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Pubblicato il 01/10/2013 22:10

Governo Letta chiede la fiducia e respinge le dimissioni dei ministri

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Doppio appuntamento con la fiducia per il Governo di Enrico Letta. Il primo round si disputerà a Palazzo Madama e poi si andrà a Montecitorio. Un ''prendere o lasciare'', senza ''trattative'', che fa capire il cauto ottimismo di Palazzo Chigi dopo una giornata convulsa di incontri. Alla fine della quale appare piu' vicino lo strappo dell'ala moderata del Pdl, guidata da Angelino Alfano e dai 4 ministri, e piu' difficile un passo indietro di Silvio Berlusconi. Non sara' azzoppato il governo che si presentera' domani alle Camera. A fine giornata il premier Enrico Letta respinge le dimissioni dei 5 ministri Pdl dopo che per tutta la giornata, in un vertice quasi no stop a Palazzo Grazioli, il segretario Pdl Angelino Alfano e le colombe del partito, compreso Gianni Letta, hanno provato a convincere il Cavaliere a far votare la fiducia al governo da tutto il partito ''senza gruppi - spera il vicepremier - ne' gruppetti''. Evitando una rottura che potrebbe essere l'anticamera di una scissione del Pdl e della non ancora nata Fi. Servira' forse anche la notte all'ex premier per decidere se tenere unito il Pdl, e fare dietrofront, o andare alla conta in Aula. Con la quasi certezza che, come annuncia a meta' pomeriggio Carlo Giovanardi, ''i numeri per la fiducia ci sono, siamo anche piu' di 40, fermi nel voler mantenere l'equilibrio di governo''.

Al Senato, sono le voci insistenti, sarebbe pronto un gruppo, denominato 'Nuova Italia', di una trentina di senatori, al quale da giorni stanno lavorando i centristi di Pier Ferdinando Casini. Un'operazione politica che il Cav cerca di scongiurare a tutti i costi. Il capogruppo Renato Brunetta si e' battuto, senza successo, per evitare che domani fosse messo il voto di fiducia. Ma Letta tira dritto, convinto, come il Pd, della necessita' di ''un'operazione verita''' non solo per la vita del governo, che ne uscirebbe rafforzato. Ma anche per l'evoluzione di un centrodestra moderato e europeo. Il presidente del consiglio ha tessuto le fila, dopo aver incontrato in tarda mattinata Napolitano, di questo castello delicatissimo. Ha incontrato piu' volte Alfano, a sua volta in riunione con i ministri Pdl, e si e' anche coperto le spalle a sinistra. Pranzando con Matteo Renzi e ottenendo una sponda per un governo di respiro con colui che e' il candidato favorito per la leadership del Pd. Ma su un punto il presidente del consiglio non ha voluto avere alcuna mediazione: la fiducia di Silvio Berlusconi in cambio di un approfondimento sulla non retroattivita' della legge Severino. ''Metteremo la fiducia - taglia ogni strada Franceschini - cosi' che ogni scelta avvenga in Parlamento, alla luce del sole, senza alcuna trattativa soprattutto sul principio di netta e totale separazione'' tra vita del governo governo e le vicende giudiziarie del Cavaliere. L'ultima parola tocca al Cavaliere.

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