Per uscire dalla crisi "non vi sono sfide maggiori che l'Unione europea possa contrastare senza l'aiuto delle Regioni". Ma esse "non sono in grado di agire da sole. Necessitano del sostegno dei governi nazionali e delle istituzioni europee nella messa in atto delle loro politiche di crescita in uno spirito di governance di multi livello".
Sono le conclusioni a cui sono giunte le Regioni aderenti all'Are (Assemblea delle regioni europee) al termine del summit di Pescara. Le Regioni hanno cosi' sottoscritto un documento finale con il quale si chiede una interlocuzione privilegiata con le istituzioni dell'Unione europea, chiedendo "anziche' una federazione democratica di stati nazionali un cambiamento nella cultura politica e il rispetto dei principi di sussidiarieta' e partenariato i quali consentirebbero loro di giocare a pieno il ruolo di attori chiave nella ripresa dell'Unione europea e dell'Europa in generale". La risoluzione votata dalle Regioni dell'Are pone la lente di ingrandimento sui quattro settori chiave per lo sviluppo economico, individuati nell'analizzare la crisi economica e finanziaria che sta coinvolgendo il vecchio continente e sui quali i delegati Are hanno elaborato alcune raccomandazioni che saranno inviate alle istituzioni europee. Sul primo settore, Educazione e formazione, "le Regioni possono efficacemente contrastare la disoccupazione giovanile insistendo maggiormente su una migliore coerenza tra i curriculum e le esigenze dei datori di lavoro; possono sviluppare un quadro amministrativo apposito e un approccio attivo verso i giovani che non ricevono ne' educazione ne' hanno un impiego o altre attivita' assimilabili e verso coloro esposti all'abbandono scolastico; in ultimo, mediante la messa in atto di programmi di propria iniziativa a favore della formazione professionale, della mobilita' e del praticantato, le Regioni offrono strumenti alternativi per l'accesso al mercato del lavoro".
Nelle raccomandazioni relative al secondo settore analizzato, quello sull'Eco-innovazione, le Regioni sottolineano la necessita' di "investire in un insieme di politiche rispondenti al capitale territoriale delle differenti regioni; migliorare l'accesso delle Pmi alla ricerca fondamentale ed applicata; promuovere nuovi strumenti di finanziamento per incentivare le istituzioni finanziarie a sostenere le Pmi che investono nella trasformazione verde delle loro attivita'; fornire opportunita' mirate di finanziamento per le regioni in modo da conservare e rafforzare il programma regionale in seno a Horizon 2020; e infine promuovere la cooperazione interregionale".
Il terzo settore esaminato e' quello delle Piccole e medie imprese nei confronti del quale "l'Are sta seguendo l'implementazione dello Small business Act per le Pmi europee e lo sviluppo dei programmi Cosme e Horizon 2020". In questo contesto, le Regioni sottolineano la necessita' di "promuovere l'imprenditoria mediante supporto allo spirito di imprenditorialita' e il rilascio di informazioni, di insegnamento e formazione a coloro che avviano un'attivita'; migliorare la condizione delle Pmi attraverso la riduzione dei pesi burocratici; migliorare l'accesso ai mercati e ai finanziamenti aiutando le Pmi ad accedere ai mercati internazionali e agli appalti pubblici fornendo loro strumenti alternativi ai tradizionali prestiti finanziari; infine migliorare il ricorso delle Pmi ai finanziamenti europei e facilitare le Autorita' di gestione dei fondi strutturali nel fornire supporto alle Pmi".
Il quarto e ultimo settore analizzato dai delegati Are e' quello legato alla Cultura e al cambiamento demografico, nel quale rientra la Sanita'. Proprio sulla Sanita' i delegati Are "raccomandano che il successore dell'attuale programma europeo di Sanita' pubblica dovrebbe essere nominato 'Piu' sanita' per una crescita sostenibile' al fine di dimostrare che i servizi di qualita' accessibili a tutti i cittadini contribuiscono alla coesione sociale e alla ripresa economica; l'Ue dovrebbe incentivare le Regioni e i loro Stati membri a inserire la Sanita' quale priorita' di spesa nei futuri programmi operativi; l'Ue dovrebbe sostenere l'Are nella messa in atto del programma guida mirato ai decisori politici regionali e nell'individuare come introdurre innovazione e cambiamento gestionale nel settore sanitario". Sulla cultura le Regione dell'Are sottolineano che "le imprese della cultura e della creativita' hanno bisogno di essere sostenute. Tutti i tipi di attivita' all'interno del settore della cultura possono creare profitto". A rafforzare questa idea, "le Regioni ricordano a tutti i leader politici che il settore culturale e creativo rappresenta il 4,5% del Pil dell'Ue e il 3,8% della sua forza lavoro con tassi di crescita maggiori di quelli medi di altri settori".
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