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Pubblicato il 29/11/2014 08:08

Campo (Uil) lancia l'allarme occupazione in Abruzzo

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 Se il mercato del lavoro, in Italia, crolla, in Abruzzo va ancora peggio. Continua, infatti, l'erosione del numero degli occupati: il dato dei 500mila e' sempre piu' lontano e nel terzo trimestre dell'anno la regione e' scesa a quota a 474mila occupati, cioe' tremila in meno rispetto al dato gia' pessimo del terzo trimestre dello scorso anno. A lanciare il nuovo allarme sulla situazione occupazionale abruzzese, analizzando dati Istat, e' il segretario regionale della Uil, Roberto Campo. "I disoccupati a due cifre, che prima della crisi erano 33mila, dopo un po' di anni in cui sono saliti tanto che la prima cifra e' stata il "6", ora sono arrivati a 70mila, pari al 12,9%, contro l'11,8 medio nazionale - dice Campo - Anche la cassa integrazione e' in crescita, in Abruzzo piu' che in Italia: +18,5 in Abruzzo, contro il +13,2 amedio nazionale". "Il presidente del Consiglio ha spiegato alla stampa americana che in Italia e' quasi impossibile licenziare e che il Jobs Act porra' rimedio a cio'. I dati - evidenzia il segretario - dicono il contrario: durante gli anni della crisi in Italia abbiamo avuto 10 milioni di cessazioni di rapporti di lavoro all'anno. Un singolo lavoratore puo' aver subito piu' di una cessazione di contratto all'anno, per cui ai 10 milioni di contratti cessati non corrispondono 10 milioni di lavoratori, ma e' evidente che non e' affatto vero che abbiamo un mercato del lavoro ingessato. Il vero problema e' che le assunzioni attivate sono inferiori alle cessazioni, perche' cio' che manca e' la crescita. Inoltre, le nuove assunzioni sono per oltre l'80% con contratti a termine e due terzi dei lavoratori a part-time lo sono perche' costretti e non perche' volontari". "Con lo sciopero generale del 12 dicembre - conclude Campo - cercheremo di far capire al Governo che ha scelto la strada sbagliata: riformare il mercato del lavoro a costo zero, attraverso riduzione di tutele, aumento della liberalizzazione dei contratti e del facile licenziamento immotivato. L'altra strada, quella che sosteniamo, e' far ripartire l'economia interna, con investimenti pubblici e privati e rilancio dei consumi"

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