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Pubblicato il 29/09/2012 22:10

Omicidio Melania, battaglia tra periti

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Parolisi potrebbe uscire dal carcere per decorrenza dei termini prima di Natale

 

Relazioni dei superperiti nominati dal Gup al vaglio nelle quasi undici ore di udienza, a Teramo, nel processo con rito abbreviato a Salvatore Parolisi, accusato del delitto della moglie Melania Rea, il 18 aprile 2011. I risultati sembrerebbero essere l'ipotesi di un'ora del delitto piu' circoscritta, la convinzione che i dati emersi oggi debbano comunque essere legati ai dati testimoniali in possesso del giudice.

Se non si arrivera' a sentenza, a meta' dicembre prossimo Salvatore Parolisi sara' un uomo libero. A meta' dicembre scadranno infatti i termini di custodia cautelare per il caporalmaggiore, in carcere dal 20 luglio del 2011, con l'accusa di aver ucciso a coltellate la moglie Melania Rea. Con ogni probabilita', pero', il gup di Teramo, Marina Tommolini, arrivera' a pronunciarsi definitivamente entro ottobre, al massimo entro la meta' di novembre. Il magistrato ha gia' fissato ogni venerdi' di ottobre un'udienza del delitto di Ripe di Civitella.

'Soddisfatto' si e' detto il legale della famiglia Rea, Mauro Gionni, dalle ipotesi dell'entomologo Stefano Vanin: 'Ha retrodatato di due ore dal tramonto l'orario di deposizione delle uova delle mosche', avvicinando di piu' la possibile ora della morte a quella indicata dal consulente dell'accusa. Della relazione del medico legale, Gian Luca Bruno, il legale dei Rea ha invece detto: 'il contraddittorio tra periti e' stato di livello elevato, lui non ha quasi partecipato'. Nessuna dichiarazione dalla difesa del caporalmaggiore dell'esercito, apparsa via via piu' provata nel pomeriggio.

Udienza difficile, comunque, per la famiglia Rea. Il padre di Melania, Gennaro Rea, e' dovuto uscire dall'aula, accompagnato dallo zio della giovane vittima, durante la proiezione delle immagini sul grande schermo predisposto. Da loro si e' appreso che nemmeno Salvatore e' riuscito a sollevare lo sguardo. Si e' seduto nel punto per lui piu' lontano possibile. A volte si e' avvicinato una mano agli occhi. Al suo ingresso in aula, hanno aggiunto, non ha guardato nessuno. Non ha neanche salutato il giudice.

Ai giornalisti, lo zio di Melania (anche lui di nome Gennaro) ha detto poi di ritenere l'imputato capace di uccidere in quel modo. 'Abbiamo visto le foto che ha riportato dall'Afghanistan - ha detto -: in questo e' un ragazzo preparato'.

Parolisi era stato fatto entrare stamani nel palazzo di giustizia lontano da fotografi e curiosi. In strada molte persone, anche per la concomitanza con il mercato del sabato.

Ora il processo proseguira' il 19 ottobre, con Pm e parti civili. Quindi si andra' al 26 ottobre e parlera' la difesa. Se possibile, il giudice ha intenzione di emettere la sentenza per quel giorno. In caso contrario si proseguira' il venerdi' successivo.

 

 

 

 

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'Finora sono soddisfatto. Quanto esposto nulla toglie e nulla aggiunge su quanto riportato nella relazione dei consulenti tecnici dell'accusa, Adriano Tagliabracci e Sabrina Canestrari'. Cosi', in una pausa dell'udienza preliminare per l'omicidio di Melania Rea, ha detto il legale di parte civile, Mauro Gionni.

Finora hanno esposto le relazioni e risposto alle domande l'entomologo forense, Stefano Vanin, e la genetista Sarah Gino.

'I dati relativi allo stadio di sviluppo degli insetti trovati sulla vittima - ha detto il legale, - secondo il professor Vanin, permettono di stimare al 18 aprile 2011 l'inizio della colonizzazione e quindi la morte: da una a due ore prima del tramonto che in quel periodo dell'anno e' tra le 17 e le 18. Insomma per me finora in linea con quanto indicato dall'accusa'. 

 

 

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I tre periti hanno ritenuto di sottolineare alcune incertezze. La conclusione cui giunge Vanin, attraverso lo studio delle larve delle mosche, e' che i dati in suo possesso sono compatibili con l'ipotesi che la morte sia avvenuta nella giornata del 18 aprile ma che non e' possibile stimare con maggiore precisione il tempo 'a causa della mancanza di dati precisi e puntuali che avrebbero dovuto essere ricavati dall'applicazione di un protocollo standard di repertamento entomologico e di registrazione delle temperature da applicare nelle fasi di ritrovamento del cadavere'.

Il medico legale Gian Luca Bruno, prima di rispondere ai quesiti fa 'alcune precisazioni di metodo' e aggiunge che 'suscita perplessita'' lo studio delle relazioni medico legali a firma del professor Tagliabracci e della dottoressa Canestrari (consulenti dell'accusa) ed in particolare dei differenti verbali di autopsia: 'dalla relazione preliminare a quella finale il verbale e' grandemente diverso in piu' passi, ostacolando - scrive - una motivata discussione di punti essenziali'.

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Poi, parlando di stima della morte in relazione al contenuto gastrico definisce 'grandemente incerta' la composizione dell'ultimo pasto di Melania Rea mentre, riferendosi alla quantita' di caffeina riscontrata, conclude: 'l'aver rinvenuto caffeina nello stomaco consente solo di affermare che la vittima, in un momento imprecisato, prima della morte, ha assunto un alimento che la conteneva.

Negativo il test genetico sul secondo campione di saliva prelevata ai tre operai macedoni che nell'aprile 2011 erano impegnati in un cantiere sul pianoro di Colle San Marco di Ascoli Piceno e per questo sono stati coinvolti nelle indagini sulla scomparsa e sul delitto di Melania Rea.

Nella sua relazione, che oggi illustra al giudice monocratico Marina Tommolini, la dottoressa Sarah Gino, uno dei tre tecnici della superperizia, scrive che i profili genetici ottenuti non sono compatibili con quelli analizzati in relazione al delitto.

Ad aprile scorso si era appreso del risultato negativo di un test genetico su un primo campione di saliva prelevato ai tre.

Il prelievo, disposto dal giudice Marina Tommolini in aula, il 30 maggio scorso, quando i tre macedoni furono ascoltati, fu eseguito con un kit portatile in possesso dell'Arma dei Carabinieri.

Salvatore Parolisi ha cercato di evitare di fissare le immagini che accompagnano l'esposizione della superperizia sedendosi nel punto piu' lontano possibile dal maxi schermo.

Lo ha raccontato lo zio di Melania Gennaro, che ha a sua volta accompagnato il provatissimo padre della ragazza morta il 18 aprile del 2011 fuori dall'aula. Troppo dolore anche per papa' Rea tollerare quelle immagini. 

A parlare con i giornalisti e' sempre e solo lo zio di Melania. E da lui si apprende che, entrando in aula, Parolisi non ha salutato il giudice, e che la famiglia della vittima lo ritiene capace di simile delitto: 'Le foto riportate dall'Afghanistan dimostrano che e' preparato', a vedere 'certe' scene, ha detto lo zio.

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La superperizia al centro del processo per l'omicidio di Carmela Melania Rea che torna in aula con l'esposizione dei risultati della superperizia disposta dal giudice monocratico Marina Tommolini . A Teramo riparte il processo in camera di consiglio, con rito abbreviato, a Salvatore Parolisi accusato di aver ucciso la moglie Melania Rea il 18 aprile del 2011 con 35 coltellate.

Palazzo di giustizia, come sempre, interdetto a cameraman e fotografi. L'imputato, come gia' in passato, e' stato fatto entrare in aula dal garage, perche' evitasse curiosi e giornalisti. In aula un maxi schermo per illustrare i risultati della perizia. Al dibattimento assistono alcuni parenti della vittima: il padre Gennaro, il fratello Michele e lo zio materno Gennaro.

Tra i quesiti cui deve rispondere la superperizia, il principale e' quello di una stima dell'orario della morte di Melania Rea, che la difesa dell'imputato, Salvatore Parolisi, ritiene punto debole dell'accusa.

Quest'ultima, attraverso il consulente tecnico Adriano Tagliabracci, la colloca in un lasso di tempo preciso del 18 aprile 2011, sulla base dei tempi di assimilazione della caffeina e sulla valutazione del contenuto gastrico. Questo spazio temporale, sempre secondo l'accusa, coincide con lo stesso in cui l'alibi di Parolisi non regge. La difesa, invece, sostiene che non e' possibile stabilire il lasso di tempo della morte. Da qui la richiesta, accolta, di una superperizia nei fatti divisa in tre relazioni e affidata al medico legale Gianluca Bruno, alla genetista Sarah Gino e all'entomologo forense Stefano Vanin.

 

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