Quasi due famiglie su tre, l'anno scorso, hanno ridotto la spesa di prodotti alimentari. E' quanto emerge dal rapporto annuale dell'Istat in cui si sottolinea che "nel 2012 aumenta al 62,3% il numero delle famiglie che hanno adottato strategie di riduzione della quantita' e/o qualita' dei prodotti alimentari acquistati (quasi nove punti percentuali in piu' rispetto all'anno recedente).
La punta massima del fenomeno, spiega l'Istituto, "si e' verificata nel Mezzogiorno (al 73%), ma in termini incrementali si sono avute variazioni anche piu' ampie al Nord, dove il salto e' stato di quasi 10 punti percentuali, e al Centro. Aumenta, inoltre, di circa due punti percentuali la quota di famiglie che acquistano generi alimentari presso gli hard discount, soprattutto nel Nord". Le tipologie familiari che nel 2012 hanno modificato maggiormente i comportamenti di consumo alimentare in senso restrittivo sono le coppie con figli, le famiglie di monogenitori e le famiglie con membri aggregati (piu' del 64% di tali famiglie).
Sono oltre due milioni (2.250.000) i Neet in Italia, cioe' i giovani tra i 25 e i 29 anni che non lavorano e non studiano, e in molti casi si tratta di mamme. Lo rileva il rapporto annuale dell'Istat secondo l'occupazione e' in calo soprattutto per i ragazzi under 30. L'Italia ha la quota di Neet piu' alta d'Europa (23,9%). Nel solo 2012 il numero di Neet e' ulteriormente aumentato di 95 mila unita' (4,4%) mentre dal 2008 l'incremento e' stato del 21,1% (+391mila giovani). I Neet sono piu' diffusi tra le donne, lo sono molte casalinghe italiane con figli nelle regioni del Sud e le straniere con figli al Centro-Nord, soprattutto marocchine e albanesi. Tra i giovani che vivono ancora in famiglia, l'incidenza e' piu' alta tra gli uomini.
Nel complesso, negli ultimi quattro anni sono stati gli uomini a mostrare una crescita maggiore. La quota di essi rappresentata dai disoccupati e' particolarmente elevata tra gli uomini (49% contro il 33,1% delle donne), mentre le donne sono piu' presenti nella componente dell'inattivita' e in particolare in quella distante dalla partecipazione. Il 40% dei Neet e' alla ricerca attiva di lavoro (49% tra gli uomini, 33,1% tra le donne), circa un terzo appartiene alle forze di lavoro potenziali, il restante 29,4% sono inattivi che non cercano lavoro e non sono disponibili a lavorare. La situazione nel Mezzogiorno rimane quella piu' critica: in questa area e' Neet un giovane su tre (contro uno su sei nel Nord e uno su cinque nel Centro) e sono anche meno numerosi i Neet alla ricerca attiva di lavoro (36% contro il 46% circa del Centro-Nord). L'incidenza dei Neet tra i giovani stranieri e' pari al 33%, con una forte differenza di genere (21,4% gli uomini e 43,6% le donne). Tuttavia il fenomeno assume caratteristiche diverse per le straniere. Infatti, il 58% delle Neet e' madre (8,9% tra i maschi stranieri) e si tratta soprattutto di marocchine e albanesi.
Sono sempre piu' le coppie in cui lavora solo la donna, magari perche' il marito cerca lavoro o e' cassintegrato. Lo rivela il rapporto annuale dell'Istat secondo cui l'occupazione femminile e' cresciuta di 110mila unita' rispetto al 2011 (+117mila rispetto al 2008). Le famiglie in cui solo la donna lavora sono passati da 224 mila nel 2008 (5%) a 314 mila nel 2011 (7%) fino a 381 mila nel 2012 (8,4%). Il fenomeno e' rilevante nelle coppie in cui l'uomo e' in cerca di lavoro o disponibile a lavorare (+51 mila unita' rispetto al 2011, +21,2%) o e' cassintegrato (+20 mila unita', +53,9%). Le madri occupate che 'mantengono' la famiglia risiedono per lo piu' al Sud, appaiono non piu' giovanissime e con un titolo di studio medio basso.
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