'Non si cambia la storia cambiando solo la legge elettorale. Questo esecutivo ha e deve avere il respiro lungo e profondo di una riforma di sistema. Quanti anni?
Almeno due, non di meno'. E' il monito che Gaetano Quagliariello, nominato ministro delle Riforme costituzionali, lancia dalle colonne di Avvenire, sottolineando che la 'tentazione' di un 'governicchio' volto solo a modificare il Porcellum sarebbe stata 'una sciagura'.
Intervistato dal quotidiano dei vescovi, Quagliariello sottolinea che il lavoro fatto nella commissione dei 'saggi' di Napolitano - di cui era parte - 'ha esaminato due modelli possibili, entrambi legittimi. Il semipresidenzialismo alla francese, con l'elezione diretta del capo dello Stato. E il premierato forte, con un presidente del Consiglio dotato di poteri molto piu' accentuati. Credo che il mio compito sia quello di consentire al Paese di scegliere, non quello d'imporre modelli'. Quagliariello preferirebbe il semipresidenzialismo ma, sottolinea, 'prima di cambiare la forma di governo c'e' un lungo percorso da compiere. Primo step: istituire una cabina di regia con i capigruppo per cambiare i regolamenti parlamentari'. Il secondo e' l'avvio delle riforme e 'lo strumento che in commissione abbiamo considerato come piu' efficace e' quello della Convenzione, della quale dovranno far parte parlamentari e non'.
Alla domanda sui 'padri' di questo esecutivo Quagliariello risponde in primis 'Berlusconi, il leader che ha lottato per far uscire i moderati dal silenzio e dargli una vocazione maggioritaria' e poi riconosce dei meriti a Massimo D'Alema: 'quel che dice non e' mai banale specie quando si espone al rischio dell'impopolarita'. Se il Pd l'avesse ascoltato 60 giorni fa il Paese avrebbe guadagnato tempo. Loro due avevano capito tutto la sera del 25 febbraio'.
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