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Pubblicato il 12/02/2013 07:07

Processo Housework, tutti assolti

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Cadono le accuse nei confronti dell'ex sindaco di Pescara, Luciano D'Alfonso

Posti in piedi, nell'aula 1 del Tribunale Penale di Pescara, per ascoltare la sentenza emessa dal collegio giudicante, (presidente Antonella Di Carlo, Paolo Di Geronimo e Nicola Colantonio) nell'ambito del processo "Housework", sulle presunte tangenti in appalti pubblici al Comune di Pescara. Assolti tutti gli imputati, perché i fatti non costituiscono reato. L'ex sindaco di pescara, Luciano D'Alfonso, grande assente in aula, il suo ex braccio destro, Guido Dezio, così come tutti gli altri imputati, 24 in tutto. Il tribunale di Pescara ha inoltre assolto gli imprenditori Carlo e Alfonso Toto; il geometra Giampiero Leombroni; l'imprenditore Massimo De Cesaris, Angelo De Cesaris, Alberto La Rocca; l'imprenditore Rosario Cardinale; Antonio Dandolo;Marco Mariani; Francesco Ferragina; Vincenzo Cirone; Fabrizio Paolini; Giacomo Costantini; Nicola Di Mascio; Enzo Perilli; Pietro Colanzi; Luciano Di Biase; Pierpaolo Pescara; Marco Molisani; Marco Presutti; Finizio Giampiero; Vincenzo Fani'. Gi imputati erano accusati, avario titolo, di reati che vanno all'associazione per delinquere alla corruzione, alla concussione, alla tentata concussione, all'abuso, al peculato alla truffa, al falso, all'appropriazione indebita. Applausi, pianti di liberazione e urla di gioia, hanno accolto la sentenza emessa. "Sono contento". Cosi' l'ex sindaco di Pescara ha commentato, da casa, la sentenza di assoluzione emessa poco fa a suo carico .A riferire il suo stato d'animo e' stato il legale di fiducia, l'avvocato Giuliano Milia, che ha definito la sentenza "molto positiva".

"Ringrazio la mia difesa, ringrazio quest'aula di Tribunale che ha scritto una bella pagina per la citta' di Pescara. Ripaga di cinque anni di sofferenza, di due arresti e mi fa credere sempre di piu' che le istituzioni esistono, sono forti e salde, e che questo Paese ce la puo' fare", ha commentato, visibilmente commosso, Guido Dezio.

 'La sentenza del Tribunale di Pescara, che abbiamo atteso con serenita' nella certezza di avere sempre operato secondo leggi e regolamenti, ha riconosciuto che 'il fatto non sussiste' smontando un teorema di accuse della Procura'. Lo sostengono Carlo e Alfonso Toto che aggiungono: 'Quello che ora ci auguriamo, in quanto cittadini abruzzesi, e' che, con la sentenza di oggi, si volti finalmente pagina e si abbandoni quel clima di veleni che anima strati della vita politica e sociale di questa Regione'.

 

'Ci auguriamo - concludono - che anche da noi torni, finalmente, l'attenzione sui progetti per lo sviluppo, sul lavoro e sul futuro dei giovani. Il cambio del clima socio-politico e' una condizione indispensabile perche' le imprese possano tornare a investire nel nostro territorio'.

 

Il pm Gennaro Varone aveva chiesto sei ani di reclusione per i principali imputati, D'Alfonso e Dezio. L'ex sindaco fu posto agli arresti domiciliari la notte delle elezioni regionali, il 15 dicembre 2008, dopo aver vinto per la seconda volta le elezioni comunali. Il processo era cominciato il 14 aprile 2011. Seicento i testimoni ascoltati.  Secondo il pm Gennaro Varone a Pescara esisteva una sorta di 'sistema D'Alfonso'. Egli sarebbe stato "capo e promotore" dell'associazione per delinquere, il cui scopo finale sarebbe stato quello di "commettere una serie di delitti contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e il patrimonio, volti "al reperimento di risorse per l'arricchimento personale, per il finanziamento dell'attivita' politica di D'Alfonso e per la propaganda presso i potenziali elettori in favore del sindaco". Varone, che non ha rilasciato alcuna dichiarazione, aveva chiesto anche la confisca di una villa di D'Alfonso a Lettomanoppello (Pescara), oltre all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. 

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A quattro anni dall'arresto, ai domiciliari, dell'allora sindaco di Pescara, Luciano D'Alfonso, si conclude oggi, lunedì 11 febbraio, con la sentenza, il processo di primo grado a Pescara relativo all'inchiesta 'Housework', su presunte tangenti negli appalti pubblici al Comune.

Ventiquattro, nel complesso, gli imputati. D'Alfonso fu arrestato il 15 dicembre 2008. Alle 9,30 e' in programma, nell'aula 1 di Palazzo di Giustizia, l'udienza dedicata alle ultime repliche e contro repliche. Conclusa, il Collegio, presieduto da Antonella Di Carlo, si riunira' in Camera di consiglio per decidere. Fra gli imputati, l'ex braccio destro di D'Alfonso, Guido Dezio, gli imprenditori Carlo e Alfonso Toto, ex dirigenti comunali.

L'ex sindaco deve rispondere di associazione per delinquere, corruzione, concussione, tentativo di concussione, appropriazione indebita, truffa e peculato. Per l'accusa, rappresentata dal pm Gennaro Varone, D'Alfonso sarebbe stato 'capo e promotore' dell'associazione per delinquere, il cui scopo finale sarebbe stato quello di 'commettere una serie di delitti contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica ed il patrimonio' volti ''al reperimento di risorse per l'arricchimento personale, per il finanziamento dell'attivita' politica di Luciano D'Alfonso e per la propaganda presso i potenziali elettori in favore del sindaco'.

L'inchiesta si compone di vari filoni, tra cui l'appalto per le aree di risulta e quello relativo al project financing dei cimiteri cittadini. Al termine della sua requisitoria, il pm Varone ha chiesto per l'ex sindaco 6 anni di reclusione, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e la confisca della villa di Lettomanoppello. Sei anni di reclusione sono stati chiesti anche per Dezio, mentre due anni e sei mesi per gli imprenditori Toto. 

 

 

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