Ha avuto il suo strascico giudiziario il tormentone dell'estate sui presunti ritardi e omissioni da parte del Comune di Pescara nella comunicazione a cittadini e turisti della non balneabilità di alcuni tratti del mare Adriatico adiacente la costa pescarese lo scorso agosto. Anche sindaco diPescara Marco Alessandrini risulta infatti tra gli indagati nell'inchiesta della Procura di Pescara sul divieto di balneazione firmato quest'estate a causa dello sversamento di liquami in mare, ma rimasto nei cassetti comunali. "Io credo che un conto siano le polemiche e le strumentalizzazioni politiche che si svolgono nell'Aula consiliare e un'altra gli accertamenti da parte della magistratura - ha detto oggi il sindaco - e io in questo senso sin dall'inizio del mio mandato politico pensavo fra me e me che prima o poi mi sarebbe capitato questo perché l'attività amministrativa significa scelte e significa anche dover fare i conti col fatto che sovente l'opposizione ti denuncia e questo mi ha dato l'opportunità di presentarmi spontaneamente davanti ai magistrati che indagano in questa vicenda e l'ho fatto accompagnato dal mio legale naturalmente e questo ha determinato proceduralmente la mia iscrizione nel registro degli indagati. Di ciò naturalmente non sono lieto ma lo metto nel conto dei rischi del mestiere e sono sicuro di aver reso ogni chiarimento e di aver fornito ampia e leale collaborazione e sono fiducioso circa il fatto che il prima possibile questa vicenda possa definirsi". Nel procedimento risultano indagati anche il vice sindaco di Pescara, Enzo Del Vecchio, e il dirigente del settore tecnico del Comune, Tommaso Vespasiano interrogati ieri dagli uomini della Squadra Mobile di Pescara. Vespasiano si e' avvalso della facolta' di non rispondere, mentre Del Vecchio, al termine dell'interrogatorio, ha detto ai cronisti di "aver fornito tutto cio' che era necessario fornire". I reati ipotizzati sono falso ideologico e omissione di atti d'ufficio
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