Una generazione bruciata: in 3 anni e' crollato di un milione il numero degli under 35 che lavorano, di cui 750 mila unita' proprio nella fascia tra i 25 ed i 34 anni. Le tabelle dell'Istat traducono in numeri certi il dramma della crisi che ha minato i sogni e il futuro dei giovani di oggi proprio negli anni nei quali si costruisce, si trova un lavoro dopo la laurea, magari si mette su famiglia. "Bisogna smettere di dire che e' la vigilia della ripresa se non si traduce nel fatto che riprende l'occupazione", afferma la leader della Cgil Camusso, che torna a chiedere una politica economica che cominci "dagli investimenti" e che dia "reddito ai lavoratori. "La fotografia di una situazione di immobilismo e di sfascio del Paese sul fronte dello sviluppo economico e delle nuove opportunita' di lavoro", tuona il leader della Cisl Bonanni che invita il governo ad aprire "subito un confronto vero con le parti sociali sulla base del documento congiunto di sindacati e Confindustria, mentre proprio oggi in una lunga lettera da un quotidiano il ministro del Lavoro Giovannini ha difeso il pacchetto lavoro varato a fine giugno tornando ad annunciare entro breve nuovi provvedimenti. Intanto nel secondo trimestre 2013 di quest'anno nella fascia tra i 25 e i 34 anni solo 6 persone su 10 erano al lavoro in quella fascia d'eta' attiva per eccellenza con un tasso di occupazione al 60,1% contro il 70,1% del 2007 (65,9 nel 2010). E se per i maschi del Nord la situazione e' ancora accettabile con l'81,4% al lavoro (dall'86,6% del secondo trimestre 2010) al Sud la situazione e'drammatica con appena il 51% degli uomini della fascia 25-34 anni che lavora (e solo il 33,3% delle donne). L'imbuto davanti al quale si e' trovata la generazione dei ''giovani adulti'' e' dovuto in parte alla stretta sull'accesso alla pensione che ha tenuto al lavoro i piu' anziani (il tasso di occupazione nella fascia tra i 55 e i 64 anni e' passato nel triennio considerato dal 36,6% al 42,1%), in parte alla crisi economica e al generale calo dell'occupazione nelle imprese private insieme al blocco del turn over nella pubblica amministrazione che di fatto ha ridotto al lumicino le assunzioni nel pubblico. Il tasso di occupazione e' calato soprattutto tra i giovani uomini del Sud (dal 60,5% al 51% con quasi 10 punti) mentre per gli uomini del Nord il calo si e' limitato a 5 punti (dall'86,6% all'81,4%). Per le giovani donne del Sud il calo percentuale e' stato meno consistente partendo da un dato basso (dal 34,2% al 33,3%). Se si guarda al complesso degli under 35 (quindi anche ai giovanissimi) il tasso di occupazione a livello nazionale risulta in calo dal 45,9% del secondo trimestre 2010 al 40,4% dello stesso periodo del 2013. Il tasso di disoccupazione nella fascia tra i 25 e i 34 anni e' cresciuto dall'11,7% del secondo trimestre 2010 al 17,8% dello stesso periodo del 2013 con oltre sei punti in piu'. I disoccupati tra i giovani adulti sono passati da 670.000 a 935.000. Al Sud il tasso di disoccupazione in questa fascia di eta' e' ormai al 30% (molto simile tra uomini al 29,1% a donne al 31,5%) dal 20,6% di appena tre anni prima. Al Nord la disoccupazione tra i giovani adulti e' passata dal 7,3% del secondo trimestre 2010 al 10,9%
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