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Pubblicato il 13/12/2012 19:07

Ada Di Vincenzo, stilista globe trotter

giulia grilli, stilista, ada di vincenzo

di Giulia Grilli

 

«La moda passa, lo stile resta», diceva Coco Chanel. Creare uno stile non è certo un gioco da ragazzi, è molto più semplice abbandonarsi ai trend stagionali. Ma per il  vero amante del fashion, la particolarità di un capo diventa più importante di qualsiasi marchio. E alla ricerca dell'esclusività troviamo proprio una giovane abruzzese, Ada Di Vincenzo.

A 26 anni, questa ragazza ha dato sfogo al suo lato creativo producendo abiti che puntano sulla qualità  discostandosi dalle tendenze ossessive del mercato.

 

L'amore per la moda si manifesta già in età adolescenziale quando Ada inizia a rielaborare jeans con applicazioni e disegni. Si iscrive ai corsi di Polimoda, a Firenze, dove impara i segreti del fashion appassionandosi sempre più. Dopo diverse esperienze tra Inghilterra e Stati Uniti, Ada decide di mettersi in proprio alla ricerca di uno stile decisamente alternativo.

 

Come ti sei avvicinata al mondo della moda?

Terminati gli studi ho fatto uno stage presso La Perla , nel reparto design, con la stilista della prima linea del marchio. È stata un'esperienza bellissima, e nel 2010 ho visto uscire sul mercato completini intimi che avevo disegnato anche io. In seguito ho deciso di partire per Londra dove ho frequentato vari corsi per imparare l'inglese e ho lavorato in qualche pub. Poi ho avuto un colpo di fortuna. Ho conosciuto casualmente nel bagno di un locale l'organizzatrice del Brighton Fashion Week, le ho spedito i miei lavori tramite e-mail,  le sono piaciuti moltissimo e quindi mi ha inserito tra i partecipanti dell'evento. A febbraio del 2011 mi sono trasferita a New York. Cercando su internet ho ottenuto un posto per uno stage da Mara Hoffman, una stilista lanciata da Patricia Field, stylist di Sex and The City. Ho lavorato per tre mesi a ritmi davvero folli. Successivamente mi sono spostata a Soho, quartiere newyorkese molto più tranquillo, dove ho effettuato un altro stage per un'azienda di prodotti in cachemire di altissima qualità e prezzi esorbitanti. L'art director, un giovane colombiano di 32 anni, mi aveva preso in simpatia per cui sono diventata la sua assistente. Ho creato molti capi con lui, ho partecipato ai servizi fotografici, ho conosciuto personaggi come la stylist di Vogue Paris. È una delle più importanti a livello mondiale e l'ho vista lavorare al nono mese di gravidanza, parlare cinque lingue ed essere sempre perfetta. È stata una vera fortuna.

 

Come nascono i tuoi capi?

Dopo tutte queste esperienze sono tornata a Londra, dove mi sono fatta spedire la macchina da cucire. Ho acquistato qualche tessuto e ho iniziato casualmente a creare delle t-shirt con dei profili in pizzo per l'estate. Dopo i primi consensi e le richieste sono tornata in Italia  solo per comprare tessuti migliori e sono passata alla collezione invernale. Non so come definire tutto quello che sto facendo, non seguo regole. Il disegno lo salto completamente e lavoro direttamente sui manichini  immaginando cosa poter creare, mentre i cartamodelli li realizzo con le pagine dei quotidiani. Faccio tutto da sola, compresi i cartellini e le etichette. In molti mi hanno consigliato di farmi aiutare, ma per prima cosa dovrei avere i soldi. In secondo luogo dovrei spiegare meticolosamente quello che ho in testa e come andrebbe realizzato, e non è una cosa così semplice da fare. I miei capi non sono complessi, ma io sono pignola, lavoro in maniera molto meticolosa. Dalle t-shirt sono passata a top, abiti, gonne, maglioni e coprispalla.

 

Come definisci il tuo stile?

Probabilmente lo potrei definire casual chic. I miei sono vestiti che puoi mettere in ogni occasione, dipende dall'abbinamento. Possono essere adatti alla quotidianità come diventare eleganti se accessoriati in un certo modo. Prediligo i tagli puliti e le forme geometriche e mi concentro sui dettagli. Uno stile molto carico non rispecchierebbe il mio gusto, e quando creo un capo è come se lo facessi per me. Non seguo le tendenze del mercato e non ho uno stilista preferito, vado da Jil Sander a Valentino per arrivare ad Antonio Marras. Il mio stile è dentro di me, ci sono cose che mi piacciono e altre che non riuscirei mai ad indossare, ed è così da sempre.

 

Quali materiali preferisci utilizzare?

Tutti i materiali che utilizzo sono made in Italy. Cerco di curare la qualità il più possibile. I tessuti sono elastici, principalmente magline, che permettono una maggiore adattabilità alle forme delle donne. Io sono specializzata in maglieria, e uno dei miei capi, un coprispalla, è stato realizzato da una magliaia utilizzando il filato smacchinato secondo il mio progetto. La maglieria è un mondo a sé, ha un'ampia versatilità, ma necessita di materie prime di ottima qualità. Per questo ho acquistato lane vergini, misto seta e misto cachemire rigorosamente italiane.

 

A quali tipologie di donne ti rivolgi?

Sicuramente mi rivolgo a chi ha uno stile più alternativo, a chi non vuole il marchio a tutti i costi, a chi non segue le mode del momento. Avendo puntato sulla qualità dei materiali e sulla manualità del lavoro che svolgo, cerco di rivolgermi ad un target più attento, forse più di nicchia. La realizzazione del top con le frange di pelle, ad esempio, richiede molte ore di applicazione. Non sono una sarta, sia chiaro. Non creo capi secondo il gusto o le richieste di qualcun altro, io seguo la mia creatività mantenendo una manodopera artigianale. Il fatto di creare veri e propri pezzi unici o di non sviluppare le taglie, se non su richiesta,  ovviamente ha i suoi pro e i suoi contro. Credo che sia bello sapere che quel vestito lo indossi solo tu e altre cinque persone al massimo. La mia non è una produzione industriale, bensì risponde alla necessità di chi vuole differenziarsi dagli standard.

 

Dove si possono acquistare i tuoi capi?

A Pescara presso Geisha Atelier in via Firenze, e poi in un negozio di accessori vintage ad Ascoli Piceno. Il legame tra il vintage e la mia collezione è un po' azzardato, ma la proprietaria si è innamorata dei miei capi e ha deciso di introdurli nel suo punto vendita. Fino a poco tempo fa avevo anche uno shop on line, ma non funzionava bene. Chiunque volesse vedere le mie creazioni e chiedere informazioni può sbirciare sul mio blog: http://adadivincenzo.blogspot.co.uk/ dove troverà anche i miei contatti. Prossimamente inserirò la collezione anche nel sito internet asos, nella sezione dedicata ai designer emergenti. Il fatto di vivere a Londra, ma di vendere in Italia è strano, ma non so quanto tempo ancora resterò in Inghilterra. Proprio per questo motivo non mi sono registrata come libero professionista per poter esercitare un'attività di vendita, dovrei pagare le tasse. Il mio marchio attualmente è registrato solo in Italia.

 

I tuoi prossimi progetti?

l mio sogno è vendere a New York. Da poco ho scoperto che c'è un Capsule Trade Show, ovvero una fiera in cui tutti gli stilisti, dagli emergenti ai più conosciuti, hanno a disposizione un luogo espositivo per rivolgersi a tutti i buyer delle boutique più famose. Se hai fortuna i tuoi capi possono essere acquistati ed inseriti in negozi importanti della città. Mi piacerebbe tantissimo tornare a New York, ma è difficile ottenere i permessi. Credo di lasciare Londra a febbraio, ma ancora non so con esattezza quale sarà la prossima meta. Nel frattempo sto pensando alla collezione estiva: costumi, tessuti stampati e stili un po'vintage. 

 

 

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