Un articolo di Renato Mannheimer, apparso sul Corriere della Sera di oggi, parla del peso degli indecisi sul voto alle elezioni di domenica e lunedì. Secondo Mannheimer si registra il "permanere, a pochissimi giorni dal voto, di un numero relativamente elevato di persone che dichiarano tuttora di essere indecise o tentate dall'astensione. Nei mesi scorsi, costoro risultavano ancora di più: a novembre-dicembre raggiungevano - e in certi casi superavano - la metà dell'elettorato. Poi sono gradualmente diminuite. Ma, secondo le ultime rilevazioni, la numerosità di costoro si avvicina ancora al 30%. Vale a dire che, sino a questo momento, quasi un cittadino su tre non ha deciso se e chi votare. Si tratta in larga misura di donne, meno giovani di età, con titolo di studio relativamente basso, spesso residenti al Sud, di professione casalinghe o pensionate e, specialmente, molto poco interessate alla politica. Ne è prova anche il fatto che più di metà degli attuali indecisi o potenziali astenuti dichiara di sentirsi estraneo al posizionamento sul continuum destra-sinistra e si rifiuta (o non è in grado) di collocarsi in una posizione specifica su questa dimensione: insomma, non sa se è di destra, di centro o di sinistra".
L'incidenza di questa analisi sull'esito del voto va poi, secondo Mannheimer, ponderata anche in base alla partecipazione elettorale. "Se si ipotizza - si legge ancora nell'articolo del Corriere - che la partecipazione elettorale sarà grosso modo come quella registrata alle ultime consultazioni politiche nel 2008, vale a dire attorno all'80% (osservando i trend della partecipazione alle consultazioni degli ultimi anni, potrebbe però diminuire di un punto o due), si deduce che un altro 10% circa di elettori, cioè più o meno cinque milioni di persone, non ha ancora maturato la propria scelta di voto e che lo farà, probabilmente, negli ultimi giorni".
Gli indecisi sarebbero secondo Mannheimer un fenomeno italiano."Interrogati, subito dopo le ultime consultazioni, sul momento preciso in cui avevano assunto la loro decisione di voto, molti elettori hanno dichiarato di avere maturato una scelta finale solo all'ultimo momento. In particolare, in occasione delle politiche del 2008, il 12% ha affermato di avere individuato chi votare davvero solo nell'ultima settimana e un altro 8% addirittura il giorno stesso del voto. Nelle Europee del 2009 il numero di decisori «last minute» risulta ancora maggiore: rispettivamente il 14% nell'ultima settimana e il 13% il giorno del voto. Persino molti degli astenuti hanno dichiarato di avere assunto la scelta di disertare le urne negli ultimi giorni prima del voto: si tratta di più dell'11% nelle politiche del 2008 e di oltre il 13% nel 2009. Insomma, una quota rilevante di cittadini - più di quanto non emerga dai sondaggi in corso e inclusa dunque una parte di quanti dichiarano di avere (forse) già deciso - arriva alla scelta definitiva solo all'ultimo momento, anche in base alle dichiarazioni (e alle promesse) di questo o quell'altro candidato", si legge ancora nell'articolo del Corriere.
"Per questo - conclude Mannheimer -, le battute finali della campagna elettorale saranno decisive per la scelta di molti. Proprio la frequente lontananza dal dibattito politico di buona parte degli indecisi (o potenziali astenuti) li rende sensibili - e per certi versi permeabili - alle proposte dell'ultim'ora, in una certa misura indipendentemente (o quasi) dallo schieramento o dal partito da cui provengono. Non a caso tutti i leader politici stanno cercando di persuadere, con le promesse più varie, questo importante residuo target di elettori. È evidente, al tempo stesso, che le scelte di costoro potranno modificare forse anche radicalmente il quadro che emerge dai sondaggi (inutilmente - e solo parzialmente - segreti) di questi giorni. Il risultato elettorale di domenica prossima è ancora difficilmente prevedibile".
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