Sono accusati di avere percepito illegalmente un milione di euro dalla Fira, la finanziaria della Regione Abruzzo, mettendo in atto una serie di stratagemmi per realizzare una fabbrica e posti di lavoro. Per otto fra imprenditori e membri della commissione di valutazione della stessa Fira il sostituto procuratore della Repubblica di Avezzano, Maurizio Maria Cerrato, ha chiesto l’emissione del decreto di rinvio a giudizio. L’inchiesta è stata quindi chiusa e l’udienza davanti al Gup è stata fissata per il 16 luglio 2013. La Regione è parte offesa nel procedimento. Le accuse della Procura marsicana vanno dalla malversazione al falso e riguardano otto imputati.
Si tratta di Pasquale Iannini, 61 anni, di Rocca di Mezzo, Paolo Iannini (45), di Roma, Alberto Giorgi (67) di Carsoli, Gianni Fino (55) di Pescara, Giovanni Maccione (65) di Chieti, Walter Maria Gariani (61) dell’Aquila, Mario Romano (66) di Tocco da Casauria, Enzo Fioretti (67) di Frascati (Roma). Stando alla ricostruzione della Procura, Pasquale Iannini, legale rappresentante della Cogeit srl, ha ricevuto un mutuo agevolato di un milione e mezzo di euro - poi erogato per un milione di euro dalla Fira - finalizzato alla realizzazione di uno stabilimento a Carsoli per la lavorazione del gesso e dell’incremento dell’occupazione. Fondi poi utilizzati per altri scopi, sempre stando a quanto accertato dalla magistratura, e senza aumentare il numero di lavoratori (doveva passare da 8 a 48, a pieno regime produttivo). Alberto Giorgi, ingegnere tecnico di parte, avrebbe redatto una falsa perizia (il 27 luglio 2005) «attestando l’avanzamento dei lavori secondo gli impegni assunti quando in realtà ne erano ultimati e pagati solo il 50%, quando quindi in realtà non erano ancora state effettuate opere per 450mila euro e non erano ancora stati effettuati pagamenti delle opere già realizzate per 500mila euro». Fino, Maccione, Gariani e Romano, membri della commissione di valutazione della Fira, avrebbero eseguito prima un sopralluogo (l’8 novembre 2005) e poi redatto un certificato di collaudo (il 7 luglio 2006) attestando la conformità delle opere al progetto finanziato. «Certificazione ideologicamente falsa» per il pm Cerrato «in quanto al momento del sopralluogo lo stabilimento produttivo non era ultimato né funzionante». Il pm aggiunge: «In realtà lo stabilimento era stato ultimato esclusivamente nell’agosto 2007, così consentendo lo svincolo delle somme della polizza fidejussoria dell’importo di 200mila precedentemente rilasciata». Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Francesco Carli, Ugo Di Silvestri, Vittorio Supino, Adriano Monti e Antonio Milo.
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