Al suo rientro dalla visita di Stato in Messico Enrico Letta dovrà cercare una mediazione tra Matteo Renzi e Angelino Alfano. Le distanze tra il segretario del suo partito e il suo vice di governo si stanno facendo pericolose. Il sindaco rottamatore non solo non fa passi indietro sui temi che non piacciono al Nuovo Centrodestra (immigrazione e unioni civili), si dice anche colpito dalla ''clamorosa'' retromarcia del Ncd sull'abolizione del Senato (la proposta degli alfaniani prevede un Senato ridimensionato ma sempre elettivo). Il leader democratico spiega chiaro e tondo che se il Ncd non accetta il pacchetto di riforme del Pd (che prevede taglio dei parlamentari, monocameralismo e riforma del titolo V della Costituzione) si apre un problema tra l'azionista di maggioranza della coalizione e il partito che assicura a palazzo Madama la tenuta del governo.
Le prime reazioni del Nuovo Centrodestra sono improntate all'allarme: i neocentristi parlano di ''arroganza'' del sindaco di Firenze e di ''provocazioni'' sui temi divisivi. Tra i quali non ci sono solo lo ius soli e le unioni di fatto ma soprattutto la legge elettorale. Su questo argomento Renzi e' molto cauto e fa sapere che la proposta definitiva del Pd giungera' solo quando il segretario sara' sicuro di portare a casa un risultato. Tradotto significa che Renzi aspetta di conoscere prima la posizione di Silvio Berlusconi (con il quale e' sempre in sospeso un incontro) e di Beppe Grillo.
La difficolta' e' rappresentata anche in questo caso dalla posizione di Alfano, favorevole al modello del sindaco d'Italia che invece non piace a Forza Italia. Dunque in questo momento la partita di governo si gioca sull'asse Pd-Ncd e solo Letta sembra in grado di mediare tra posizioni molto distanti tra di loro. Tuttavia e' chiara l'intenzione di Renzi di non farsi insabbiare in una trattativa vecchio stile: il leader democratico si tiene alla larga dal rimpasto e lascia al premier il compito di decidere se alcuni ministri vadano sostituiti o meno (anche in questo caso il nodo riguarda il partito di Alfano che e' sovra rappresentato al governo). L'obiettivo sembra quello di non farsi incastrare nella nascita di un Letta-bis, che ingabbierebbe i democratici per lungo tempo, e di lasciare a Letta l'intera responsabilita' della squadra magari aggiornata con un ''rimpastino''. Renzi e' disponibile alla lealta' parlamentare in funzione dei risultati concreti e non delle poltrone: si rende conto che la sua immagine potra' crescere solo se effettivamente si vareranno riforme epocali come la fine del bicameralismo, il taglio drastico delle spese della politica e soprattutto la nuova politica del lavoro (sulla quale vede un interesse dell'intera sinistra europea). L'impressione resta comunque quella di una frenata degli alfaniani che, con il ministro Quagliariello, sottolineano di non stare in maggioranza per prendere o lasciare. Anche perche' sullo sfondo resta per il Nuovo centrodestra il problema di non tagliare i ponti con i berlusconiani. Del resto il Cavaliere non ha problemi minori del suo ex delfino: i colonnelli di Forza Italia si sono ribellati all'idea che ad assumerne la guida sia un esponente esterno come Giovanni Toti, attuale direttore di Italia 1 e Rete 4. Uno dei fedelissimi, Raffaele Fitto, ha dato voce ai malumori chiedendo a Berlusconi di non umiliare in questo modo la sua classe dirigente. E cosi' per il momento l'idea del coordinatore unico e' slittata a data da destinarsi.
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