Ricordare il sacrificio di Paolo Borsellino, a 20 anni dalla sua tragica scomparsa avvenuta il 19 luglio a Palermo. In tutta Italia si susseguono le manifestazione in ricordo di Borsellino, colpito dalla mafia insieme alla sua scorta una tragica domenica d’estate del 1992, a meno di due mesi di distanza da Giovanni Falcone.
A Pescara sarà la LAAD a ricordare il grande magistrato di Palermo.
Giovedì 19 luglio, a partire dalle ore 21,00, si svolgerà una cerimonia che partirà con l’inaugurazione della scultura Maternità di Vacre Verrocchio, la proiezione del documentario “Gli uomini passano ma le idee restano” ( realizzato dalla stessa LAAD in collaborazione con TVQ) e l’inaugurazione di una mostra fotografica.
“Voglio sottolineare l'importanza dell'appuntamento – dichiara Gianni Cordova, Presidente della LAAD - facendo alcune considerazioni: Falcone, Borsellino con le donne e gli uomini delle scorte furono trucidati da Cosa Nostra ( con evidenti collusioni) perché non si limitarono a svolgere in modo “formalmente ineccepibile” il loro compito. Investirono le loro vite in una funzione alta e nobile, affrontando tutto ciò che il loro senso del dovere imponeva. Facevano, insieme a tante altre vittime delle organizzazioni criminali, parte a pieno titolo di quella “società civile” tanto esaltata ai convegni (soprattutto nella parte dedicata ai saluti) e sotto elezioni (quando in molti si autodefiniscono espressione della “società civile”, prestati alla politica etc. Qualcuno, addirittura, volontario per il bene comune). E' una vecchia storia di ipocrisia: anche al funerale di Falcone erano presenti,attoniti e commossi, coloro che avevano indirizzato al Magistrato critiche sferzanti. Non c'è solo la mafia di lupara, Kalaschnikov e tritolo. Ce n'è un'altra, più estesa e radicata delle pieghe della società: è formata da coloro che non hanno la coppola storta ma i colletti bianchi e la riga dei calzoni sempre in ordine. E' quella la mafia che - sovente senza neanche arrivare alla macabra rilevanza della fattispecie di reato - inquina continuamente la convivenza civile. Ha seminato una sub-cultura di cui raccogliamo i frutti avvelenati e sono soprattutto i giovani a pagare i prezzi più alti”.
“L'incontro del 19 luglio – conclude Gianni Cordova - vuole essere una prova di vitalità di una “società civile” che seguita a dare senso al sacrificio di tanti, confermando un impegno che è e vuole restare, prima di tutto, una testimonianza di dignità individuale e collettiva”.
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