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Pubblicato il 12/04/2013 10:10

Donna Tina, la signora della pizza

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di Giulia Grilli

Farina, acqua, lievito e passione. Questa è la ricetta che ha reso Clementina Ciccarini la signora della pizza per più di sessant'anni. Dopo la chiusura della sua attività a Pescara, avvenuta nel 2006, il nipote, Mattia Di Giovanni, ha deciso di aprire un nuovo locale ereditando i segreti della nonna per riproporre le pizzette "più invidiate e più imitate". La storia continua e nel dicembre 2010 Mattia inaugura Donna Tina.

"Dopo che mia nonna è andata in pensione, le persone mi chiedevano sempre: ma perché la signora Tina ha chiuso? Ora dove le troviamo delle pizzette così?" spiega Mattia. "Ho deciso di riaprire l'attività spostandomi in via Marco Polo. Ho fatto un anno di pratica con lei, e quando le mie pizzette sono diventate come le sue è nata Donna Tina".

La tradizione è proseguita anche con i fornitori, con la ricerca delle stesse teglie e degli stessi forni, perché l'obiettivo era quello di non modificare la storia. Oggi la signora Tina ha 84 anni, e ha lo stesso sorriso che l'ha resa amata da tutti nella zona della marina di Pescara. E sogna ancora di impastare e sfornare pizze.

 

Signora Tina, la sua ricetta è davvero così segreta?

Acqua, farina e lievito. Il resto non lo dico! (ride). Solo mio nipote Mattia sa il segreto della mia ricetta e in tanti hanno provato a chiedermi dosi e ingredienti, ma non ho mai svelato nulla. Mi ricordo che una volta una signorina entrò nel mio locale per vedere di capire come facessi le pizze, ma l'impasto l'avevo già preparato.

 

Quando è iniziata la sua attività?

Iniziai a gestire il locale di mio marito nel 1947, all'età di 19 anni. Era un piccolo market: bar, gelateria artigianale, generi alimentari. Un giorno decisi di provare a fare anche le pizze, così chiesi a una signora quale fosse la ricetta. Con il tempo ho aggiustato l'impasto secondo i consigli e le richieste di mio marito. Non ho mai usato le dosi e la bilancia, ho fatto tutto ad occhio. E' sempre stata la mano a guidarmi: quando l'impasto era morbido al tatto, allora era perfetto.

 

Perché viene definita la signora della pizza?

Forse perché veniva tantissima gente a mangiarla. Dai colli, da Spoltore, turisti provenienti da Venezia, da Roma, dalla Spagna, dalla Francia, i militari da Chieti. In estate anche i bagnanti venivano a trovarmi. Io non ce la facevo a sfornare tante pizze, perché ero da sola dietro al bancone, ma le persone mi aspettavano o tornavano per mangiarle. Ancora oggi la gente mi vuole bene e mi riconosce quando mi incontra dicendomi: ma lei non è la signora delle pizze buone? E io rispondo: adesso c'è mio nipote che ha ereditato la ricetta.

 

E' stata contenta quando Mattia ha aperto la pizzeria dedicandola a lei?

Sono stata felicissima. Ogni volta che vado a trovarlo mi commuovo perché vorrei stare lì con lui a fare le pizze, non me ne vorrei mai andare. La notte sogno ancora di impastare e sfornare. I primi periodi aiutavo Mattia quando andava a giocare a palla a nuoto, ma poi lui ha insistito che mi riposassi perché mi vedeva stanca. Ho sempre lavorato tanto nella vita, forse per questo, a quasi 85 anni, sono ancora in ottime condizioni. Signorina, deve sapere che io faccio tutto da sola e ricamo ancora!

 

Il suo successo sta nella  pizza o nel suo sorriso?

La passione mi ha sempre guidata, ma anche la mia personalità è stata importante. Sono stata molto buona, regalavo pizze a tante persone. Quando sfornavo biscotti, crostate e torte li offrivo ai miei clienti. Non mi sono arricchita economicamente con l'attività, ma sono stata amata da tanta gente perché ho fatto del bene. Mi sono sentita dire spesso: Donna Tina, vengo qui per la sua pizza e per il suo sorriso.

 

Ha anche ricevuto una targa dal Comune per l'attività storica?

Si, era il giorno del mio compleanno, a dicembre del 2011. Mattia aveva partecipato a un bando per le attività con più di quarant'anni portando tutte le copie delle licenze. Donna Tina è stata l'unica pizzeria a ricevere il premio come attività storica. Con il passare del tempo ho visto crescere generazioni nel mio locale: fidanzatini adolescenti, poi sposi, poi in dolce attesa. Ora i figli di quelle giovani coppie mangiano la stessa pizza che i genitori mangiavano alla loro età, anche grazie a mio nipote che lo ha permesso.

 

 

 

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