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Pubblicato il 01/12/2012 18:06

Processo per il crollo della casa dello studente, le richieste del Pm

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Il Pm Picuti: 'Le ragioni sono due. La scossa di terremoto e, causa principale, l'insufficiente resistenza dei pilastri alle forze orizzontali'

 

Da un minimo di due anni e mezzo ad un massimo di quattro anni le richieste del pubblico ministero Fabio Picuti nel processo, all'Aquila, per il crollo della Casa dello Studente dove nel terremoto del 6 aprile 2009 morirono sotto le macerie otto studenti universitari.

Quattro anni ciascuno per Berardino Pace, Pietro Centofanti e Tancredi Rossicone; due anni e mezzo per l'architetto Pietro Sebastiani. Le ipotesi di reato contestate ai quattro imputati per i quali il pm ha chiesto la condanna sono di omicidio colposo, crollo colposo e lesioni colpose.

Pace, Centofanti e Rossicone sono i progettisti che nel 2000 seguirono i lavori di ristrutturazione dell'edificio di via XX settembre, mentre l'architetto Sebastiani e' il funzionario tecnico dell'Azienda per il diritto allo studio universitario (Adsu) dell'Aquila chiamato a vigilare sulla sicurezza della struttura e sugli stessi lavori di adeguamento.

Nel processo con rito abbreviato il pm ha chiesto invece l'assoluzione per Luca Valente, direttore Adsu dell'Aquila, Luca D'Innocenzo, all'epoca dei fatti presidente Adsu, carica dalla quale si dimise cosi' come si dimise dalla carica di assessore comunale dopo il coinvolgimento nell'inchiesta. Assoluzione chiesta anche per Carlo Giovani e Massimiliano Andreassi, due tecnici che curarono lavori di restauro ritenuti minori.

Nel processo sul crollo della casa dello studente, oltre al rito abbreviato, si e' svolta anche l'udienza preliminare per due degli undici indagati per i quali il pm ha chiesto il non luogo a procedere 'per non aver commesso il fatto'. Si tratta di Valter Navarra, tecnico che ha curato lavori minori, e Giorgio Gaudiano, funzionario dell'Ex opera universitaria, attuale Adsu, che negli anni Ottanta segui' per conto dell'ateneo l'acquisto della struttura da privati. La posizione dell'undicesimo indagato, il progettista Claudio Botta, 92 anni, era stata stralciata per problemi di salute.

Infine, il Pm ha chiesto di non procedere per quattro imputati nel frattempo morti, tecnici e costruttori della struttura ai tempi della realizzazione, negli anni Sessanta.

'Le ragioni del crollo sono due: la scossa di terremoto e, causa principale, l'insufficiente resistenza dei pilastri alle forze orizzontali. Erano stati progettati in modo carente'. E' uno dei passaggi della lunga requisitoria del pubblico ministero della Procura della repubblica dell'Aquila Fabio Picuti al processo per il crollo della Casa dello Studente nel quale, il 6 aprile 2009, morirono otto universitari. L'edificio e' uno dei simboli della maxi inchiesta sul terremoto.

'Se qualcuno oggi mi chiede perche' e' crollata la casa dello studente, grazie alla perizia di Maria Gabriella Mulas ora so perche'. Questo processo ha dato una risposta di tipo intellettuale, e su questo perche' non ci sono misteri' ha detto Picuti, riferendosi alla relazione di Maria Gabriella Mulas, docente del Dipartimento di Ingegneria strutturale del Politecnico di Milano, la quale, per conto del giudice Giuseppe Grieco, ha stilato una perizia di oltre 1.300 pagine per chiarire i motivi del crollo.

Picuti si e' concentrato sul fatto che la struttura, risalente agli anni Sessanta, da privata fu trasformata in pubblica senza i necessari adeguamenti.

Il pm, che alla fine delle requisitoria ha chiesto condanne per complessivi 14 anni e mezzo per quattro dei dieci imputati rimasti (dai 15 originari all'inizio dell'inchiesta), ha pronunciato parole molto pesanti proprio nei passaggi in cui ha spiegato i motivi della richieste di pena.

Parlando di Pace, Centofanti e Rossicone, per i quali sono stati chiesti 4 anni, Picuti ha sottolineato che i tre professionisti avrebbero dovuto 'ridistribuire gli spazi e le stanze dal primo al quarto piano, realizzare nuovi locali, nuovi servizi, adeguati alle normative di sicurezza. Questo e' il cuore della responsabilità'.

'Senza questi errori, soprattutto l'aver appesantito la struttura nei lavori di ristrutturazione, non ci sarebbero stati otto morti', ha spiegato il pm, suscitando le proteste dell'avvocato difensore Mercurio Galasso, subito zittito dal giudice Grieco.

Tra le altre motivazioni, anche 'la presenza di una 'parete Rei' non prevista nel progetto originario e che ha influenzato il crollo rendendo le conseguenze piu' gravi. Senza quella parete - ha ricordato il procuratore, sempre sulla scorta della perizia - una trave non si sarebbe rotta, la professoressa e' sicura. Il crollo sarebbe stato meno grave, esteso e drammatico'.

Quanto all'architetto dell'Azienda per il diritto allo studio universitario (Adsu) dell'Aquila Pietro Sebastiani, secondo il sostituto 'avrebbe dovuto solo controllare che le carte stessero a posto. In relazione ai lavori svolti - ha aggiunto - avrebbe dovuto fare un semplice collaudo tecnico amministrativo, questa potrebbe essere una difesa', ha ipotizzato all'inizio il pm. Ma l'accusa scatta dal momento in cui 'un ente pubblico dice a quell'architetto, organico allo stesso ente, di fare un collaudo su pesanti lavori di ristrutturazione e lui lo fa solo burocratico e non statico'.

Altro rilievo molto grave per il funzionario dell'Adsu e' che 'Sebastiani svolge anche un ruolo attivo perche' dopo la scossa delle ore 15.40 del 30 marzo 2009, sei giorni prima del tragico terremoto, quando gli studenti scappano via dalla sede universitaria, rassicura gli studenti dicendo a due addetti della Casa dello Studente di far rientrare i giovani perche' l'immobile era solido e sicuro. Ma come poteva, avendo fatto il solo collaudo burocratico, e senza vedere progetti e ristrutturazioni?'.

Il pm non ha voluto concedere le attenuanti generiche ai tre tecnici Pace, Centofanti e Rossicone per la gravita' delle condotte omissive, nonostante siano tutti incensurati, mentre le ha proposte per Sebastiani. 

'Il problema non e' valutare se gli anni di carcere sono tanti o pochi. Vorrei non succedesse più'. Cosi' Antonietta Centofanti, portavoce del Comitato vittime della Casa dello Studente, ha commentato le richieste di condanna formulate dal pm Fabio Picuti nell'ambito del processo per il crollo della struttura universitaria. Centofanti, che nel crollo ha perso il nipote Davide, e' stata presente in tutte le fasi dell'udienza ed e' stata l'unica a dire la sua sull'esito dell'udienza.

'Ognuno fa le sue valutazioni. Comunque, una condanna pesante non e' liberatoria - ha spiegato -. Per nessuno. Credo sia stato un processo importante perche' sottolinea dei punti fondamentali: l'assunzione di responsabilita' nell'esercitare ruoli sia per la competenza amministrativa sia per quella sulla sicurezza degli edifici. Nell'esercizio delle proprie funzioni occorre responsabilita' morale'. Per Centofanti c'era comunque 'l'obbligo morale di prestare maggiore cura, soprattutto alla luce dello studio sugli edifici pubblici condotto da Abruzzo Engineering, che ha fatto il punto sulle criticita' delle strutture pubbliche e invece e' rimasto inascoltato'. Nel corso dell'udienza gli altri famigliari delle vittime della Casa dello Studente hanno manifestato il proprio disappunto 'per le richieste di pena troppo miti'. 

 

 

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