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Pubblicato il 01/03/2013 12:12

Ink Master Tattoo, tatuatori in famiglia

giulia grilli, Ink Master Tattoo, Tatuaggi, Lorenzo Casarin

di Giulia Grilli

"Avere un padre tatuatore è molto stimolante! E lavorare con la tua famiglia, malgrado i lati negativi, è un'esperienza straordinaria. Apprezzarsi e motivarsi l'un l'altro crea un contesto davvero positivo". Lorenzo Casarin, giovane trentenne, è cresciuto nel mondo dei tatuaggi sin da piccolo, da quando il padre, Dino, ha avviato la sua attività a Pescara, circa vent'anni fa. "Anche mio fratello Stevie ha seguito le orme di papà, e da poco ha iniziato a tatuare anche mia sorella Tamara. Perfino mia madre lavora con noi, prendendo appuntamenti, parlando con i clienti e facendo piercing. Solo mio fratello maggiore Graziano ha deciso di intraprendere un'altra strada" spiega Lorenzo. Se normalmente i genitori si oppongono alla scelta dei propri figli di seguire quella strana moda dei tatuaggi, nella famiglia Casarin sembra funzionare tutto al contrario, perché l'ago e l'inchiostro fanno parte del loro dna.

La pratica di decorazione del corpo ha origini antichissime e da sempre accompagna l'uomo. Nonostante i vari divieti nel corso della storia, l'abitudine di segnare in modo indelebile la pelle sopravvive in clandestinità. Dopo la diffusione negli anni '60 tra gli hippy e i motociclisti, i tatuaggi diventano un fenomeno che si espande in tutti gli ambiti sociali. I primi tatuatori italiani si affacciano nel panorama nazionale negli anni '80. L'Abruzzo si inserisce del circuito delle tattoo convention solo nel 2004, e il prossimo evento si terrà a Silvi durante il 5, 6 e 7 aprile.

È proprio grazie alla continua diffusione del tatuaggio nella nostra cultura che i Casarin, dopo la storica attività in Corso Vittorio Emanuele a Pescara, hanno inaugurato, lo scorso 13 febbraio, il secondo studio di Ink Master Tattoo a Chieti Scalo.

 

Lorenzo, perché avete deciso di aprire un nuovo studio nonostante la crisi?

Dividersi il lavoro in tre non è una cosa facile, e con l'aggiunta di Tamara a breve saremo in quattro. I miei genitori hanno sempre vissuto a Chieti Scalo, per cui abbiamo deciso di concentrarci anche in quella zona. Senza dubbio stiamo giocando d'attacco, dato il momento di crisi economica, adottando una strategia diversa, ovvero tatuaggi di qualità a prezzi leggermente inferiori. Purtroppo è strano da ammettere, ma molte persone rinunciano a comprarsi qualcosa pur di farsi un tatuaggio, per cui questo è un lavoro che riesce ad andare avanti nel tempo.

 

Tu quando hai iniziato a tatuare?

Ho iniziato seriamente a diciassette anni, ma già a quattordici avevo provato a fare qualcosa. Mio padre ha avviato quest'attività quando io avevo 10 anni, e ogni volta che uscivo da scuola venivo qui nello studio. Mi sono iscritto al liceo artistico, e ho approfondito la mia attitudine per il disegno. Sin da piccolo ho viaggiato per tutto il mondo seguendo le varie convention, e alla fine un po' per destino un po' per passione ho deciso di fare il tatuatore.

 

Ma non tutti seguono le orme del padre.

Dipende da che lavoro fa tuo padre. Certo, ti deve piacere, ma io sono stato fortunato. Fare il tatuatore mi permette di vivere quotidianamente alcuni aspetti della mia personalità, perché io sono fantasioso ed estroverso. Questa è un'attività che ti fa sentire giovane fino alla fine, e che puoi svolgere fintanto che la mano è ferma e la creatività è viva. Conosci sempre gente nuova, viaggi molto, ha tante sfaccettature positive. Ovviamente, ci vuole molta pazienza, perché il cliente non sta venendo da te a comprare una maglietta che potrà cambiare con lo scontrino. Il nostro è un prodotto che dura tutta la vita per cui ci vuole serietà e comprensione.

 

Non hai avuto paura che il tuo primo tatuaggio uscisse male?

Tatuare è come guidare per la prima volta. Se pensi che dopo essere salito in macchina farai un incidente non ci sali affatto. Devi imparare a svolgere il tuo lavoro, e la paura ci sarà sempre, ma basta fermarsi, tirare su la mano, respirare e poi ripartire. C'è da dire che io sono stato molto avvantaggiato, perché dai dieci ai diciassette anni è come se avessi fatto un apprendistato. Quando ho iniziato a tatuare avevo capito già tante cose, e altre le ho imparate strada facendo o solo continuando ad osservare mio padre.

 

Quali sono i tatuaggi che preferisci fare e quali i più difficili da realizzare?

Ho una passione per i tatuaggi giapponesi, perché hanno una storia alle spalle molto affascinante. Trovo interessante poter approfondire i miei studi e scoprire personaggi e spiriti nuovi. Ovviamente, il 70% dei tatuaggi grandi che faccio rientrano in questo filone e ricoprono schiene o braccia intere. Essendo una persona molto creativa, i tatuaggi realistici per me risultano più difficili perché mi limitano nell'espressione artistica. Mi piace inventare e interpretare, e non rifare un disegno come se fossi una fotocopiatrice. Avere un foglio bianco e poter disegnare per una persona specifica mi dà molta più soddisfazione.

 

Secondo te perché c'è ancora molta chiusura mentale nei confronti dei tatuaggi?

Credo che la rigidità sociale sia diminuita un po' nel corso degli ultimi anni. Ma questo è un problema tutto italiano e sinceramente non riesco a darmi una vera e propria spiegazione. L'anno scorso ero ad Amsterdam, e in un negozio di telefonia il commesso aveva la faccia completamente tatuata, i capelli gialli e indossava giacca e cravatta. In Italia una cosa del genere non potrebbe mai accadere. Forse dovresti porre la domanda a chi ha problemi a vedere un corpo tatuato, perché io non riesco a trovare una soluzione a quest'enigma. Per me ognuno è libero di fare quello che vuole con la propria pelle.

 

Il tatuaggio è una moda?

Assolutamente no. Il tatuaggio oggi non può più essere visto come una moda perché dura una vita, mentre le mode hanno breve continuità. Al massimo si può dire che ci sono delle tendenze per quanto riguarda l'oggetto che i clienti scelgono di tatuarsi, ma è un discorso completamente diverso. È vero anche che sono sempre poche le persone che optano per un disegno che abbia un significato specifico o di cui ne conoscono la storia. La percentuale di uomini e donne che vengono a Ink Master Tattoo è più o meno la stessa, con l'unica differenza che le donne resistono meglio in termini di dolore. Il cliente più vecchio aveva 74 anni ed è arrivato dicendomi "L'ho sempre voluto fare". Diverse generazioni, diversi stili di vita, diverse culture, il tatuaggio appartiene a chiunque, e per questo motivo non è una moda.

 

Se tuo padre non fosse stato un tatuatore che lavoro avresti fatto?

Il cuoco. Mi piace cucinare e mangiare!

 

 

 

  

 

 

 

 

 

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