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Pubblicato il 03/01/2013 22:10

Omicidio Melania Rea, le motivazioni della sentenza

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Sarebbe stato un delitto d'impeto quello commesso da Salvatore Parolisi

Sono state rese note le motivazioni che hanno portato alla condanna di Salvatore Parolisi per l'omicidio della moglie Carmela Melania Rea. La donna, rappresentata come la  "figura dominante" della coppia, secondo il gup Marina Tommolini, è stata uccisa dopo aver negato un rapporto sessuale al marito. Sarebbe stato un "delitto d'impeto", non collegato o ai segreti della caserma o ai tradimenti di Salvatore, secondo quanto si legge nell'articolo del quotidiano "Il Tempo" firmato da Alessia Marconi. Anche il rapporto tra il caporalmaggiore e Ludovica viene escluso tra le possibili cause, anzi, secondo il magistrato si è di fronte ad un amore mai provato. 

Per il giudice Tommolini, Salvatore Parolisi sarebbe potuto tornare sul luogo del delitto per vilipendere il cadavere anche due giorni dopo il delitto, ossia il 20 aprile: dalle 9.03, termine della telefonata con il capitano D’Ortona, sino alle 9.37 vi è il tempo per recarsi e tornare da Ripe di Civitella non necessariamente facendo tutto il percorso in auto, conoscendo Parolisi «tutti i sentieri di collegamento a piedi».

Secondo la ricostruzione fornita dai quotidiani, la famiglia arriva alla pineta intorno alle 15, con Parolisi che a quel punto, vista la temperatura più rigida, avrebbe indossato «il pantalone militare e la relativa casacca in goretex» che aveva nello zaino e cacciato il coltello a serramanico «forse per cercare un albero della cuccagna da portare alla suocera». E proprio in quel momento, in pochi minuti, si sarebbe consumato il delitto. «Perché a quel punto - si legge nell'articolo - Melania, dovendo fare la pipì, si sarebbe spostata dietro al chiosco «ove il marito, vedendola seminuda, verosimilmente si è eccitato, avvicinandola e baciandola per avere un rapporto sessuale». Rapporto sessuale che Melania avrebbe rifiutato, probabilmente rimproverando anche aspramente il marito. Che a quel punto, secondo quanto si legge nelle motivazioni, "ha reagito all'ennesima umiliazione, sferrando i primi colpi"».

Le motivazioni del gup di Teramo, Marina Tommolini, che ha condannato a ottobre scorso all'ergastolo Salvatore Parolisi sono state depositate ieri, ma ne' i legali del caporal maggiore (Valter Biscotti e Nicodemo Gentile) ne' il legale della famiglia Rea (Mauro Gionni) hanno ancora avuto copia ne' hanno avuto possibilita' di leggerla per capire cosa abbia convinto il gup Tommolini a condannare al carcere a vita il sottufficiale.

Il "no comment" accomuna difesa e parti civili. "Non possiamo rilasciare commenti senza aver letto le motivazioni della sentenza", dicono i legali. Per i difensori di Parolisi, al di la' dei commenti, sembra certa la strada del ricorso in Appello, se non altro perche' vogliono dimostrare la completa estraneita' al delitto di Ripe di Civitella (avvenuto il 18 aprile del 2011 nel bosco delle Casermette) ed anche che Parolisi ha detto sempre la verita'. E' stata questa l'impostazione difensiva tenuta durante il processo. Le motivazioni di condanna di Parolisi sono contenute in 67 pagine in cui il gup farebbe emergere come la prova fattuale della colpevolezza sia piu' forte di quella scientifica. Quel delitto sarebbe la risposta al rifiuto di Melania ad avere un rapporto sessuale al bosco delle Casermette dove la coppia si sarebbe diretta il giorno della scomparsa di Melania spostandosi da Colle San Marco. La donna doveva fare pipi' e si era nascosta dietro al chiosco; il marito avrebbe voluto avere un rapporto sessuale, ma Melania avrebbe rifiutato scatenando la sua ira culminata con le 35 coltellate mortali. 

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