La quinta sezione penale della Suprema Corte di cassazione, con sentenza 15016/2012, si è pronunciata su un ricorso presentato da un impiegata, accusata di essersi abusivamente introdotta nel sistema informatico di una scuola dell'amministrazione penitenziaria, allo scopo di visionare la cartella personale dell'ispettore, utilizzando indebitamente la password rilasciata per l'assistenza tecnica alla ditta di manutenzione dei software.
Tale pronunciamento, viene a precisare che ai fini della configurabilità del reato di cui all'art. 615ter del codice penale (accesso abusivo ad un sistema informatico e telematico) non interessano le "intenzioni" ma solo il fatto oggettivo.
Di conseguenza questa situazione viene a chiarire un aspetto (quello delle credenziali) precisando che esse devono essere strettamente personali salvo quanto diversamente disposto da un eventuale regolamento aziendale (ad esempio nel caso di posta elettronica con accesso condiviso). Questa sentenza viene a "coprire" un aspetto diverso rispetto a quanto stabilito nel mese di gennaio, dalla stessa corte, relativamente all'uso di credenziali di autenticazione per finalità diverse rispetto al motivo per cui erano state rilasciate.
Vincenzo-Ithao De Carlo
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