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Pubblicato il 04/02/2016 12:12

Omar Faye, dal Senegal ai Jamafrica Crew nel nome della musica

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di Giulia Grilli

 

In Africa il ritmo è parte integrante dell'esistenza di ogni essere umano, un'energia pulsante che finisce per diventare come il battito cardiaco: vitale e indispensabile. La musica e la danza accompagnano quindi i gesti quotidiani, rallegrano gli animi e riportano alla mente ricordi lontani di esperienze passate, come un vero e proprio linguaggio collettivo spirituale. Omar Faye, trentottenne originario di Dakar, Senegal, ricorda ancora le canzoni di sua nonna intenta a tramandargli la storia della sua famiglia, o la voce di sua madre che intonava melodie mentre lui, da piccolo, la seguiva tutto il giorno. Ma oggi, la musica, per Omar, è diventata una fedele compagna di vita e lo ha portato a calcare i palchi di numerosi festival in giro per l'Europa.

 

"Quando ero in Senegal facevo il marinaio e lavoravo con mio padre. Poi, undici anni fa, dopo aver perso un amico in mare, ho deciso di mollare tutto e  partire con mia sorella: ho partecipato a un Festival in Francia con lei e la sua compagnia artistica, e abbiamo fatto numerosi spettacoli", racconta il cantante dagli occhi color ebano che oggi vive a Pescara. "Tutti sono tornati in Senegal, mentre io ho deciso di scoprire l'Europa. Così, sono andato a trovare un amico a Milano, dove sono rimasto solo per quattro giorni perché non mi piaceva stare lì: troppa gente, troppo movimento! Poi, in televisione ho visto Pescara e il mare e ho deciso di raggiungere l'Abruzzo. Dopo quarantott'ore sono arrivato in quella che oggi è la mia nuova casa".

 

Orientatosi nella nuova città, Omar trova lavoro al porto, di nuovo come marinaio, e inizia a fare amicizia con la comunità senegalese. La sua passione per la musica lo mette in contatto con Mc Laye e Fisco: i nuovi "fratelli" registrano tutte le sere le loro canzoni hip hop improvvisando in base agli argomenti scelti. Nasce così il trio di voci che darà origine al progetto Jamafrica Crew.

 

 

"Dopo quasi un anno abbiamo incontrato Giancarlo, un dj che metteva dischi in alcuni locali di Pescara. E' stato lui a spronarmi e a spingermi verso nuove sonorità facendomi scoprire il mio talento nel reggae", ricorda Omar. Le serate cambiano direzione e l'hip hop lascia spazio alle nuove sperimentazioni del gruppo. In seguito, il destino prepara la strada  per l'arrivo di Pietro Di Domizio e di veri e propri musicisti per la base dei brani, i Jamafrica & Came Shine Band.

 

Nel 2007 il promo di 6 brani "Voice of Senegal" anticipa l'uscita, nel 2009, del primo disco dei Jamafrica Crew dal titolo "Immigration". La band inizia a girare l'Abruzzo, poi l' Italia per approdare ai palchi dei festival reggae di tutt'Europa. "Sono state esperienze meravigliose, ancora oggi ricordo il pubblico del Rototom! Qualche tempo dopo, invece, è nata una collaborazione con i MagaDog che si è successivamente conclusa, e ora abbiamo almeno un paio di album da pubblicare. Nel frattempo siamo usciti con un po' di singoli, l'ultimo intitolato Mandela, il cui video è stato girato dall'attore e regista Walter Nanni, diventato ormai un caro amico".

 

 

Omar, Fisco e Mc Laye lavorano contemporaneamente a nuovi progetti da solisti, ma il cuore resta al gruppo, ancora solido e compatto. "Jamafrica vuol dire Pace in Africa, e le nostre tematiche sono sempre state molto legate all'idea di pace nel  nostro paese. L'unità della nostra terra è necessaria per contrastare la classe politica, complice dello sfruttamento e della povertà che affliggono la nazione ormai da secoli. L'immigrazione è un altro tema a noi molto caro. Un problema che abbiamo vissuto sulla nostra pelle, e che oggi ritorna nella vita di tantissime persone che abbandonano le loro origini per trovare una nuova patria viaggiando verso l'ignoto. Ovviamente non mancano argomenti più leggeri, come l'amore e le abitudini di tutti i giorni".

 

La musica per Omar è una passione irrefrenabile, un'entità pura e universale, che parte da origini lontane e che necessita di rispetto e pazienza. E se in molti lo spingono a sfruttare le possibilità che una grande città potrebbe offrirgli, lui continua a prediligere la via più lunga, dove non c'è spazio per compromessi e superficialità. E così resta in Abruzzo, quella che definisce la sua seconda casa.

 

 

"Prima dell'estate spero di uscire con il mio disco da solista, il progetto si chiama Gawane Foundation e comprende la partecipazione di dj Jagalux, Mr Brown Produzione e Grazia De Laurentiis che cura la parte fotografica e documentale. Il primo anno, invece, ero in compagnia di  Yabbyjah (movimento reggae) e la band Membaroots. Attualmente, invece, sto collaborando con i DabaDub e la casa discografica JamRock Records, che ha sede a L'Aquila".

 

Tra serate e sale di registrazione, Omar utilizza il suo talento anche a scopo sociale, suonando nei centri di accoglienza per i rifugiati a Palmoli, Torino di Sangro e l'Aquila. "In queste strutture incontriamo i migranti provenienti da  paesi come Nigeria, Ghana, Gambia, Senegal, Pakistan e Siria. Cerchiamo di sviluppare un progetto interculturale intervistandoli, dando loro lo spazio e il tempo necessari per raccontare le loro storie, e terminiamo sempre con dei piccoli concerti per festeggiare insieme", conclude il cantante. "Ho sentito tante testimonianze terribili, e l'unica cosa che mi interessa è regalare un po' di gioia a queste persone che hanno perso tutto. Mi piace pensare che le canzoni possano aiutare qualcun altro...".  

 

 

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