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Pubblicato il 25/10/2013 08:08

Napolitano accelera sulla legge elettorale, Grillo vuole l'impeachment

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Cambiare la legge elettorale prima che intervenga la Consulta. Con questo obiettivo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha convocato a ministri e capigruppo di maggioranza, in un colloquio al Colle che fa insorgere tutta l'opposizione. Nel giorno in cui presentano un primo schema di riforma in commissione al Senato, Pd e Pdl mettono a verbale posizioni su doppio turno e preferenze all'apparenza inconciliabili. In serata dal Quirinale si fa sapere che il presidente ascoltera' anche i vari gruppi dell'opposizione ''nelle modalita' piu' opportune''. Come e' logico che sia: il Quirinale da sempre si auspica il massimo concorso di tutte le forze parlamentari, sia di maggioranza che di opposizione, per dare soluzione ad un tema considerato vitale. D' altronde la discussione era da tempo incardinata con due relatori di maggioranza, uno del Pd e l'altro del Pdl e da qualcosa bisognava partire. Ma le reazioni non si sono fatte attendere e in serata ci ha pensato Beppe Grillo a mettere il carico da novanta: ''chiederemo l'impeachment per il presidente della Repubblica'', ha detto parlando in un comizio da Trento. Il capo dello Stato, che ha legato il si' alla rielezione all'impegno del Parlamento per le riforme, prosegue quindi senza soste la sua azione di 'moral suasion'. Al Quirinale in mattinata riceve i ministri Quagliariello e Franceschini, i capigruppo di maggioranza al Senato Luigi Zanda (Pd), Renato Schifani (Pdl) e Gianluca Susta (Sc), la presidente della commissione Affari costituzionali Anna Finocchiaro. E a loro ripete le convinzioni espresse ieri alla assemblea Anci: e' in gioco la "dignita'" stessa delle Camere, nell'intervenire prima che il 3 dicembre la Corte Costituzionale si riunisca per valutare l'incostituzionalita' del Porcellum. Ma il tema e' caldo. E il solo fatto che il presidente ne discuta al Colle con la maggioranza, fa insorgere l'opposizione, che lamenta di essere stata esclusa. Protesta Sel e alzano la voce Lega e M5S.

Il Carroccio chiede un colloquio 'riparatore' e Roberto Calderoli definisce "inaccettabile, inaudito e non previsto dalla Costituzione" l'incontro con la maggioranza. "Non siamo una monarchia" tuonano i capigruppo di Camera e Senato del M5S, che lamentano "l'ennesimo colpo di mano del Quirinale". Calderoli porta la questione nella commissione del Senato che torna a riunirsi sulla legge elettorale nel pomeriggio, dopo numerosi rinvii. Il 'padre' del Porcellum chiede alla presidente di riferire sull'incontro con Napolitano. Finocchiaro risponde di non poter tradire il riserbo istituzionale. Ma, come riferiscono i relatori Donato Bruno e Doris Lo Moro, racconta che "il presidente si augura che il lavoro" sulla riforma "sia celere" e "chiede di essere informato se ci sono rallentamenti". Il capo dello Stato avrebbe sottolineato la necessita' di lavorare in questa fase a modifiche condivise per correggere gli aspetti che potrebbero essere giudicati incostituzionali dalla Consulta, per poi discutere di una riforma complessiva insieme alle altre riforme costituzionali. "Adesso non dobbiamo impuntarci per fare quella che ciascuno di noi considera la legge migliore - e' il messaggio percepito da uno dei presenti - ma cercare l'intesa possibile su alcune modifiche necessarie". I relatori Lo Moro (Pd) e Bruno (Pdl) provano cosi' a mettere sul tavolo una ipotesi di lavoro ("Habemus pillolarium!", esulta Roberto Giachetti) che ha come base un sistema proporzionale con soglie di sbarramento e premio di maggioranza al 40%. Ma mettono nero su bianco le "questioni aperte". Ovvero i punti su cui Pd e Pdl non trovano un accordo: il Pd vuole il secondo turno, il Pdl 'offre' un premio di governabilita' al 35%; il Pd chiede le preferenze, il Pdl insiste per le liste bloccate. E le posizioni sembra difficile possano muoversi, anche perche' il Pd e' immerso in una campagna elettorale bollente per le primarie, che ha tra i punti cardine proprio la legge elettorale. E se i renziani bocciano il 'pillolarium' fin dall'impianto proporzionale, sostenendo che condanna alle larghe intese, le altre aree 'dem' non vogliono prestare il fianco alle accuse di inciucio. Resta sempre in campo l'ipotesi di un intervento del governo con un ddl. Ma sarebbe un'extrema ratio: la legge elettorale, frena Franceschini, "e' materia parlamentare".

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