In Abruzzo sono cinquemila i dipendenti del cosiddetto sistema del valore degli idrocarburi, 15 le aziende che possiedono il titolo minerario, 70 le services company e le imprese dell'indotto diretto, circa 1500 le aziende dell'indotto allargato. Le aziende abruzzesi della filiera pagano ogni anno 200 milioni di euro di salari, in media 50.000 euro per dipendente contro i 23.000 delle azienda manifatturiere italiane. Sono i dati principali che emergono dal Rapporto di ricerca sul tema Idrocarburi in Abruzzo, scenario economico, occupazionale e territoriale curato dal professore Luciano Fratocchi e da Massimo Parisse del Dipartimento di Ingegneria industriale ed economia dell'universita' dell'Aquila in convenzione con l'Associazione degli industriali della Provincia di Chieti. Inoltre il 50% dei dipendenti in possesso di un titolo accademico si e' laureato in uno dei tre atenei regionali. I nuovi investimenti nel settore, pari ad 1,4 miliardi, porterebbero alla creazione di ulteriore 800 nuovi posti di lavori oltre al consolidamento del tessuto emergente mentre il porto di Ortona deve i due terzi del traffico che intercetta proprio al settore idrocarburi e scomparendo tali attivita' la crisi delle attivita' portuali sarebbe fortissima. Dal rapporto emerge che attualmente sono in fase di valutazione 13 istanze per attivita' di ricerca, coltivazione e stoccaggio che insistono sul territorio dell'Abruzzo e di queste 10 sono relative ad attivita' di ricerca e che la superficie che verrebbe eventualmente impegnata dalle infrastrutture necessarie per la coltivazione e lo stoccaggio relativo alle nuove istanze e' di 1,18 chilometri quadrati. Il presidente di Confindustria di CHIETI, Paolo Primavera, dopo aver ribadito che il settore degli idrocarburi opera da 80 anni circa in Abruzzo, ha lanciato la proposta di destinare al risanamento delle royalty e la fiscalita' che arrivano dal settore degli idrocarburi. E riferendosi ai recenti dati sulla balneabilita', ha sottolineato che quest'ultima ''dipende dagli impianti di depurazione e non dagli idrocarburi: basti pensare che a largo dell'Emilia Romagna ci sono 80 piattaforme. Io dico no alla contrapposizione fra industria e turismo, si' alla loro coesistenza''.
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