Nell'ambito del filone d'inchiesta relativo al crollo degli edifici di via Luigi Sturzo civico 33 e 39, in cui a causa del terremoto del 6 aprile del 2009 hanno perso la vita 30 persone il pubblico ministero della Procura della Repubblica dell'Aquila, Fabio Picuti, ha chiesto stamane, nel corso dell'udienza dibattimentale, la condanna a tre anni di reclusione per l'unico imputato.
Si tratta di Augusto Angelini di 85 anni, accusato di disastro colposo ed omicidio colposo plurimo insieme ad altre persone decedute nel corso degli anni. Nella sua requisitoria Picuti ha evidenziato come Angelini, all'epoca dei fatti fosse il direttore dei lavori di entrambi i cantieri in cui negli anni '60 furono edificati le due palazzine.
"Angelini - ha sostenuto in aula il pubblico ministero - come recita lo stesso codice, rappresenta il garante sia per colui che lo ha nominato ma anche di chi ha rilasciato la concessione, in questo caso il Comune dell'Aquila, era il garante sul rispetto della normativa vigente che è stata violata. Lo ha detto in aula - ha aggiunto il pm - il consulente Quaresima, che ha parlato di qualità del ferro e del cemento utilizzato scadente". Prima di concludere il giudice inquirente ha anche affermato che le colpe per il crollo delle due palazzine vanno addebitate anche ad altre figure professionali, morte nel corso degli anni, ma anche per il terremoto.
L'udienza e' stata aggiornata al 30 ottobre data in cui verranno ascoltate le parti civili e la difesa. I due edifici finiti sotto processo si trovavano all'interno delle mura del centro storico, nelle vicinanze della Villa Comunale, ed erano in cemento armato.
Secondo i consulenti della Procura della Repubblica dell'Aquila, i due edifici crollarono anche per errori di progetto e calcolo delle strutture consistiti nella mancata previsione e verifica del sistema resistente alle azioni sismiche orizzontali provenienti da almeno due direzioni. La magistratura aquilana, sulla scorta di indagini fatte dalla Pg della Forestale, ha più volte evidenziato come nella zona di via Sturzo e strade vicine, dove ci sono tutti edifici in cemento armato costruiti tra il 1950 e il 1965, ci siano state 135 vittime: ovvero il 45 per cento del totale delle vittime del terremoto del 6 aprile sono concentrate nel crollo di 11 edifici di quella zona. Inevitabile, a quel punto, il confronto con i tanti fabbricati vicini non crollati.
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