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Pubblicato il 27/02/2014 23:11

Processo all'ex rettore Di Orio, il professor Tiberti conferma le accuse

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Ha affermato di aver pagato lui l'acquisto dell'auto per la figlia dell'ex rettore dell'ateneo aquilano Ferdinando Di Orio, il docente della stessa universita', Sergio Tiberti, ascoltato per due ore nell'udienza presso la nona sezione collegiale del tribunale di Roma per il processo in cui Di Orio e' imputato di concussione nei confronti dello stesso Tiberti. Il dibattimento e' stato aggiornato al prossimo 15 maggio. In questa seconda udienza, in due ore Tiberti ha completato la deposizione cominciata nello scorso appuntamento e ha confermato tutti gli addebiti contro Di Orio, che per l'accusa gli avrebbe estorto nel corso degli anni piu' di 200 mila euro e preteso costosi regali, sotto la minaccia di compromettere la sua carriera accademia e professionale. Dopo Tiberti, assistito dall'avvocato Giorgio Tamburrini, ha testimoniato il titolare della concessionaria di Roma, in cui fu acquistata l'auto, Davide Colaneri. Questi ha confermato "l'acquisto, nella primavera del 2005, da parte di Sergio Tiberti, di una Kia Picanto a chilometri zero, per la somma di 7.200 euro, su richiesta dell'ex rettore Di Orio, desideroso di fare un regalo alla figlia". Colaneri ha aggiunto che "l'auto, ritirata da Di Orio, non trovo' il favore della destinataria", e che Di Orio "pretese, con telefonate e visite alla concessionaria, di cambiarle con una piu' costosa Citroen C2 modello Batman". Anche in questo caso pago' Tiberti che, secondo il titolare della concessionaria, "pago' la differenza per arrivare alla cifra di 13.600 euro". Il cambio d'auto sarebbe avvenuto 4 mesi dopo l'acquisto, e il teste Colaneri ha affermato che "Di Orio si sarebbe raccomandato di non dire alla figlia che a pagare l'auto era stato Tiberti, perche' doveva risultare un suo regalo". Successivamente e' stata la volta del secondo testimone dell'accusa, la dottoressa Tiziana Conti, consulente di Tiberti, che ha confermato che i vestiti su misura acquistati dal professore in una nota sartoria artigianale di Umbertide, e consegnati nel suo studio di Roma, erano destinati, come sarebbero per l'accusa confermato dalla taglia, all'ex-rettore Di Orio. Partita dall'Aquila e poi passata a Roma per competenza territoriale, l'inchiesta che ha condotto al processo si e' sviluppata in 3 anni cambiando numerosi protagonisti, due pm e due gup.

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