Città Sant’Angelo rievoca la vendemmia storica
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Pubblicato il 23/09/2015 17:05

Città Sant’Angelo rievoca la vendemmia storica

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di Giulia Grilli

Attesa come un grande evento, frutto dei sacrifici di un intero anno, la vendemmia, da sempre, rappresenta un giorno di festa. Dopo aver scongiurato i toni bizzarri di un clima sempre più imprevedibile, che spesso mette a repentaglio un'intera annata, e dopo aver osservato con pazienza il lento procedere delle stagioni che accompagnano il ciclo naturale, l'uomo si appresta a raccoglierei frutti della vite.

 

E se i procedimenti moderni prevedono ormai l'utilizzo di macchinari specifici per qualsiasi fase della lavorazione, c'è chi ancora ripercorre le antiche tradizioni, rievocando la vendemmia storica in ogni suo singolo passaggio. E' accaduto a Città Sant'Angelo, lo scorso 19 settembre. I vignaioli di Contrada Gaglierano si sono riuniti in un evento unico nel suo genere, in grado di far rivivere a tutti i partecipanti lo storico legame tra uomo e natura. L'iniziativa, svoltasi principalmente nelle strutture di SCIARR Azienda Agricola D'Alesio, è stata patrocinata dal Comune di Città Sant'Angelo e dalla Coldiretti Abruzzo, e ha incuriosito giovani e meno giovani. Dalla contrada alla città, in molti sono accorsi per perdersi nella spensieratezza di una giornata diversa dal solito, mentre lo stupore segnava i volti di alcuni stranieri sopraggiunti per ammirare l'antica arte vinicola.

 

 

Accompagnati da due asinelli, animali storicamente utilizzati per il trasporto del raccolto, i presenti si sono addentrati tra i tendoni di Montepulciano della famiglia D'Alesio, per riempire i cesti di grappoli. E mentre le mani inesperte dei vendemmiatori amatoriali si tingevano del succo degli acini più maturi, le musiche dialettali accompagnavano le danze tra i vigneti e gli schiamazzi dei bambini, intenti a vivere liberi un pomeriggio in compagnia della madre terra.

 

 

Al termine della prima fase, con il ritorno alla base nel piazzale di casa Sciarr, le uve sono state adagiate nelle vasche di legno per rievocare la pigiatura "originale", anche detta pistatura. Pratica ormai in disuso a causa delle normative igieniche, la pigiatura veniva effettuata a piedi nudi, sia a contatto diretto con i grappoli, che con l'utilizzo di sacchi di juta in cui i frutti venivano racchiusi. Ma per rivivere a pieno le tradizioni, i piedi dei più coraggiosi hanno fatto il loro ingresso nei vasconi di legno per un'insolita passeggiata sull' uva soffice, favorendo la fuoriuscita del mosto.

 

 

Oggi i macchinari specifici chiamati pigiatrici, o piagiadiraspatrici quando gli acini vengono privati dei raspi, non consentono alcun contatto umano nella vinificazione, che si limita alla semplice raccolta manuale dei grappoli qualora questa sia prevista per preservarne l'integrità. Ma tra danze ritmiche e schizzi rosso rubino che coloravano le gambe dei "pistatori", l'atmosfera gioviale ha raccolto tutti in un vero e proprio inno a Bacco attorno alle trocche, risvegliando inconsapevolmente antichi riti, nuove esperienze e un atavico legame con l'agricoltura.

 

Accanto al baccano, alla musica e ai balli, i torchi, invece, sono stati utilizzati per spremere le vinacce solo dagli uomini più esperti, che ancora oggi lavorano con i vecchi strumenti per produrre il vino per il consumo familiare.

 

 

Usi e costumi ormai vivi solo nelle abitudini contadine, sono così ritornati alla luce in una mite giornata di fine estate. E mentre il sole si nascondeva dietro il Gran Sasso, l'imbrunire ha segnato l'ultima tappa di questo meravigliosa festa: una cena tra tavolate di legno e panche alla quale, ovviamente, non poteva mancare il protagonista indiscusso di questo sabato, il vino.

 

 

 

Foto di: Giulia Grilli

 

 

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