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Pubblicato il 20/12/2013 15:03

Ultrastudio, arte in evoluzione

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di Giulia Grilli


Tutto ha avuto inizio, circa un anno fa, con un preliminare d'affitto per 250 mq con finestre rotte e quattro dita di polvere che ricoprivano il pavimento. Mauro Bianchini intendeva trasferire il suo spazio espositivo, White Project, in questa nuova sede ancora decadente, ma poi tutto è cambiato. Il giovane gallerista ha deciso abbandonare la vecchia strada per seguire la sua necessità di fare arte, con il nome di Rashid Uri. Ha contattato Matteo Liberi e Gloria Sulli, e da qui l'idea di creare uno spazio di lavoro condiviso per più creativi. Siamo in via Raiale 167, davanti al cementificio di Pescara, e dove una volta il grigiore industriale avvolgeva tutto, ora c'è Ultrastudio.

Questi tre artisti abruzzesi, i primi ad insediarsi nel capannone abbandonato, si sono rimboccati le maniche dando vita ad un luogo unico in cui l'odore dei colori ad olio e degli acrilici si fonde a quello del metallo saldato delle sculture di Gloria. Oggi gli inquilini sono otto, e ai tre precursori si sono aggiunti Gioia Bianconiglio, Davide Cocozza, Maurizio Vicerè, Stefania Coccia e Francesca D'Annunzio.

Ultrastudio non è un'area espositiva, né un collettivo. E' un insieme di sei microspazi immaginari dove otto artisti convivono, lavorano, si incontrano nello stesso luogo per dare sfogo alla loro creatività. L'arte qui è in continua evoluzione, tra pittura, scultura, installazioni e fotografia.

 

 

Come procede la convivenza all'interno di Ultrastudio?

Gioia. Non è sempre facile! I lati negativi sono quelli di una convivenza classica. Ognuno ha i suoi metodi, tempi e ritmi, e gestirli non è semplice. E' come se abitassimo in un grande appartamento senza pareti e porte, nessuno ha privacy, ma tutti condividiamo la stessa necessità.


Ci sono collaborazioni sul lavoro, scambi di idee o progetti comuni?

Matteo. Gli scambi di idee avvengono quotidianamente.

Rashid Uri. Anche gli scambi tecnici. Se hai bisogno di saldare o lavorare il ferro devi chiedere a Gloria. Se ti serve un consiglio sui colori a olio, acrilici e pigmenti io sono quello più preparato, mentre Matteo è specializzato sugli spray.

Gioia. Io sono arrivata solo a maggio di quest'anno, ma ho imparato molto qui dentro, ed è stato proprio Mauro ad insegnarmi a costruire la mia prima tela. Però, per quel che ricordo, un lavoro a più mani non è stato mai realizzato.

Gloria. La cosa più bella, per me, è chiedere l'opinione degli altri perchè si crea subito un confronto diretto, che nell'arte è importantissimo.

 

 

Come si svolge una giornata tipo in questo studio?

Rashid Uri. E' diversa per ognuno di noi. Io, ad esempio, vengo volentieri la mattina, Matteo dopo pranzo, mentre Gloria non ha orari, la puoi trovare qui anche dall'alba fino a mezzanotte. A volte non si frequenta lo studio anche per due settimane, ma la cosa più rara è trovarci tutti e otto qui dentro. Per ora non è mai accaduto.

 

Quanto avete investito a livello economico per realizzare questo progetto?

Rashid Uri. Molto poco. Ci siamo rimboccati le maniche per ripulire tutto dalle polveri del cementificio, per imbiancare le pareti interne ed esterne, per ripristinare l'impianto elettrico. C'è tanto sudore qui dentro, ma questo è un luogo che ti forgia, è una prova di forza. Non c'è riscaldamento e tante volte si viene a lavorare solo per la voglia di farlo. Chiunque preferirebbe stare a casa nei mesi invernali. Il freddo e l'umidità si sentono, ma le difficoltà che noi tutti abbiamo sono il motivo per cui questo spazio è nato. Se avessimo avuto tanti soldi da investire, nessuno sarebbe qui adesso.

 

(opera di: Rashid Uri)

 

Come vivete l'arte in una città come Pescara?

Gioia. Personalmente cerco di prendere tutto quello che posso, non mi lascio sfuggire niente, perché gli eventi culturali sono davvero pochi e quello che offre la città è minimo. Mi manca molto poter andare a teatro a vedere un'opera lirica, ma qui non è possibile. Ci sono solo piccole situazioni, e mai un programma o un riferimento fisso, devi sempre essere tu a spulciare in un tessuto sotterraneo.

 

 

Che cosa manca per creare interesse artistico?

Gloria. La gente va educata, con progetti seri e con una realtà credibile. Non c'è l'abitudine di valorizzare la cultura nel nostro paese.

Rashid Uri. L'interesse si crea con gli investimenti, con un indotto. Se Pescara avesse puntato sul Museo Colonna, ad esempio, avrebbe fatto un grande passo avanti. E invece ci ritroviamo ad avere uno spazio espositivo con le pareti celesti, sulle quali solo pochissimi quadri possono essere appesi!

Matteo. L'Italia è tra gli ultimi paesi in Europa ad investire sulla cultura, perché sottovaluta il potenziale e il ritorno economico, e questo rappresenta un grande problema.

 

(opera di: Gloria Sulli)

 

(opere di: Matteo Liberi)


Quindi, per fare arte, tutti via da Pescara?

Rashid Uri. Si, possibilmente via dall'Italia.

Gioia. Anche se sarebbe un peccato doversene andare dal nostro paese per poter lavorare.

Matteo. La nostra base operativa può rimanere sicuramente Pescara, ma l'attività dev'essere svolta dove l'arte è vista diversamente.

Gloria. Ultimamente io e Mauro siamo andati in Romania, e abbiamo visto con i nostri occhi come la cultura sia una potenzialità economica. Non è un surplus per pochi, ma un investimento per una nazione intera. A tutti noi piacerebbe che anche l'Italia comprendesse la ricchezza che questo paese ha tra le mani. Vedremo cosa accadrà in futuro...

 

(opera di: Bianconiglio)

 

 

 

Foto Ultrastudio: S. Camplone, E.Gimenez, T.Ciampoli

© Riproduzione riservata

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