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Pubblicato il 28/05/2014 16:04

Istat, la crisi colpisce i giovani

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L'Italia e' uno dei paesi europei con la maggiore disuguaglianza nella distribuzione dei redditi primari guadagnati dalle famiglie sul mercato impiegando il lavoro e investendo i risparmi. E' quanto si legge nel Rapporto annuale dell'Istat, secondo cui "le minori opportunita' di occupazione e lo svantaggio retributivo delle donne e dei giovani sono fra le cause piu' importanti di questa disuguaglianza". 

   Secondo l'Istat, "nonostante l'intervento pubblico operi una redistribuzione dei redditi di mercato di apprezzabile entita', non inferiore a quella dei paesi scandinavi, in Italia il livello di diseguaglianza rimane significativo anche dopo l'intervento pubblico. Il sistema pubblico italiano redistribuisce il reddito primario soprattutto a favore del 40% delle famiglie con redditi medio-bassi e bassi, che dopo l'intervento pubblico si ritrovano con un reddito disponibile maggiore del reddito di mercato. Vengono invece ridotti i redditi del restante 60% di famiglie, comprese quelle con redditi medi".

Sono i giovani la categoria piu' colpita dalla crisi: il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) e' cresciuto fortemente nel 2013 (+4,5 punti percentuali, toccando il 40%) e l'incidenza della disoccupazione di lunga durata (la quota di disoccupati in cerca di lavoro da piu' di un anno) e' salita al 56,4%. E' la fotografia scattata dall'Istat nel suo rapporto annuale. La progressiva riduzione dell'occupazione giovanile rispecchia le crescenti difficolta' che incontrano i piu' giovani nel trovare e mantenere il lavoro. La diminuzione dell'occupazione ha riguardato in particolare i contratti a termine (-6,1%)

Il calo dell'occupazione, nonostante sia diffuso a qualsiasi livello di istruzione, e' piu' contenuto tra i laureati. Secondo il rapporto annuale dell'Istat, la flessione infatti e' minore per chi ha conseguito la laurea, passando dal 78,5 per cento del 2008 al 75,7 per cento del 2013. Tra i diplomati l'indicatore scende nel 2012 al 62,6 per cento (5,3 punti percentuali in meno rispetto a cinque anni prima) mentre il tasso di occupazione dei meno istruiti (fino alla licenza media) si attesta su un valore particolarmente basso (42,2 per cento, 3,8 punti in meno rispetto al 2008). Va ricordato, pero', che al minore svantaggio dei laureati si associa il fenomeno della sovraistruzione, ovvero accettare lavori meno qualificati rispetto al proprio titolo di studio

 I settori che hanno risentito maggiormente della crisi e hanno visto l'occupazione calare vistosamente sono l'industria e, soprattutto, le costruzioni. Lo evidenzia il rapporto annuale dell'Istat. Nell'industria in senso stretto, l'occupazione si e' contratta in misura marcata (89 mila occupati in meno, -1,7%). L'utilizzo della Cassa integrazione guadagni nel settore (da 71 a 64,6 ore effettivamente utilizzate per mille ore lavorate) ha contributo a un lieve recupero delle ore effettivamente lavorate per dipendente (+0,2% l'indicatore per le imprese con almeno dieci dipendenti). Le costruzioni pero' sono quelle che hanno registrato il calo maggiore: l'occupazione si e' ridotta di 162mila individui (-9,3%, -9% in termini di input di lavoro). Piu' contenute le riduzioni in agricoltura e nei servizi. Se si guarda all'ultimo anno, comunque, il calo dell'occupazione e' diventato piu' consistente anche nel terziario, con una riduzione di occupazione (-191mila unita') concentrata soprattutto nei servizi generali della Pubblica amministrazione e nel commercio. Nei servizi, la riduzione degli occupati e' stata pari a 191mila unita' (-1,2%).

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