Massimo Cialente fa bene a protestare contro il governo per la mancanza di fondi per la ricostruzione dell'Aquila, ma il tricolore non si tocca. Questo il pensiero comune dei 'colleghi' sindaci degli altri capoluoghi di Provincia, che provano a mettersi nei panni del primo cittadino aquilano che ha spedito la sua fascia al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e ammainato le bandiere italiane da tutti gli uffici pubblici, scuole comprese, anche se oggi il prefetto gli ha intimato di tornare indietro pena la sospensione e la rimozione.
'Riconsegnare la fascia puo' essere un segno per convogliare l'attenzione di Napolitano sulla problematica della ricostruzione, ma il tricolore e' il simbolo della nazione e credo debba continuare a sventolare nei balconi e nelle sale delle istituzioni', spiega il sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi. Di parere molto simile il primo cittadino di Chieti, Umberto Di Primio. 'Sarebbe stato piu' utile chiamare a raccolta sotto il tricolore quanti possono fare qualcosa, piuttosto che toglierlo e urlare le colpe', sottolinea il sindaco di Cheti.Critico con Cialente e' il sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia, che si dichiara 'vicino da un punto di vista umano' ma sbotta: 'E' un modo soggettivo di interpretare l'istituzione, ma non sono affatto solidale con il gesto di Cialente: le istituzioni devono ragionare, mediare, e dialogare con le altre istituzioni, anche alzando la voce'.
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