Chiunque, che sia bambino o di età più adulta, vorrebbe perdersi tra le mura teramane del “Gruppo Lisciani”, una casa editrice che, da più di 40 anni, si occupa di ricerca e sperimentazione sulle strategie di apprendimento dei bambini. In questa “isola che non c'è” vengono creati prodotti capaci di intrattenere e insegnare. La felice intuizione di una realtà più che affermata nell'editoria italiana, non poteva che appartenere ad una persona eclettica come Giuseppe Lisciani. Classe 1940, teramano doc, è lui il fondatore e presidente del consiglio di amministrazione del Gruppo Lisciani. Per anni assistente di Pedagogia alla cattedra del professor Mauro Laeng, presso l’Università “La Sapienza” di Roma, e docente presso la Scuola Superiore per Educatori di Comunità annessa alla stessa Università, è stato per circa un decennio direttore della rivista "La vita scolastica", edita da Giunti, e ha diretto per Giunti & Lisciani Editori diverse collane di pedagogia e didattica.
Dalla scuola primaria fino all’Università, Giuseppe Lisciani ha conosciuto in presa diretta il mondo dell’istruzione in tutte le sue fasi. Quando ha deciso di fondare una casa editrice?
«Tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi dei Settanta. Ero collaboratore di Mauro Laeng presso l’Istituto di Pedagogia – allora così si chiamava – dell’Università “La Sapienza” di Roma. Ed ero collaboratore del più vivace e innovativo editore italiano di pedagogia, Armando di nome e Armando di cognome. Con lui ho fatto molto lavoro di editing e ho pubblicato un paio di volumi in collane prestigiose. Ero anche amico ed ex compagno di scuola di Ennio Firmini, agente di vendita per conto di Mondadori. C’erano tutti gli ingredienti per dare vita ad una casa editrice. E così fu. Abbiamo avuto autori di primo piano, a livello nazionale e internazionale».
Lei è stato insignito della medaglia al Merito Educativo dal presidente della Repubblica ed è anche fondatore del Centro di ricerca Lisciani, dove si studia come educare divertendo. In cosa consiste la “Ludattica”?
«Dai libri di pedagogia e didattica ai giochi educativi il passo è breve. È nata, così, la Liscianigiochi, che agli inizi degli anni '90 si affiancò alla casa editrice. “La via della Ludattica”, nome registrato, sta ad indicare, appunto, che il nostro gruppo editoriale si è dato, come mission d’azienda, la produzione e diffusione di giochi, libri, mezzi elettronici e multimediali, capaci di offrire, contemporaneamente, occasioni per apprendere e per giocare. Il nome è stato inventato da mio figlio Franco, che, assieme al fratello Davide, si occupa del management dell’azienda. Mia figlia Alessandra si occupa, invece, di attività redazionale».
Dopo la collaborazione con l’editore Armando di Roma, la sua attività di editore ha proseguito nella Giunti, dove fu direttore della rivista “la Vita Scolastica” e responsabile editoriale nei settori scuola primaria e scuola dell’infanzia. Lei, oltre a curare numerosi testi scolastici di successo nella scuola elementare, ha scritto anche alcuni libri di narrativa per ragazzi, tra cui “Il Pinguino e la Gallina”, edito da Gallucci di Roma. Come arriva l’ispirazione per i suoi testi?
«Presso il gruppo editoriale Giunti ho vissuto un'esperienza molto interessante, anche per i numerosi intellettuali, docenti, ricercatori con cui ho avuto modo di lavorare. Alcuni, e tra questi Zoltan P. Dienes, l’inventore dei blocchi logici, sono poi venuti a trovarmi a Teramo, dove, da molti anni ormai, risiedo in una casa di campagna, con rarissimi allontanamenti, da quasi “perfetto animale stanziale”. Sono in compagnia di un paio di cavalli, il più anziano ha il nome fascinoso di Rugantino, l’altro ha un nome color verde speranza, si chiama Futuro. E mi trovo spesso a ragionare con il mio maestoso cane da pastore dell’Asia Centrale, che ha preteso, credo giustamente, di chiamarsi Zeus. Non le dico, poi, quante lucertole sfrecciano nel mio prato, quanti porcellini di sant’Antonio si riuniscono a convegno, quante vespe e calabroni. E quanti banchetti esagerati organizzano le chiocciole con la lattuga del mio orto. Io scrivo lunghe storie di animali, che ho deciso di chiamare “romanzi-favola”: come vede, non mi mancano motivi di ispirazione, né mi manca la compagnia!»
Come sono cambiate nel tempo le aspettative dei suoi lettori?
«L’editoria scolastica è cambiata molto, si serve sempre più di strepitosi strumenti multimediali. Resta, però, il concetto di fondo, che io cercai di mettere in chiaro ai miei tempi, negli anni Ottanta: il libro di testo non è un vero libro, è uno strumento didattico in forma di libro. Che ora, con la multimedialità, rende sempre più palese la sua natura di non-libro».
Prossimi progetti narrativi?
«Da qualche anno sono alle prese con un grosso volume, credo di circa 600 pagine, che promisi a me stesso oltre 30 anni fa. Compiuta questa fatica-dovere, riprenderò a scrivere romanzi-fiaba.
Oltre ad essere pedagogista e scrittore, Lei è un importante industriale abruzzese e fondatore dell’associazione imprenditoriale AIMPA, di cui ora è presidente onorario. Quanto è importante per le aziende fare rete e cosa si può fare davvero per uscire dalla crisi?
«Fare rete, soprattutto in un'economia di piccole aziende, come è quella abruzzese, significa moltiplicare forza e potere. Possibilità di vincere, insomma. Ma l’idea, bella e ardimentosa, è più facile da pensare che non da realizzare. Comunque, se dipendesse da me, io vorrei incentivare il ritorno alla coltivazione della terra, che è la madre di tutte le economie. Quelle reali, ovviamente, non quelle cartacee, furbe, contorte e disoneste. Ma non ci faccia caso, ad una certa età cresce l’amore per la terra!»
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