Domenica 22 febbraio, ore 6, stazione di Pescara. Il treno per Sulmona è in partenza nel buio della notte silenziosa, ritmicamente scandita da una timida pioggia. La foschia mattutina ovatta la solitudine dei binari, mentre l'aria calda nel vagone avvolge i corpi stanchi dei passeggeri strappati prematuramente al sonno. Ma oggi non c'è speranza di riposarsi e dormire, oggi si partecipa a un viaggio irripetibile: la Transiberiana d'Italia.
La tratta ferroviaria completa collega storicamente la stazione di Sulmona a quella di Isernia creando un ponte unico tra l'Appennino di Abruzzo e Molise, mentre il Treno della Neve del 22 febbraio arriva solo a Roccaraso con una lunga sosta a Campo di Giove.
Alle otto si sale impazientemente a bordo delle carrozze d'epoca rimesse a nuovo dall'associazione Le Rotaie di Isernia in collaborazione con la Fondazione FS Italiane per un vero e proprio itinerario storico tra i boschi innevati della Maiella e le piccole stazioni abbandonate.
Le sedute di legno, i vecchi avvisi sui fogli ingialliti dal tempo e gli stretti corridoi riportano tutti sui "centoporte" e i "terrazzini", convogli costruiti tra il 1931 e il 1939 per il trasporto dei feriti. Ma l'atmosfera in ogni vagone è unica, gioviale e di grande socializzazione.
Nella carrozza numero 3 una comitiva di Lanciano, di età compresa tra i 60 e i 70 anni, rallegra le prime ore del mattino con canzoni in dialetto accompagnate da battiti di mani e movimenti danzerecci. L'atmosfera di festa si espande con l'arrivo di un gruppo folk, i Lupi della Majella, che con bouzoki, flauti, organetti e chitarre intonano un repertorio che va dai canti di lavoro a quelli amorosi, rispolverando gli studi sull'antica musica popolare abruzzese.
Mattia, il giovane controllore storico dell'Associazione Le Rotaie conferma lo spirito della gita: "Cerchiamo di portare allegria ai nostri passeggeri permettendo loro di trascorrere una domenica spensierata, senza problemi. La risposta è positiva, e vedere tutti partecipare con entusiasmo alla giornata ci rende molto soddisfatti. Abbiamo inaugurato questo treno turistico nel marzo 2012 per ridare vita alla linea ferroviaria e siamo riusciti a scongiurarne la chiusura grazie all'ingegner Luigi Cantamessa, ideatore dell'iniziativa. Sin dal primo viaggio abbiamo replicato il tutto esaurito a ogni corsa, sia in inverno che in estate".
Le Ferrovie dello Stato avevano chiuso questa tratta nel 2011 per sopraggiunta antieconomicità. I passeggeri erano pochi, le popolazioni dei paesi montani in continua diminuzione e la Regione Abruzzo non aveva alcun interesse a mantenere in vita un tragitto storico, inaugurato nel lontano 18 settembre 1897.
Dai 400 mt di Sulmona, ai 1268 di Rivisondoli, la Transiberiana è il percorso ferroviario più ad alta quota d'Italia, secondo solo a quello del Brennero. Il lungo viaggio, gli scorci paesaggistici che si osservano dai vecchi finestrini, l'imponenza dell'Appennino che circonda i binari, sono elementi che rendono quest'esperienza unica e ricca di fascino. Le richieste sono in continuo aumento, tanto che per tutto il 2015 sono state organizzate 19 corse, ognuna distinta da un tema guida in base al periodo e al clima.
La natura cambia, le altitudini aumentano, il bianco del ghiaccio illumina il buio dei boschi e i grandi fiocchi di neve nella stazione di Palena lasciano assaporare il vero spirito invernale, mentre negli stand al riparo dal mal tempo si possono gustare vin brulé e dolci tipici abruzzesi.
Uomini come Lorenzo, Paride, Emanuele e Mattia compongono il personale a bordo del treno, un gruppo affiatato che accompagna i passeggeri nelle fermate di Cansano, Campo di Giove, Palena, Rivisondoli-Pescocostanzo, Roccaraso. Tutto è organizzato nei minimi particolari, qualsiasi richiesta è esaudita e l'atmosfera frizzante è l'ingrediente segreto della giornata.
Alle 17,15 si ritorna a Sulmona. Stanchi, divertiti, con ancora addosso lo spirito dell'avventura e l'aria pungente delle montagne. L'ultimo treno è diretto a Pescara, che come alla prime ore del mattino è ancora buia e piovosa, e rende malinconico il rientro da un sogno perso nel tempo e nell'Appennino selvaggio. E allora arrivederci alla prossima Transiberiana.
Foto di: Giulia Grilli
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