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HOME » CRONACA » CHIESTO IL PROCESSO PER LUIGI LUSI E LA MOGLIE
Pubblicato il 24/11/2012 09:09

Chiesto il processo per Luigi Lusi e la moglie

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Associazione a delinquere finalizzata all'appropriazione indebita sono i reati ipotizzati dalla procura

Associazione a delinquere finalizzata all'appropriazione indebita. Soldi del partito, oltre 22 milioni di euro, finiti in societa' create ad hoc, anche all'estero. Questa l'accusa principale con cui la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per Luigi Lusi, l'ex tesoriere della Margherita attualmente agli arresti domiciliari in un convento in Abruzzo.

Nei confronti del parlamentare confermata anche l'accusa di calunnia per le affermazioni fatte nei confronti di Francesco Rutelli. Oltre a Lusi, i pm chiedono il processo anche per Giovanna Petricone, moglie del senatore, i commercialisti Mario Montecchia e Giovanni Sebastio nonche' Diana Ferri, collaboratrice e prestanome di Lusi in una sua societa'. Questi sono tutti accusati di associazione a delinquere. Cadute le ipotesi di reato di riciclaggio e peculato nei confronti di Giovanna Petricone e quella di intestazione fittizia di beni per lo stesso Lusi. Escono di scena dall' inchiesta invece Francesco Giuseppe Petricone, e Micol D'Andrea, rispettivamente cognato e nipote acquisita di Lusi.

Attualmente detenuto nel convento Santa Maria dei Bisognosi a Carsoli, in Abruzzo, dopo l'arresto del 22 giugno deciso dal Senato, Lusi, 50 anni, fino a febbraio scorso senatore del Pd, dal quale e' stato espulso salvo confluire nel Gruppo Misto, e' accusato di aver sottratto soldi dalle casse della Margherita, provenienti dai rimborsi elettorali, a partire dal 2007, epoca di scioglimento della Margherita. 

Lusi, difeso dagli avvocati Luca Petrucci e Renato Archidiacono, ha sempre respinto le accuse sostenendo di aver fatto investimenti immobiliari in virtu' di 'un preciso patto fiduciario' ricevuto da Rutelli del quale, per gli inquirenti, non esiste traccia. Una tesi, quella di Lusi, considerata fantasiosa dai magistrati e costata al parlamentare anche la contestazione di calunnia per la chiamata in correita' dell'attuale presidenza dell'Api.

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