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Pubblicato il 22/07/2013 19:07

Sanitopoli, parla Del Turco: ha vinto la logica inquisitoria

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"Io condannato come Enzo Tortora"

Ha vinto solo la ''logica inquisitoria'', tra ''accusa e giudizio non c'e' nessuna differenza''. ''Penso di essere stato il primo bersaglio. Non c'e' nessuna prova''. Il momento piu' difficile? ''Quando hanno chiesto la condanna a 12 anni: li' ho avuto paura, perche' ho capito che le prove nei processi penali sono secondarie, l' importante e' mandare i messaggi giusti. E quel messaggio aveva un senso e si e' visto oggi''. Parla Ottaviano Del Turco dopo la sentenza pronunciata a Pescara di condanna a 9 anni e 6 mesi e interdizione dai pubblici uffici per tangenti nella sanita' privata abruzzese. Accetta di uscire dalla sua casa di Collelongo, nella provincia aquilana, dove ha atteso il verdetto, sotto consiglio del medico e del suo avvocato, e di parlare con i giornalisti appostati dinanzi al cancello.

''Non so quale spiegazione dare di tutto questo, so solo che sono stato arrestato con l'accusa di concussione che, in qualche modo, io prendevo provvedimenti perche' gli industriali si mettessero paura e pagassero. Ora questo non c'e' piu', secondo i giudici - dice Del Turco - c'e' la corruzione e la cosa cambia perche' secondo loro uno prende soldi da un signore e gli fa del male. Per me questa non e' corruzione. La corruzione ha dei grandissimi effetti purtroppo quando la gente paga e ottiene quello che vuole. In questo caso invece ha ottenuto dei provvedimenti che hanno cambiato il corso della sanita' abruzzese''. Sentenza ''ingiusta'', prosegue ancora l'ex governatore, anche perche' ''le versioni di Angelini, mio grande accusatore, sono cambiate di volta in volta a seconda delle vicende processuali''. ''Non c'e' nessuna prova. Neanche che abbia cambiato il mio sistema di vita. Io a Natale sono stato a Collelongo non a Rio, io passo le feste comandate in questo paese, e continuero' a farlo. Adesso vediamo, voglio essere sereno ma non patetico''. E annuncia che ricorrera' in appello. ''Faremo appello. Un brillantissimo avvocato italiano di cui non faccio il nome mi ha detto di stare tranquillo: in primo grado succede sempre cosi'. Sara' in secondo grado e in Cassazione che la gente scoprira' come stanno le cose''.

''Nei confronti degli altri imputati - continua - provo una grande solidarieta' e responsabilità''. ''Una volta - racconta Del Turco - ho tolto da un consiglio di amministrazione un terzo dei membri che c'erano, e sono stato accusato dai dirigenti del Pd, dalla segretaria regionale del Pd, che io facevo in questo modo l'antipolitica. Ho cercato di spiegare che l'antipolitica l'hanno fatta quelli che hanno riempito i consigli di amministrazione di gente che non valeva niente e che prendeva un sacco di soldi. Credo di aver pagato per questa cosa e con me ha pagato gente che questa battaglia l' aveva combattuta con me per solidarietà''.

''Credo nella giustizia: la mia speranza era che si potesse dimostrare che un conto e' il ruolo dell'accusa nel sistema penale italiano e un conto e' la corte, che puo' decidere sulla base delle prove che ci sono e sulla base delle prove che non ravvede. Purtroppo cosi' non e'''. Lo ha detto Ottaviano Del Turco nel commentare la notizia della sua condanna a nove anni e sei mesi che gli e' stata inflitta oggi dal tribunale di Pescara. L'affondo contro la giustizia, spiega e' perche' si ''ripropone un eterno problema, e cioe' il rapporto che c'e' tra la magistratura inquirente e la magistratura giudicante. Troppa commistione, troppa confusione: molto spesso diventano presidenti di corte magistrati che hanno fatto i pubblici ministeri e si portano appresso anche quella cultura. La cosa non e' un peccato e non e' nemmeno frutto dell'intervento del diavolo, quando uno cresce in un modo e' difficile che possa cambiare quando sta per andare in pensione. Cosi' succede in questo paese'', chiude Del Turco riferendosi alla separazione delle carriere e al fatto che il presidente del collegiale De Santis ha annunciato che il processo sulla Sanitopoli sara' l'ultimo da lui diretto in quanto prossimo a concludere la carriera in magistratura per raggiunti limiti di eta'.

"Io condannato come Enzo Tortora": è il primo commento di Ottaviano del Turco, l'ex presidente della Regione Abruzzo, condannato dai giudici del Tribunale di Pescara in primo grado a 9 anni e 9 mesi di carcere per un presunto giro di tangenti nella sanità abruzzese. "E' un processo che e' nato da una vicenda costruita dopo gli arresti, cioe' senza prove", ha sottolineato del Turco, il quale, intervistato dal Giornale Radio Rai, ha sottolineato: "Hanno cercato disperatamente le prove per quattro anni e non le hanno trovate e hanno dovuto ricorrere a una specie di teorema e con il teorema hanno comminato condanne che non si usano piu' nemmeno per gli assassini in questo periodo". "Io - ha aggiunto - sono stato condannato esattamente a dieci anni di carcere come Enzo Tortora. Penso che la giustizia abbia bisogno di una grandissima riforma. E la gente continua a pensare che il problema sia Berlusconi. No, il problema e' questa giustizia. E' l'intreccio tra le carriere dei magistrati inquirenti con quelle della magistratura giudicante". "Questo - ha concluso - porta a delle contraddizioni spaventose e irrisolvibili".

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