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Pubblicato il 23/10/2012 09:09

L'Aquila, sei anni per la Commissione Grandi Rischi

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Sentenza del giudice Marco Billi. Le reazioni

Sei anni di reclusione per tutti gli imputati. E' questa la condanna inflitta dal giudcie unico Marco Billi ai componenti la commissione grandi rischi, in carcica nel 2009, che avrebero rassicurato gli aqilani circa l'improbabilita' di una forte scossa sismica che invece si verifico alle 3.32 del 6 aprile 2009. L'accusa aveva chiesto quattro anni per i sette imputati.

Il giudice unico del Tribunale dell'Aquila, Marco Billi, ha condannato gli stessi imputati all'interidizione perpetua dai pubblici uffici ed in stato di interidzione legale durante l'esecuzione della pena.

Gli imputati sono stati condannati per la morte di 29 persone ed il ferimento di altre quattro. Franco Barberi, presidente vicario della commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis gia' vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile, Enzo Boschi, all'epoca presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.a.s.e., Claudio Eva, ordinario di fisica all'Universita' di Genova e Mauro Dolce, direttore dell'ufficio rischio sismico di Protezione civile sono stati condannati in solido tra loro e con il responsabile civile (Presidenza del Consiglio dei ministri, in persona del Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore), al risarcimento del danno, da liquidarsi in separato giudizio nei confronti di 56 parti civili. 

Billi, ha disposto nella sentenza di condanna sempre a titolo risarcitorio una provvisionale che sfiora i sei milioni di euro per le parti civili di cui oltre due milioni di euro immediatamente esecutiva

 "Questa sentenza avra' grosse ripercussioni sull'apparato della pubblica amministrazione. Nessuno fara' piu' niente". Lo ha detto l'avvocato Filippo Dinacci, legale di fiducia dell'ex vicecapo della Protezione civile e attuale presidente dell'Ispra, Bernardo De Bernardinis, e del direttore del servizio sismico del dipartimento della Protezione civile, Mauro Dolce, commentando la sentenza di condanna per i propri assistiti. 

"Mi ritengo innocente di fronte a Dio e agli uomini", ha commentato "a caldo" del professor Bernardo De Bernardinis, ex vicecapo della Protezione civile e attuale presidente dell'Ispra, sulla sentenza del tribunale dell'Aquila, che lo ha visto condannato a sei anni di reclusione. "La mia vita da domani cambiera', ma se saranno dimostrate le mie responsabilita' in tutti i gradi di giudizio - ha concluso - le accettero' fino in fondo". De Bernardinis e' stato presente in tutte le udienze relative al filone d'inchiesta sui sette membri della Commissione Grandi Rischi.  "Il processo - ha aggiunto De Bernardinis - ha sviscerato molte cose che dovranno trovare conferma negli altri gradi di giudizio. Non c'erano le condizioni per fare scelte diverse, quelle erano le scelte che potevo fare. Io avrei voluto evitare non solo questi morti ma anche quelli in Piemonte e in Irpinia. Forse questo Paese deve cercare di concentrarsi di piu' per capire quali sono i veri problemi di vulnerabilita' e fragilita'". Infine un accenno sui possibili cambiamenti di atteggiamento da parte degli esperti dopo la sentenza di condanna: "senz'altro cambia l'attitudine dell'assunzione delle responsabilita'. Io rispondo a procedure nazionali, come il pm risponde al codice penale".

"Sono senza parole...Ero convinto che mi avrebbero assolto...". Cosi' il professor Enzo Boschi commenta all'AGI la sentenza che lo ha condannato a sei anni di reclusione. "Io non ho mai rassicurato alcuno in tal senso - ha detto Boschi - sfido chiunque a trovare anche un solo pezzo di carta con la mia firma che attesti quella presunta rassicurazione. Sappiamo che il patrimonio edilizio italiano fa schifo e che non c'e' bisogno del terremoto per buttarlo giu'...".

Non vuole commentare invece il pm Fabio Picuti che ha dichiarato: "Non ci sono commenti da fare se non quelli del giudice che ha letto la sentenza: tutto il filo conduttore del processo non era la ricerca di colpevoli, ma quella di capire i fatti, perche' noi con il compianto procuratore capo, Alfredo Rossini, volevamo solo capire i fatti. L'Aquila ha consentito che si tenesse questo processo delicato e si arrivasse a sentenza". 

 "Una sentenza sbalorditiva e incomprensibile, in diritto e nella valutazione dei fatti". E' il commento dell'avvocato Marcello Petrelli, difensore del professor Franco Barberi, dopo la lettura della condanna da parte del Tribunale dell'Aquila, al proprio assistito. "Una sentenza che - ha aggiunto - non potra' che essere oggetto di profonda valutazione in appello".

"Sentenza importante. I giudici sono stati coraggiosi. Finalmente abbiamo un po' di giustizia". Questa la dichiarazione dell'assessore alla Cultura Stefania Pezzopane dopo la sentenza del processo alla Commissione Grandi Rischi. "Nel mio libro "La politica con il cuore", - ha proseguito l'assessore Pezzopane - che ho scritto nel 2009, avevo apertamente denunciato l'inganno e la superficialita' dei quali si era resa coplevole la Commissione Grandi Rischi. Voglio ricordare che il Comune dell'Aquila si e' costituito parte civile fin dal 2010 ed e' l'unica istituzione ad aver preso questa iniziativa, nonostante i familiari delle vittime del sisma lo avessero chiesto anche a Regione e Provincia. Oggi piu' che mai sento tutto il dolore per l'inganno che abbiamo subito. Queste persone erano venute all'Aquila con il proposito predeterminato di rassicurarci. Una vicenda terribile. - ha concluso l'assessore - In questa giornata storica per quello che rappresenta, sono vicina agli aquilani, traditi e umiliati ma non vinti".

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Affollatissima la piccola aula del Tribunale provvisorio a Bazzano in attesa dell'apertura della trentesima, nonché ultima udienza dibattimentale alla Commissione Grandi Rischi. Ad assistere oggi oltre agli imputati (in aula sono presenti Eva, Dolce, Selvaggi e De Bernardinis) e ai legali, anche numerose testate giornalistiche internazionali, quali Al Jazeera e tv Giapponesi. 

Parlando con alcuni avvocati della difesa, prima dell'inizio dell'udienza dibattimentale nei riguardi dei sette componenti della Commissione Grandi Rischi, il pm Fabio Picuti che ha condotto tutta la maxi inchiesta sui crolli degli edifici pubblici e privati a seguito del terremoto (oltre 220 quelli finiti sotto la lente di ingrandimento della magistratura aquilana) compreso il filone sulla Grandi Rischi, ha voluto ricordare il lavoro di coordinamento svolto dal procuratore capo della Repubblica dell'Aquila, Alfredo Rossini, deceduto alcune settimane fa: "lui sarebbe stato contento di essere qui - ha detto Picuti - perche' avrebbe visto confermata la sua promessa di chiudere i processi importanti sul terremoto in tempi brevi".

Sono terminate dopo un'ora dall'apertura del processo alla Commissione Grandi Rischi le repliche dei pubblici ministeri Roberta D'Avolio e Fabio Picuti. La prima a parlare la D'Avolio: "La pubblica accusa ritiene opportuno esplicitare alcune repliche, saranno brevissime. Un silenzio da parte nostra potrebbe essere considerato un atto di superbia o presunzione oppure di acquiescenza".

"La testimonianza indiretta - ha aggiunto - e' quella di chi narra non quello che ha visto ma quello che gli e' stato narrato di essere stato visto. Le testimonianze dei parenti delle vittime non possiamo ritenerle indirette, hanno riferito sui comportamenti tenuti dalle vittime. Se non e' piu' possibile sentire la fonte diretta perche' sono persone decedute, in questo caso la prova indiretta e' pienamente utilizzabile. L'avvocato Petrelli - ha sempre sottolineato il pm D'Avolio - ha detto che l'oggetto di questo procedimento rimane inconoscibile. I motivi dell'agire umano di cui ha parlato non sono altro che le motivazioni esplicitate nella requisitoria, fattori condizionalistici alternativi che potrebbero aver indotto le vittime a restare in casa. Si tratta di analizzare ciascuna testimonianza, valutare i fattori e verificare quali di questi possano escludersi".

Poi a prendere la parola, il pubblico ministero, Fabio Picuti, il quale ha replicato all'avvocato Alfredo Biondi, legale di fiducia di Claudio Eva. "Mi avrebbe convinto se nel nostro ordinamento non ci fosse l'articolo 113 del codice penale sulla cooperazione colposa. Se fosse abrogato, sicuramente avrebbe ragione. Lui si chiede: che cosa ha fatto o non ha fatto? La risposta e' nell'interpretazione che noi accusatori abbiamo dato a questo articolo, in 13 ore e 500 pagine di requisitoria. Ho apprezzato - ha aggiunto il pm - ma non posso condividere quanto detto da Biondi, l'articolo ci impone la richiesta di condanna anche per Eva. "La seconda replica e' all'avvocato Stefano che mi imputa di aver usato sarcasmo verso l'imputato Barberi. Se questa e' l'impressione mi scuso, avrei voluto porgergli personalmente le scuse. Petrelli: L'impressione e' stata anche mia. "L'attivita' ricognitiva militare e aerea - ha evidenziato Picuti - non era un esempio di sarcasmo ma il primo significato del vocabolario. Dire che gli esperti non hanno fatto ricognizione perche' non sono andati da nessuna parte non e' sarcasmo, e' dire quello voglio dire. Se un ufficiale di polizia giudiziaria mi parla di una ricognizione gli chiedo dove va, se parla di una riunione dove e'. Non c'era un'intenzione sarcastica. L'argomento di replica piu' serio riguarda l'argomento del rischio. L'avvocato Dinacci - ha detto sempre il pm nella sua replica - in una corposa memoria difensiva dice che rischio e terremoto non possono essere separati. Mi colpisce che la categoria logica del rischio e l'evento fisico naturale del sisma non possano essere separati. Non e' possibile riferire il concetto di prevedibilita' al rischio ma solo all'evento, dice il professor Musco".

 "Anche l'avvocato Petrelli dice sostanzialmente le stesse cose. Il rischio e' una categoria politica non definibile compiutamente. Di conseguenza e' inconoscibile e stiamo facendo un processo a un oggetto inconoscibile. Anche il professor Coppi dice la stessa cosa. Non mi sembra che possa passare sotto silenzio un'affermazione cosi' forte secondo la quale rischio ed evento siano concetti non distinguibili, altrimenti neghiamo la logica aristotelica che governa il nostro modo di pensare da 2.500 anni. Come debba essere analizzato il rischio ce lo dice lo stesso legislatore. L'analisi dovra' essere verificata in relazione alla previsione e prevenzione. Come se non bastasse, che cos'e' il rischio sismico ce lo dicono gli stessi imputati, percio' questa tesi difensiva mi sembra curiosa e originale, la categoria logica la propongono loro in quel librone verde che ha davanti a lei, giudice: il rapporto Barberi, che porta le firme anche di Eva e Dolce. Nella parte generale c'e' scritto che cos'e' il rischio sismico e non c'e' scritto che coincide con il terremoto. Il rischio sismico - ha detto in aula Picuti - e' il prodotto di pericolosita', vulnerabilita' ed esposizione. Quando nella requisitoria parliamo di difetto di analisi del rischio prendiamo in considerazione i tre fattori che ci vengono indicati dagli imputati, le loro mappe e studi di pericolosita'. Abbiamo scritto 500 pagine ricalcate sulle orme delle nozioni scientifiche che sono state scritte dagli imputati. Coppi dice che la colpa e' prevedibilita' ed evitabilita' di un evento, ma qui la colpa riguarda la prevedibilita' di un evento imprevedibile. E' un sofista migliore di me, propone una presunta antinomia logico-giuridica".

Altra replica e' stata quella dell'avvocato Carlo Sica, responsabile civile, in rappresentanza del Presidenza del Consiglio dei ministri. "Ho detto che il 31 marzo non si e' riunita la Cgr non solo perche' non c'era il numero legale, perche' di esponenti di quella commissione erano presenti solo in quattro, non ci sto alle falsita'! So di poter guardare negli occhi ogni persona, ho la presunzione che gli altri mi comprendano perche' parlo in maniera banale, da buon padre di famiglia. Se non vengo compreso la responsabilita' non e' mia. Ho detto e ridico alle parti offese che in questo processo che non ci sono responsabilita' penali, c'e' il fato, c'e' il terremoto".

"Nessuno l'ha convocata, la commissione. Speravo che su questo punto il pm replicasse, ma sono rimasto deluso. Entrambi i pm lo hanno dato per scontato. L'esempio della tragedia di Sarno - ha aggiunto Sica - con questo processo non c'entra nulla, le esondazioni dei fiumi sono prevedibili. Con una pioggia straordinaria so che il fiume esondera' e i fiumi esondano sempre negli stessi punti. Che c'entra l'uragano Katrina paragonato al terremoto, quello era certamente prevedibile. Nello sviluppo del dibattimento e nell'esame delle carte non ha detto che non era la Cgr ma una riunione di esperti con un determinato mandato, poi sarebbe stato libero di esaminare se ben assolto o con profili penali. Cosa c'e' che fa attestare ancora su questo? Ribadisco che cosi' si creano false illusioni e speranze. Si fa credere che si e' svolta una riunione di una commissione che non si e' svolta".

"Se fossi in grado di prevedere un evento imprevedibile farei cinque volte terno secco al lotto, e' statisticamente piu' probabile. Viene la pelle d'oca, la colpa e' sull'evento, non sul rischio dell'evento". Lo ha detto nella sua replica, l'avvocato Filippo Dinacci (legale difensore di Bernardo De Bernardinis e Mauro Dolce). "Si sta chiedendo - ha aggiunto - di condannare sette persone che sono risorse della nazione, sette scienziati. Corriamo il rischio di lasciare spazio ai ciarlatani, nessuno fara' piu' il suo dovere. Si chiede di condannare su una probabilita' statistica improbabile. Non sara' un processo medievale ma si tenta di tornare al 'giudice delle anime' che c'era in Spagna, che non e' il giudice dei fatti".

"La D'Avolio ha parlato di messaggio, l'avvocato del Comune di parere, ci dimentichiamo che la commissione Grandi rischi non c'e'. Ha ragione Biondi, mi dite che cosa hanno fatto singolarmente tutti gli imputati?". Lo ha detto nella sua replica l'avvocato Marcello Melandri legale di fiducia di Enzo Boschi. "Qui non ci sono comunicati, - ha aggiunto - perche' si continua a parlare di messaggio, di parere, di qualcuno che ha rassicurato. Chi e'? Quali erano gli aquilani che conoscevano il contenuto del verbale, che si e' conosciuto solo a processo iniziato? Il rettore dell'Universita' dell'Aquila, Ferdinando Di Orio, e' venuto qui a dire una bugia e il pm non lo ha neanche citato. Ha detto dichiarazione di tranquillita' dopo la conferenza stampa, abbiamo dimostrato che l'ha fatto prima. Ha detto di non aver chiuso l'universita' perche' non poteva farlo, non e' vero!".

"Non voglio sostenere in linea generale che non si possa parlare di colpa di un soggetto per non aver previsto un determinato rischio. Stiamo parlando di un evento imprevedibile e inevitabile, in riferimento a questo ci chiediamo se si possa parlare di colpa. Nella misura in cui non si puo' prevedere ne' evitare non si riesce a comprendere come si possa parlare di rischio". Lo ha affermato il professor Franco Coppi, legale di fiducia di Giulio Selvaggi nella sua replica difensiva.  

Dopo l'ultimo intervento dell'avvocato difensore Antonio Pallotta (per Giulio Selvaggi) il giudice unico del Tribunale dell'Aquila, Marco Billi, ha chiuso l'istruttoria dibattimentale per ritirarsi in camera di consiglio. Il giudice ha annunciato che la sentenza sara' emessa dopo le 17. 

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E' arrivato il giorno della sentenza a L'Aquila per il processo alla Commissione Grandi Rischi. Il giudice unico Marco Billi ha annunciato di voler chiudere oggi entro mezzanotte per evitare anche lo sciopero nazionale degli avvocati che costringerebbe a un rinvio.

Per la lettura della sentenza sono attesi giornalisti da tutto il mondo. Intanto dalle 9.30 cominceranno le repliche dei pubblici ministeri Fabio Picuti e Roberta D'Avolio: l'accusa parla di omicidio colposo plurimo a fronte di 29 parti civili, cooperazione in disastro colposo e lesioni gravi.

Dopo gli interventi dei legali il giudice entrerà in camera di consiglio. Gli imputati sono Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva e Mauro Dolce.

 

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