Sono iniziati oggi gli interrogatori per gli arrestati nell'inchiesta Aquila Nera della procura aquilana che ha portato in carcere undici militanti neofascisti e tre di loro ai domiciliari. Nel carcere di Teramo con il gip in rogatoria e' stata interrogata Marina Pellati, la compagna del leader neofascista Stefano Manni, ma a quanto sembra la donna si sarebbe avvalsa della facolta' di non rispondere. Tutti gli interrogatori di garanzia si effettueranno per rogatoria dai gip nelle varie sedi giudiziarie dove sono stati arrestati i neofascisti. Domani,cosi', in carcere a Pescara verra' interrogato Stefano Manni, difeso dall'avvocato Nicola Montani di Pescara, ma la linea difensiva dovrebbe essere la stessa, cioe' non rispondere alle domande del giudice. Intanto, c'e' stupore da parte delle persone finite nel mirino del gruppo, visto che fino a quel momento nessuno aveva mai avuto sentore di alcuna minaccia. "Non ho mai saputo nulla di queste minacce. Mi ha fatto impressione leggere il mio nome fra quelli di possibili bersagli terroristici: mi auguro che sia venuto fuori adesso, non prima", ha detto il presidente del Consiglio regionale delle Marche Vittoriano Solazzi, cui ha fatto subito eco la senatrice aquilana Stefania Pezzopane. "Essere stata indicata come uno degli obiettivi del gruppo eversivo, mi ha molto colpita. Pensare che mentre fai il tuo dovere sei sottoposta ad attenzioni di questi gruppi mi fa venire i brividi. Girare liberamente per la citta', prendere mezzi pubblici, per me e' un fatto normale. Tuttavia non ho certo intenzione di cambiare le mie abitudini", ha ripetuto l'esponente Pd. Sia il capo del gruppo Manni che l'ideologo Rutilio Sermonti provengono dalla provincia di Ascoli, ma il sindaco respinge quasi con sdegno le accuse che la citta' marchigiana possa essere il centro di un gruppo eversivo: "trovo ridicola e risibile la sola idea che la citta' di Ascoli Piceno ed il territorio circostante possano essere anche semplicemente accostati ad organizzazioni di qualsiasi natura esse siano, volte a destabilizzare il Paese", ha detto Guido Castelli (Fi). Che la vicenda abbia fatto rumore lo dimostrano anche i commenti del presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, per il quale "e' certamente un episodio inquietante e deve essere preso sul serio" ma "non mi sembra ci sia un brodo di coltura che favorisca psicologicamente e emotivamente questi fatti eversivi". Piu' preoccupato invece il presidente dell'Associazione nazionale partigiani Carlo Smuraglia, secondo il quale questi pericoli terroristici avvengono perche' ''il vero rischio per la democrazia e' la politica di oggi. La crisi dei partiti, e' terribile da dire, mi fa ancora piu' paura di un possibile attentato", afferma Smuraglia, che da tutto questo vede un pericolo, "perche' allontana i cittadini dalla partecipazione, e quindi dalla democrazia. Soprattutto nei periodi di crisi, quando la gente si convince di non avere piu' niente da perdere. E' li' che nascono le dittature".
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Iniziano oggi gli interrogatori delle 14 persone appartenenti al gruppo "Avanguardia Ordinovista" che stavano progettando omicidi, stragi di extraxcomunitari, rapine per arrivare al sovvertimento dello Stato che l'ideologo dell'organizzazione, il 93enne Rutilio Sermonti (indagato), definiva "fantoccio". L'operazione e' stata portata a termine ieri dal Ros dopo un lavoro certosino fatto di intercettazioni varie ma soprattutto per l'apporto decisivo di due appartenenti al Reparto operativo speciale dei carabinieri che erano riusciti ad infiltrarsi nel sodalizio di estrema destra. Il gip del tribunale dell'Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare chieste dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo, ha disposto che gli interrogatori avvengano per rogatoria. Gli arrestati sono reclusi tra le carceri di Pescara, Teramo e Chieti. Davanti ai giudici compariranno, tra gli altri, Stefano Manni, ex sottufficiale dei carabinieri, 48enne originario di Ascoli Piceno ma residente a Montesilvano, considerato il capo indiscusso del gruppo eversivo, e la sua convivente, Marina Pellati, che faceva proseliti tramite la pagina di facebook "Nuovo centro studi Ordine Nuovo" interagendo con nomi falsi. Manni, che era stato congedato dall'Arma per infermita' dopo oltre un decennio di servizio attivo, vanta un legame di parentela con Gianni Nardi che negli anni Settanta fu tra i maggiori esponenti di Ordine Nuovo. Nel mirino degli indagati, che avevano in animo anche di entrare in politica con un proprio partito, politici, soprattutto quelli senza scorta, magistrati, attentati tramite ordigni in prefetture, questure, sedi di equitalia ma anche metropolitane delle principlai citta' italiane. "Quattro cinque colpi ben assestati - dice Manni in una intercettazione - per far capire che si fa sul serio". Nella strategia del gruppo clandestino, particolarmente xenofobo, anche quella di far saltare in aria il mercato multietnico di Pescara, attiguo alla stazione centrale e attuare una strage di extracomunitari che risiedono in gruppi numerosi in alcuni stabili del capoluogo adriatico. "E poi che Dio li abbia in gloria", dice Manni conversando telefonicamente con la pavese Tiziana Agnese Mori che nei confronti degli immigrati nutre un odio viscerale. Oltre agli arrestati (11 in carcere e tre ai domciliari) l'inchiesta conta altri trenta indagati
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