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Pubblicato il 30/12/2013 22:10

Luigi Lusi deve risarcire per 22 milioni e 810 mila euro lo Stato

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La sezione giurisdizionale della Corte dei Conti del Lazio ha condannato l'ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi a risarcire per 22 milioni e 810 mila euro lo Stato per danno erariale. La sentenza e' stata pubblicata oggi ed e' visibile sul sito della Corte dei Conti. 

 La cifra di 22.810.200 euro rappresenta quanto l'ex senatore si sarebbe appropriato dal 2002, quando fu nominato tesoriere dei Dl. Lusi e' stato citato in giudizio dalla Corte dei Conti "per illecita gestione, in qualita' di tesoriere, dei fondi ricevuti dal partito politico 'Democrazia e' Liberta'-La Margherita' - si legge nella sentenza - a titolo di rimborso per le spese elettorali dei partiti politici". Lusi, arrestato nel giugno 2012 dopo il voto del Senato, e' stato rinviato a giudizio nel processo penale.

 "Ritengo che si sia creato un conflitto di giurisdizione con il Tribunale di Roma, che ha invece ritenuto i fondi della Margherita di natura privata e non pubblica. Comunque la posizione di Lusi, alla luce di questa sentenza, potrebbe aggravarsi perche' potrebbe rispondere del reato di peculato, molto piu' grave di quello di appropriazione indebita che oggi gli viene contestato". Cosi' Titta Madia, legale della Margherita commenta la sentenza della Corte dei Conti che condanna Lusi a risarcire 22 milioni.

"La decisione della Corte dei Conti e' in linea con quanto da mesi il nostro assistito afferma: quei soldi devono essere restituiti allo Stato e non alla Margherita". Lo afferma l'avvocato Renato Archidiacono, del Collegio difensivo di Luigi Lusi, l'ex tesoriere della Margherita condannato oggi dalla Corte dei Conti a risarcire la casse dello Stato di oltre 22 milioni di euro. "Dal canto nostro - prosegue - abbiamo svolto sempre un ruolo di massima collaborazione con la Corte dei Conti, dicendoci da subito pronti alla restituzione di 16 milioni, perche' sosteniamo che gli altri sei erano gia' stati versati come tasse. La sentenza in questo senso non riconosce la nostra posizione e quindi su questo siamo pronti a presentare appello"

 

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