Buona parte della base dell'elettorato Pd e del M5S sarebbe favorevole a un accordo tra il Partito Democratico e i 5 Stelle. Lo dicono "i numeri" dei sondaggi condotti nei giorni scorsi su questa ipotesi, che "si fara' piu' pressante" se il Pdl continuera' nella sua posizione post-sentenza della Cassazione, secondo Maurizio Pessato dell'Istituto Swg. Un'alleanza, "percepita come di sinistra che scatenerebbe - secondo Renato Mannheimer - un'opposizione violenta non solo dal Centrodestra ma anche dal Centro". Secondo Roberto Baldassari, vicepresidente Istituto Piepoli, Pd e M5S invece funzionerebbero elettoralmente meglio in una corsa solitaria, salvo fare successive alleanze. "Fra i 5 stelle - avverte - ci sono molti fuoriusciti del Pdl, che non accetterebbero l'accordo e, anzi, tornerebbero all'ovile, facendo cosi' beneficiare il partito di Berlusconi". "Dai sondaggi fatti un paio di settimane fa - dice Pessato - sono sicuramente emerse due aree sia tra gli elettori Pd che del M%S che pensano ad un possibile accordo. Erano minoritarie ma c'erano, aree non piccole ma non di maggioranza. Certo - commenta - che se il Pdl continua a spingere, e' chiaro che si fara' piu' pressante la possibilita' di arrivare a forme di accordo tra Pd e M5S, ma questo dipende tutto da come si svilupperanno le cose da oggi pomeriggio in poi". "Nessuno conosce il futuro - premette Renato Mannheimer - quindi e' tutto molto difficile da pronosticare, ma piu' della meta' dell'elettorato di Grillo, interpellato qualche tempo fa, voleva l'accordo con il Pd cosi' come una buona parte dell'elettorato del Pd, ma anche alcuni leader, vedrebbe bene un accordo con M5S. Certo - osserva - bisogna vedere poi un governo del genere cosa riuscirebbe a fare con un'opposizione probabilmente scatenata e molto violenta, perche' verrebbe percepito come un governo di sinistra, e anche la parte di Centro del Paese la vedrebbe male. Nell'elettorato comunque - ammette - e' un'ipotesi che piace. Ovviamente i due partiti dovrebbero trovare dei punti programmatici in comune".
Piu' articolata l'analisi di Roberto Baldassari, vicepresidente dell'Istituto Piepoli. "Bisogna partire dal presupposto che l'elettorato del Movimento 5 Stelle e' formato in parte da 'fuorisciti' del Pd e in parte da quelli usciti dal Pdl - sottolinea - quindi il vantaggio di un accordo Pd-M5S avrebbe una sommatoria che non sarebbe quella dei due partiti. Se M5S e' oggi tra il 17-20% e il Pd al 28% il nuovo schieramento non sarebbe la somma di questi due partiti, perche' nel Movimento di Grillo la parte di elettori ex-Pdl tornerebbe all'ovile, e porterebbe benefici al partito di Berlusconi". In questa partita, dunque, "i nuovi schieramenti che si andrebbero a comporre potrebbero far perdere la nuova casa agli elettoriPentastellati, che tornerebbero o nell'ipotetica nuova Forza Italia o in una nuova formazione di centrodestra, piu' di destra che di centro, una sorta di evoluzione di Fli". In altre parole, secondo Baldassari "l'accordo sarebbe visto meglio dalla base del Pd, che non e' tutto il Pd - precisa - mentre non e' detto che stia bene all'elettorato M5S, molto piu' variegato di quanto si pensi". Alla luce di questo, secondo l'esperto, "Pd e M5S farebbero bene ad andare da soli, salvo stringere un'alleanza in un secondo momento". In altre parole: "fate un accordo ma non lo dite all'elettore, perche' dopo averglielo detto rischiate di perderlo. Da solo, infatti - ragiona Baldassari - il movimento di Grillo, cavalcando ancora l'onda di protesta tornerebbe a vincere, il Pd potrebbe assestarsi intorno al 29-30%. Una volta diventato piu' solido, potrebbe fare un accordo con M5S raggiungendo con tutta la coalizione il 50%".
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