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Pubblicato il 01/01/2015 12:12

Il discorso di fine anno del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano

napolitano

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 Un addio senza commozione: lucido nel riconoscere il peso limitante dell'eta', secco nel denunciare il marcio che ancora si annida nel "sottobosco" della politica. Ma molto sentito nel cercare di ridare fiducia agli italiani spronandoli a rialzare la testa, ad aiutare la politica a ritrovare senso morale e legalita'. Ma si tratta di un'uscita definitiva che avverra' dopo la fine formale del semestre europeo (13 gennaio) e che Giorgio Napolitano ha voluto ufficializzare nell'appuntamento per lui piu' importante, quello con i cittadini nel messaggio di fine anno di ieri sera.

Si chiude cosi' non un settennato ma quasi un "novennato", un periodo lunghissimo al vertice delle istituzioni. Dal Quirinale re Giorgio ha guidato la nave Italia nella tempesta avendo come luce sempre il faro della stabilita' politica e delle riforme. "Ne abbiamo fatti di passi avanti" dal 2006, ha detto oggi rivendicando il percorso delle riforme che sembra oggi ben avviato. Napolitano ha scelto di sciogliere subito il nodo delle sue dimissioni e lo ha fatto con estrema franchezza: "Sto per lasciare, rassegnando le dimissioni", ha premesso. "E desidero dirvi subito che a cio' mi spinge l'avere negli ultimi tempi toccato con mano come l'eta' da me raggiunta porti con se' crescenti limitazioni e difficolta' nell'esercizio dei compiti istituzionali, complessi e altamente impegnativi, nonche' - ha spiegato a reti unificate - del ruolo di rappresentanza internazionale, affidati dai Padri Costituenti al Capo dello Stato". Bisogna quindi tornare alla "normalita' costituzionale" e questo significa, ha ammonito il capo dello Stato, procedere subito e "serenamente" all'elezione del nuovo presidente. Sara' proprio questo il primo passaggio fondamentale nel quale le forze politiche dovranno mostrare "maturita'" e "senso della nazione". Su questo tasto il presidente ha battuto molto dal suo studio al Quirinale. Con uno sguardo rivolto al futuro ha cercato di scuotere il Paese da un senso maligno di torpore che lo avvolge spiegando che la reazione alla crisi, alla corruzione e alla criminalita' deve essere collettiva. Al punto di invocare una resurrezione del Paese come avvenne nel primo dopo-guerra. "Il cammino del nostro paese in Europa, lo stesso cammino della politica in Italia lo determineremo tutti noi, e quindi ciascuno di noi, con i suoi comportamenti, le sue prese di coscienza, le sue scelte. Piu' si diffonderanno - ha aggiunto - senso di responsabilita' e senso del dovere, senso della legge e senso della Costituzione, in sostanza senso della Nazione, piu' si potra' creare quel clima di consapevolezza e mobilitazione collettiva che animo' la ricostruzione post-bellica e che rese possibile, senza soluzione di continuita', la grande trasformazione del paese per piu' di un decennio". Ecco perche' "ciascuno deve fare la sua parte" e tutti devono partecipare "con passione, combattivita' e spirito di sacrificio". Insomma, e' l'appello finale di Napolitano, non si deve piu' lasciare "occupare lo spazio dell'attenzione pubblica solo a italiani indegni". La "stabilita' politica e la continuita' istituzionale" sono fondamentali per battere le "gravi patologie di cui il nostro paese soffre". A cominciare "dalla criminalita' organizzata; da una corruzione capace di insinuarsi in ogni piega della realta' sociale e istituzionale, trovando sodali e complici in alto". Parole durissime sul sottobosco della politica, sugli scandali di queste ultime settimane che hanno messo in ginocchio la capitale e scoperchiato un "mondo di mezzo" che ha lasciato allibiti i cittadini e ha scandalizzato l'opinione pubblica internazionale. "Si', dobbiamo bonificare il sottosuolo marcio e corrosivo della nostra societa'. E bisogna farlo insieme, societa' civile, Stato, forze politiche senza eccezione alcuna. Solo riacquisendo intangibili valori morali la politica potra' riguadagnare e vedere riconosciuta la sua funzione decisiva", ha detto nel passaggio piu' duro del suo congedo agli italiani. 

 

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