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Pubblicato il 02/11/2013 22:10

Scontro sulla legge stabilità all'interno del Pdl

berlusconi, alfano, l'aria che tira

Si sposta sul terreno della legge di stabilita', la partita interna al Pdl, in attesa che Alfano dia risposta alla richiesta di Berlusconi di firmare il documento dell'ufficio di presidenza. Risposta che dovrebbe avere a breve, forse persino gia' domenica. Con Alfano che pero' non sembra intenzionato a recedere dai paletti posti nell'incontro di giovedì sera, a partire dalla clausola di salvaguardia del governo. Intanto, pero', e' la manovra a fare le spese della lotta interna.

"Non intendiamo arretrare", ha tuonato ieri Silvio Berlusconi. E i falchi concordano: se non cambia, non si puo' piu' restare nel governo. Un sintomo del fatto che il sostegno all'esecutivo di Enrico Letta e' al centro del braccio di ferro in corso tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano. E cosi', mentre va avanti la conta in vista del Consiglio nazionale, lealisti e governativi si misurano anche sulla legge di stabilita'. A tentare di sminare il terreno, giocando di sponda con Alfano, ci prova il premier Enrico Letta, che da' la sua disponibilita' a incontrare i gruppi parlamentari del Pdl per confrontarsi su come migliorare la manovra, a saldi invariati. Ma proprio sulla legge di stabilita' Berlusconi sarebbe tentato dallo staccare la spina al governo e interrompere cosi' la coabitazione con il Pd.

I lealisti non avrebbero i numeri per far cadere Letta (al Senato si conterebbero 31 pidiellini contro la sfiducia), ma lo stesso Berlusconi, e' il ragionamento, non ha interesse a far cadere il governo, con il rischio della nascita di una nuova maggioranza ostile. E sulla legge di stabilita', ha detto Alfano al Cav, si possono ottenere nuove vittorie come l'abolizione dell'Imu, da rivendicare davanti agli elettori. Basta dunque con gli "ultimatum" e il "linguaggio minaccioso", dice Formigoni. E il fatto che le sue parole vengano apprezzate dal falco Sandro Bondi, viene letto dai governativi come il segnale che l'ex premier sarebbe effettivamente disposto al dialogo con Alfano. Non facile, certo, la ricomposizione, se si riascolta il Berlusconi che ieri rivendicava la guida del partito e invocava il giudizio degli elettori. Ma con il suo ex 'pupillo' il Cav e' rimasto d'accordo sulla necessita' di tornare presto a confrontarsi. Se le cose andranno male, l'ex premier e' pronto a convocare subito il Consiglio nazionale (16 novembre, si dice) e andare alla conta. Ma fino ad allora, la trattativa continua

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