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HOME » L'INTERVISTA » IRONMAN 70.3, QUANDO GLI UOMINI DIVENTANO DI FERRO
Pubblicato il 06/06/2014 10:10

Ironman 70.3, quando gli uomini diventano di ferro

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di Giulia Grilli

Domenica 1 giugno, Pescara, ore 9 del mattino. Dopo i temporali del giorno precedente il timido sole è tornato ad essere padrone del cielo, mentre qualche nuvola minacciosa si affaccia da dietro gli Appennini e un forte vento da nord spazza via ogni cosa. Il mare Adriatico si muove velocemente. La corrente, con la sua potenza, ha reso le acque poco limpide e le onde si infrangono ritmicamente sulla spiaggia semideserta. Ad osservare la potenza della natura ci sono i primi atleti, preoccupati per la loro imminente gara. Perché questo non è un giorno qualunque. Questo 1 giugno è il giorno dello sport, della tenacia, del coraggio, delle menti più forti e dei temerari. Questo, per Pescara, è il giorno dell'Ironman 70.3.

 

1,9 km di nuoto tra le acque del mare, 90 km di bicicletta e 21,1 km di corsa. Un triathlon in cui gli esperti delle tre discipline si vedono accompagnati da tanti appassionati, gente comune che sceglie di cimentarsi in una gara senza eguali, spogliandosi dei propri ruoli sociali, appendendo le cravatte dentro l'armadio o lasciando le pentole nella credenza. Si, perché ironman vuol dire anche ironwoman, donne di ferro che gareggiano agguerrite per la loro categoria. 2000 i partecipanti in questa quarta edizione del 2014, il numero massimo che si potesse raggiungere. La città è blindata, le strade del centro sono chiuse, e tutti sono pronti per il gran giorno.

 

 

Le aree delineate per la partenza si affollano, la tensione è nell'aria, nelle facce di chi inizia a vacillare prima ancora di essere partito. E intanto il vento si fa sempre più forte e tutti attendono le comunicazioni ufficiali per la prova di nuoto. Quel mare, così minaccioso, potrebbe risultare troppo pericoloso per tutti. "Sarà una bella sfida oggi" afferma l'atleta svedese Karl-Johan Danielsson, giunto per la prima volta a Pescara. "Le condizioni climatiche rendono tutto più difficile, e credo che sarà necessario più tempo per percorrere le tre distanze. La corrente gioca a sfavore nel nuoto, il vento renderà faticosa la gara di bicicletta, e la corsa finale sarà tagliente. Ci vorrà più forza del previsto, ma io vengo da un paese in cui il clima non è molto mite e ho già partecipato a numerose gare in condizioni davvero difficili!". Intanto i grandi occhi azzurri nascosti dalle lenti specchiate continuano ad osservare il mare, come per implorarlo di placarsi, di arrendersi.

 

 

A pochi metri di distanza, in spiaggia, c'è Cherry, una donna di 40 anni che viene dall'Inghilterra al suo quattordicesimo Ironman. "You are so strong!" le dico sbalordita, mentre sorridendo mi risponde "Lo spero! Soprattutto oggi con questo tempo, devo esserlo. Non sarà molto sicuro entrare in acqua, ma sto pregando affinchè non annullino la gara, sarebbe un vero peccato". Le chiedo cosa significhi per lei partecipare a questa competizione, dove le possibilità di vincere sono praticamente impossibili visto il numero di partecipanti. "It's you against you" (sei tu contro te stesso) mi risponde spiegandomi come solo ogni iscritto sia consapevole dei suoi limiti e dei suoi punti di forza. Ognuno sa fino a dove è disposto a spingersi.

 

Verso le 11,15 una voce al microfono annuncia in tutte le lingue che il percorso di nuoto è stato ridotto ad un solo km. Nel frattempo Valentino Medoro, di Pescara, che gareggerà in staffetta effettuando solo la prova di corsa, sembra essere stranamente tranquillo. "Sono al mio primo Ironman e per me questa maratona sarà un po' come un allenamento. Vedo molte persone davvero tese, ma non ne comprendo il motivo. La vivo serenamente perché sono un amante dello sport e mi alleno con costanza tutto l'anno. Spero che chiunque sia qui oggi abbia la preparazione idonea per gareggiare, perché non ci si può improvvisare sportivi!".

 

 

 

Dello stesso spirito è Gianluca Carlone, trentenne pescarese, che con estrema semplicità afferma "per me è come fare una partita di calcio con gli amici! Queste sono distanze a cui sono abituato, perché mi dedico molto alle tre discipline, e quando sei allenato non trovi che questo tipo di gara sia poi così folle. Sono al mio quarto ironman, e oggi spero di finirlo con tranquillità, probabilmente soffrendo anche un po', ma senza fare troppa attenzione ai tempi!".

 

Cristina Bernardini ha 44 anni, ha origini romane ed è al suo primo triathlon completo. L'anno scorso ha vinto la staffetta di solo ciclismo, il suo sport di professione. "Mi intrigava molto il fatto di fare queste tre discipline di resistenza tutte insieme. Così quest'anno mi sono fatta coraggio e ho deciso di partecipare. Apprendere la tecnica del nuoto è stato un po' più complicato, ma voglio vedere che cosa succede oggi...".

 

 

Simone Masciarelli, anche lui ciclista, ha corso in bicicletta fino all'ottobre scorso. Partecipa all'Ironman con suo fratello Andrea. "Rimanere nell'ambito sportivo permette dimantenermi sempre in forma, e sono davvero contento di prendere parte a questa che è diventata una grande realtà per Pescara. Negli ultimi tre mesi mi sono allenato molto anche nel nuoto e nella corsa, e ho dovuto imparare tutto un po' in fretta perché non avevo alcuna preparazione. E' una novità, e credo che sarà un gran divertimento!".

 

Alle 12 sono tutti in spiaggia, tra la folla che li acclama come se fossero gladiatori. Ognuno stretto nella sua muta, pronto a sconfiggere le proprie paure, la corrente del mare, la pigrizia, la voglia di arrendersi, la fatica. Perché questi 2000 partecipanti vogliono solo dimostrare il loro coraggio a sé stessi, per poter dire alla fine "ce l'ho fatta". Per sentirsi, almeno un giorno, uomini di ferro.

 

 

 

 

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