriori danni ambientali, si creerebbe occupazione sul territorio e si tornerebbe a dragare in costanza il fiume con costi accettabili, ma la cosa non trascurabile che si farebbe una parziale bonifica delle acque».

Si diceva in precedenza dei fondi necessari allo rimozione e allo smaltimento dei sedimenti. Dopo aver rimesso in funzione il porto, per completare l’intervento sarebbero sufficienti fondi molto inferiori, che non comprendono il costo di acquisto – già sostenuto – dei macchinari.

Si eviterebbe l’abbattimento – seppur parziale – della diga foranea, e, secondo i tecnici «si creerebbe  occupazione locale e si avrebbe anche una depurazione delle acque in quanto gli inquinanti sono necessari al funzionamento delle macchine pirolitiche».

L’avvio dei lavori potrebbe essere fissato già dal 15 settembre, qualora i vertici delle varie Amministrazioni dessero in tempi brevi il via libera al progetto.     

 

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