Chiarimenti sia sulle intenzioni di ''finanziare adeguatamente il Piano nazionale amianto, per la bonifica dei siti ma anche per creare un fondo vittime dell'amianto'' sia su quelle di ''modificare la normativa e consentire i benefici previdenziali ai lavoratori che hanno operato per anni a contatto con l'amianto, favorendo cosi il pensionamento di molti addetti delle fabbriche di Bussi'' sono stati sollecitati, in un'interrogazione al Ministro dell'Ambiente, del deputato di Sel Gianni Melilla. Nel documento, il parlamentare abruzzese sottolinea che il sito di Bussi sul Tirino e' considerata tra le discariche di rifiuti tossici piu' grandi d'Europa, investe un'area che coinvolge le province di PESCARA e di Chieti e vede oltre 300.000 abitanti in vario modo interessati dalle conseguenze degli inquinanti. ''Oltre le tonnellate di rifiuti tossici, inquinanti e contaminanti situati sia nella discarica Tremonti sia nei siti di interesse nazionale (quello Solvay), e' presente in modo massiccio - aggiunge l'esponente di Sel - anche l'amianto contenuto negli impianti e, soprattutto, nelle coperture degli stabilimenti industriali''. ''Sono centinaia le posizioni giudiziali dei lavoratori che attendono di avere benefici previdenziali per essere stati a contatto con il materiale nocivo per decenni - prosegue Melilla -. Fino al 2011 vigeva il Dpr 639 del 1960 che non poneva termini di scadenza fra la domanda amministrativa del riconoscimento di benefici e quella giudiziale. Con il decreto legge 98 del 2011 il tempo fra le due domande, invece, non puo' superare i tre anni. Una normativa che viene applicata retroattivamente, escludendo tutte quelle posizioni di lavoratori che hanno avanzato domanda amministrativa molti anni prima del 2011''
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