gestionale telefonia Gestionale Telefonia
HOME » L'INTERVISTA » PIERO DELLE MONACHE E IL SUO "THUNUPA", UN ALBUM CHE PARLA ABRUZZESE
Pubblicato il 06/09/2012 08:08

Piero Delle Monache e il suo "Thunupa", un album che parla abruzzese

abruzzo, jazz, musica, pace, delle monache, thunupa

di Marcella Pace

 

Ha compiuto 30 anni lo scorso febbraio, eppure Piero Delle Monache ha un curriculum musicale da artista più che navigato. Questo giovane musicista pescarese si destreggia in molteplici ruoli differenti. Riesce al tempo stesso ad essere sassofonista, compositore, direttore artistico ed eccellente didatta.

Ora è anche il più giovane artista della “Parco della Musica Records”, l'etichetta della Fondazione Musica di Roma. Ed è proprio la label dell'Auditorium del Parco della Musica che ha pubblicato lo scorso 7 maggio “Thunupa”, il secondo album da leader di Piero Delle Monache.

Un disco che sta riscuotendo un enorme successo di pubblico e critica sotto ogni punto di vista.

 

Piero, cos'è Thunupa?

 

Thunupa è un vulcano altissimo della Bolivia, ma soprattutto è un'antica leggenda sudamericana che narra di un dio andino, che arrivava sulla terra dopo anni di caos per portare una nuova pace tra gli uomini e un nuovo ordine nel mondo. L'ispirazione è arrivata da un libro di Graham Hancock, che tra l'altro ho conosciuto qualche settimana fa, tanto che nel disco, nell'omonima traccia, sono stati registrati alcuni estratti di quest'opera, recitati da amici e colleghi. Questo disco arriva, al mio rientro a Pescara, dopo dieci anni di traslochi, tra Bologna, Roma, Bruxelles, e quindi è il mio “Thunupa”.

 

Ovvero, il raggiungimento di una tua “pace musicale”?

 

Si. Ma sempre provvisoria. Ho iniziato a suonare il sax a 13 anni, dopo aver visto una pubblicità della birra Heineken, dalla quale sono rimasto folgorato. Il suono, lo strumento, ma soprattutto l'atmosfera di festa generata, mi hanno spinto verso il sassofono. I primi anni sono stati dedicati alla formazione. Poi quando avevo 19 anni, sono andato a Bologna e trovai una casa, casualmente, proprio di fronte ad uno dei più grandi sassofonisti, Piero Odorici. Attraverso di lui, ho avuto la fortuna di conoscere tutti i grandi turnisti bolognesi. Gli ultimi dieci sono stati, quindi, gli anni del confronto musicale. Fino al 2010. Quando ho sentito l'esigenza di chiudermi in uno studio di registrazione e fare la mia musica. Già il mio primo album da leader, “Welcome” rappresenta molto “Piero Delle Monache”. Ma “Thunupa” è senza dubbio l'espressione di una musica più intima. Ed è così che ad ottobre 2010, sono tornato a Pescara e ho iniziato la registrazione dell'album.

 

Questo disco è intriso di abruzzesità. Non hai avuto paura di renderlo meno internazionale?

 

Sono sicuro che se avessi lavorato a questo album fuori dall'Abruzzo non sarebbe stata la stessa cosa. Qui abbiamo trovato le combinazioni perfette. La registrazione è avvenuta in uno studio di Chieti scalo, “Proto Sound”, nato due anni fa, ma che non ha nulla da invidiare a studi di registrazioni dell'estero. Il mastering è stato realizzato in uno studio di Montesilvano, nato solo un anno fa. L'ingegnere del suono che ha seguito il mio disco, Domenico Pulsinelli, è originario di Palena ma ha un'esperienza internazionale. E in effetti “Thunupa” ha ricevuto importanti riconoscimenti anche per la sua resa ingegneristica. La copertina dell'album è a firma di Stefano Scirato, anche lui abruzzese, ma fotoreporter per il New York Times, oltre che fotografo di scena nei film “Baarìa” di Giuseppe Tornatore e in “Basilicata Coast to Coast” di Rocco Papaleo. E ancora, il pianista che mi ha accompagnato in quest'avventura è Claudio Filippini, anche lui pescarese, sideman di musicisti come Mario Biondi e Fabrizio Bosso. Io sono molto attaccato alle mie origini. Non a caso, il brano che suono con più frequenza appartiene al mio primo disco e si intitola “Miramare”, in onore di uno stabilimento della spiaggia di Pescara.

 

L'estate di Piero Delle Monache è stata intensa per la presentazione del disco, ma anche per una rassegna musicale organizzata da “Altotenore Comunicazione e Jazz” di cui sei direttore artistico.

 

Si. Ho avuto modo di partecipare a manifestazioni come “Estatica” e lo “Spoltore Ensemble” e inoltre io e Federica Fusco, responsabile di Altotenore, ci siamo dedicati alla rassegna musicale “Villa Pardi. Nel Giardino dei ciliegi fiorisce la musica”, in un agriturismo di Manoppello. Sono stati cinque appuntamenti che hanno messo in pratica la visione della musica di Altotenore: fare spettacoli che “parlano” con il pubblico. Questa è stata una rassegna che è riuscita ad intrattenere il pubblico con spettacoli fruibili ma mai banali. Il primo appuntamento è stato quello con Kelly Joyce, quindi un concerto pop con venature di jazz e di soul; poi abbiamo organizzato la “Rockabilly night”, senza le solite cover, ma con brani inediti; abbiamo toccato le sonorità afro con i “Re Acuti”, un gruppo locale, ovviamente di abruzzesi, di cui faccio parte. Gli ultimi due appuntamenti, tutti al femminile, sono stati particolarissmi: il primo con Gabriella Compagnone, la sand artist più famosa d'Italia che ha dipinto le sue storie di sabbia accompagnata dal pianoforte di Alessandro Bravo e dal contrabbasso di Vincenzo Rito Liposi. E l'ultimo con Fabrizia D'Ottavio. Oltre ad essere stato bellissimo vedere una campionessa come Fabrizia ballare sulle note del mio sax, ho anche proposto una novità. Ovvero l'assolo di sax e I phone.

 

Spiegaci meglio

 

Il sassofono è uno strumento melodico e quindi fare un intero concerto in solo è difficile. Il mio intento è stato quello di riprodurre live la dimensione solistica dello studio. In fase di registrazione, ho lavorato a tante brevi tracce. I brani del disco sono il risultato della sovrapposizione di diverse registrazioni di frammenti di solo. Nei live, quindi, ho utilizzato delle app professionali, rendendo l'I phone a tutti gli effetti uno strumento musicale di accompagnamento per il mio sassofono.

 

Progetti per il futuro?

 

Il 27 ottobre sarò a Bruxelles per presentare “Thunupa”, al Sound Jazz Club. E poi due giorni dopo, sarò a Parigi, all'Istituto Italiano di Cultura, dove mi esibirò in “Sax e I phone”.

 

 

 

© Riproduzione riservata

Condividi:

Articoli Correlati



Utenti connessi: 2